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SUCCESSO NELLA RIPRODUZIONE DEGLI PSITTACIDi?
Moderatori: Ondulato, Mario.dg83, Antonio P., GiuseppeMicali, MARIO 51
SUCCESSO NELLA RIPRODUZIONE DEGLI PSITTACIDi?
Parliamo dei consigli AL SUCCESSO NELLA RIPRODUZIONE DEGLI PSITTACIDi?
Re: SUCCESSO NELLA RIPRODUZIONE DEGLI PSITTACIDi?
come citato in questa BIBLIOGRAFIA
Bertagnolio P. (1975). “Pappagalli da gabbia e da voliera” . Edizioni Encia Udine.
Forshaw J. (2006). “Parrots of the world, an identification guide”. Princeton University press.
Loro parque fundaciòn (2006). “The VI Int nerife , Spain. ernational Parrot convention”. Puerto de la Cruz, Te-
Low R. (2005). “Amazon parrots”. Dona publishing.
Ravazzi G. (2009). “I cacatua”. Castel Negrino Editore.
Silva T. (1991). “Psittaculture”. Silvio Mattacchione & Co.
È necessario una serie di osservazione pratiche, ricerche scientifiche, deduzioni ed esperienze sull’allevamento
dei pappagalli in senso generico. Ovviamente, bisogna vedere le problematiche di ogni singolo caso, nei volatili durante la riproduzione.
Bisogna lavorare per rendere più qualitativo e mirato il proprio modo di concepire e realizzare l’allevamento, cercando di incontrare il più possibile le esigenze dei nostri animali. 1. Salute
Prima ed imprescindibile area critica nel raggiungimento del successo riproduttivo è sicuramente la salute fisica di entrambi i riproduttori.
Come è facile intuire, un organismo in salute può affrontare perfettamente gli eventi biologici più importanti nella vita di un volatile: crescita, muta, riproduzione, mantenimento del sistema immunitario ecc. Al contrario, un pappagallo affetto da patologie più o meno gravi, non solo
sarà svantaggiato a condurre una vita nella norma, ma rischierà di morire proprio in concomitanza di un evento faticoso come ad esempio la riproduzione.
I segni facilmente riconoscibili di un pappagallo in salute sono: piumaggio lucente e ben aderente al corpo, narici occhi e cloaca puliti, zampe di colore omogeneo, respirazione senza affanni, postura eretta e non “rotonda”, becco robusto e simmetrico, petto in carne.
Oltre ad un sommario esame a vista, può essere necessario eseguire delle analisi cliniche più approfondite, che permettono la diagnosi di virus e patologie più o meno asintomatiche, a questo scopo si utilizzano: tamponi del gozzo e della cloaca, analisi del sangue, analisi delle feci e test sulle principali patologie dei pappagalli (Psittacosi, Polyomavirus, PBFD, PDD).
Scendendo nel dettaglio, è importante assicurarsi che le gli organi riproduttivi siano ben sviluppati e vascolarizzati. Per questo tipo di accertamento c’è bisogno dell’esame endoscopico, attraverso il quale si possono vedere direttamente le gonadi e diagnosticare così le potenzialità
di tali organi od eventuali problemi di sterilità, presenza di atrofie o affezioni batteriche o fungine nei pressi dell’apparato riproduttivo. Personalmente non ritengo necessario un esame endoscopico su soggetti giovani, invece, penso che sia importante controllare una coppia adulta
di cui non conosciamo la provenienza.
2. Alimentazione
Per quanto moltissime coppie di pappagalli male alimentati si riproducano comunque con discreto successo, ritengo il fattore “alimentazione” fondamentale se si vogliono ottenere degli eventi riproduttivi continuativi ben oltre i primi 3-4 anni di età. Infatti, quando si ha a che fare con dei pappagalli giovani e robusti, spesso questi sono in grado di sopperire ad eventuali
carenze nutritive, ed erroneamente, qualcuno è portato a credere di offrire il meglio, mentre la longevità degli animali sta solamente accumulando problemi che saranno evidenti dai 7-10
anni di vita od oltre.
Ho visitato allevatori che producevano dei bellissimi pappagalli offrendo acqua e semi di girasole. Onestamente, ancora mi chiedo come sia possibile ottenere dei piccoli da una dieta così povera e sbilanciata, la risposta, è che malgrado tutto, l’adattabilità dei pappagalli riesce a reagire a questi scompensi. Non vi aspettate però che la loro salute resista per decenni: presto
arriveranno obesità, disturbi da carenze di vitamine e calcio, squilibri metabolici, patologie a carico di fegato e reni, ecc.
Il primo passo sul quale gioca un ruolo fondamentale il cibo, è il mantenimento in salute dei riproduttori. E’ abbastanza semplice adottare un regime alimentare corretto se si conosce la
specie che si detiene, meno semplice risulta gestire in maniera ottimale l’assunzione di tutti i componenti della dieta, nonché regolare gli sprechi senza creare dei problemi agli animali.
Non esiste alcuna ricetta perfetta, non c’è alcun ingrediente segreto, ma, a mio avviso, è importantissimo fare in modo che le esperienze precedenti, le conoscenze, le informazioni e la consulenza di un esperto, possano svolgere un ruolo essenziale nel comporre pezzo per pezzo
il grande puzzle da costruire per alimentare i vostri animali. Ricordate però che alla fine sarà un vostro prodotto, creato dalla vostra testa, appositamente per i vostri uccelli.
Nel momento in cui una coppia di pappagalli inizia a riprodurre, avremmo già dovuto “preparare”
la coppia stessa cambiando il regime alimentare da 20 a 90 giorni prima, a seconda delle specie.
In natura i pappagalli subiscono stimoli molto forti che annunciano l’arrivo della stagione riproduttiva, in cattività possiamo fornire questi stimoli in due modi: variare gli alimenti, oppure il fotoperiodo (solo per chi alleva all’interno). E’ consigliabile cercare di mutare la dieta andando di pari passo alle variazioni della luce solare, che da Gennaio inizia impercettibilmente a crescere.
Un esempio può essere aumentare pian piano la quantità di frutta-verdura o di cibo umido per cercare di replicare in qualche modo quello che succede in natura con germogli e fruttificazioni.
Cercando di scendere sul lato degli elementi, invece, si dovrebbe cercare di aumentare la percentuale di proteine della dieta fino a fornire il massimo desiderato nel momento in cui schiuderanno le uova e i piccoli avranno un gran bisogno di “mattoni” da accatastare per costruire la loro struttura in accrescimento molto veloce.
Oltre alle proteine, andrebbe aumentata la quantità di vitamina E, coadiuvante per una maggiore fertilità dei riproduttori, ed il calcio, necessario alle femmine per la formazione del guscio delle uova. Anche i carboidrati potranno essere leggermente aumentati per via del maggior dispendio energetico che gli animali avranno per i vari corteggiamenti, accoppiamenti, parate nuziali e manifestazioni di coppia. I grassi invece, contrariamente al pensiero di molti,
andrebbero diminuiti, sia per non appesantire i riproduttori, sia perché in primavera c’è un bisogno limitato di calorie per riscaldare l’organismo e l’energia da accumulo non verrebbe consumata adeguatamente, viste le temperature più miti.
Gli accorgimenti per attuare queste varianti possono essere molti, come ad esempio usare dei pastoni e pastoncini che soddisfino le esigenze desiderate, preparare delle torte fatte in casa,
utilizzare insetti vivi, uova sode, variare la quantità di frutti e bacche a scapito dei semi o degli alimenti secchi ecc., l’importante è non esagerare per non squilibrare troppo la dieta.
Come si ricordava nelle righe precedenti, il principale beneficio di una buona alimentazione è certamente il mantenimento dell’organismo in salute, sia degli adulti, che dei piccoli prima e dopo lo svezzamento.
C’è però un altro potere che ha il cibo: quello contribuire a mantenere la salute psicologica degli animali attraverso l’intrattenimento derivante dal suo consumo. Anche se subordinata alla funzione prettamente organica, questa caratteristica riveste un ruolo fondamentale nella
stimolazione della coppia a riprodursi nonché ad allevare la prole con continuità ed energia.
Come consiglia la famosissima e preparatissima Rosemary Low, la chiave nell’alimentazione è la varietà! Ciò significa che quanta più scelta avranno le vostre coppie, tanto più trarranno
soddisfazione dal consumo della razione giornaliera offerta. Il piacere derivante contribuirà non solo a rendere più coinvolti i pappagalli nella riproduzione, ma anche a fare in modo di riprodurre le condizioni naturali, nelle quali amano sbocconcellare di ramo in ramo quello che trovano, scegliendo e gustando molto lentamente ogni alimento che li attrae.
3. Ambiente
La gestione ottimale dell’ambiente in cui vengono tenuti gli animali è un punto sul quale i gestori di parchi e zoo si sono soffermati a riflettere bene solo nell’ultimo decennio. E’ da pochi anni, infatti, che viene data una grande importanza ad un fattore strettamente connesso con quello della salute mentale a cui si faceva accenno in precedenza. Etologi e biologi, in collaborazione con gli enti faunistici e gli allevatori, hanno dimostrato, e continuano a farlo con grande successo, che un ambiente salubre, ricco di stimoli, spazioso, al riparo dai predatori è un requisito fondamentale non solo per riprodurre, ma anche per far vivere bene gli animali.
Un esempio lampante per gli allevatori di pappagalli, può essere la gestione della riproduzione dei maschi di alcune specie di cacatua estremamente inclini all’aggressività verso le femmine.
Uno spazio adeguato, la presenza di piante all’interno della voliera, un regime alimentare
povero di calorie, passatempi vari, hanno fatto di maschi etichettati come “killer” degli ottimi partner e genitori.
Il concetto di arricchimento ambientale è divenuto tanto importante soprattutto da quando si è capito che anche gli animali hanno una mente che elabora in maniera abbastanza profonda
la loro esperienza di vita. Questo è dimostrato anche dalla ripresa miracolosa che esibiscono soggetti affetti da sindrome da autodeplumazione. Le nevrosi di questi soggetti sono cessate
definitivamente una volta inseriti in idonee voliere dove hanno trovato rami da rosicchiare, corde, giochi in legno e altri pappagalli con cui socializzare.
Un ambiente idoneo influisce in maniera estremamente positiva sulle abilità genitoriali dei pappagalli. Il semplice fatto di ricreare uno spazio simile a quello naturale predispone la coppia in un atteggiamento di sicurezza nei confronti dell’ambiente che fornisce nascondigli e ripari, oltre ai tanti luoghi sui quali posarsi o passare tempo per bagni di sole o pioggia.
E’ sicuramente fondamentale porre il nido (o i nidi) in alto, in una zona sicura della voliera,
nei punti in cui i pappagalli possono essere al riparo da occhi e rumori indiscreti, inoltre, è essenziale utilizzare delle reti che impediscano ai predatori di entrare o semplicemente di disturbare la quiete.
Un esempio eccezionale di arricchimento ambientale mi è stato fornito al Loro Parque di Tenerife, dove, per evitare di far ingrassare troppo i Galah (Elophus roseicapillus), nascondevano sotto un tappeto di rami ed aghi di pino, qualche goloso seme di girasole. In questo modo gli animali passavano ore ed ore a spostare e rompere rametti facendo molto esercizio fisico oltre
ad essere piacevolmente impegnati da un interessante passatempo.
4. Nidi
Un’ ottima premessa a questa parte della trattazione, è sicuramente la seguente: quando una coppia di pappagalli ha intenzione di riprodurre, proverà a farlo anche in condizioni non idonee alla riproduzione. Questo non significa che è molto facile riuscire ad ottenere la riproduzione degli psittacidi, ma è un modo per dire che la capacità riproduttiva, l’affiatamento, la compatibilità e le abilità genitoriali rappresentano un fattore di importanza imprescindibile.
Detto questo, rimane comunque importante il lavoro e le azioni che l’allevatore può mettere in pratica sia nei confronti delle coppie “modello”, che di quelle meno pratiche e affidabili.
Ho sempre creduto che un buon allevatore possa essere considerato tale solo quando abbia sviluppato quelle capacità che, nel breve o medio periodo, gli permettono di capire le esigenze che gli animali richiedono indirettamente. Una di queste riguarda l’utilizzo adatto del nido, ed
in particolare, la scelta della forma, dei materiali, e delle dimensioni.
E’ noto che, trasversalmente a tutte le specie, la funzione del nido è quella di contenere al riparo le uova e successivamente i piccoli nati.
Cosa importante è cercare di offrire il nido adatto alle esigenze di ogni specie, ma anche di ogni coppia. Esistono coppie che amano riprodursi in nidi profondi, altre in nidi in cui hanno creato un’entrata spaziosa rosicchiando, altre ancora in nidi che riproducono la forma di un
tronco di albero.
La forme più comuni utilizzate in avicoltura sono la tradizionale cassetta verticale e quella orizzontale. Accorpando le varie specie possiamo dire che il tradizionale nido verticale più o meno profondo è molto gradito ai generi: Amazona, Psittacula, Pionus, Eclectus, Psittacus,
Poicephalus, Aratinga, Pyrrhura e a quasi tutti i cacatua, i parrocchetti australiani e i pappagalli dei fichi. Viceversa, sembrano gradire un nido orizzontale i generi Ara, Guarouba,
Rhynchopsitta, Brotogeris, Agapornis e tutti i lori e lorichetti.
Molti pappagalli però, non necessariamente vanno in accordo con la tendenza della specie, ma sembrano manifestare un gusto strettamente individuale per questa o quella forma, ricordandoci ancora una volta quanto sia complessa la loro personalità.
E’ qui che bisogna capire bene cosa preferisce una coppia che non si riproduce: dopo qualche anno con lo stesso nido è bene cambiare forma o modificare leggermente l’aspetto del nido
per trasmettere alla coppia lo stimolo a cominciare un pur fragile tentativo di deposizione.
Si possono utilizzare nidi scavati direttamente in un tronco d’albero oppure nidi a forma di “L” in cui la camera di cova rimane totalmente buia. Altre modifiche possono essere l’inserimento
di pareti alternate all’interno per formare un labirinto, la sbarratura del foro d’entrata con uno strato leggerissimo di legno o la costruzione di un piccolo tunnel di entrata che simuli una tana. Per le specie che in natura nidificano in termitai (Aratinga canicularis, Agarpornis
pullarius, ecc..), da molti viene utilizzato con successo il sughero in fogli, inserito nel nido
per essere scavato dai pappagalli. Tutti questi accorgimenti servono a giocare sulla curiosità degli animali, che spinti dal desiderio di esplorazione trovano in quella dimora la sicurezza necessaria ad allevare la prole.
Altre modifiche al nido possono essere apportate nel caso in cui si ha a che fare con coppie che rompono sistematicamente le uova (subito dopo la deposizione o durante la cova), oppure con i genitori aggressivi tra loro (cacatua in special modo). In questi casi si può inclinare l'angolazione della cassetta per tenere le uova ferme in un punto oppure aprire una seconda
uscita nella parte bassa del nido per dare alla femmina una via di fuga in caso di aggressione da parte del maschio.
5. Gestione della coppia
Altro fondamentale punto critico della riproduzione è il rapporto di coppia dei riproduttori e la gestione di tale entità, a volte molto problematica.
E’ noto che soprattutto gli animali più dotati dal punto di vista intellettivo, come i pappagalli, presentano grosse differenze individuali nel modo di comportarsi, interagire ed elaborare le
informazioni provenienti dall’esterno. Questa peculiarità ci suggerisce che mettere insieme un maschio ed una femmina, non sarà garanzia sicura di aver ottenuto una coppia.
La quasi totalità delle specie di psittacidi è monogama, alcuni individui rimangono con la stessa compagna/o anche per tutta la vita, conservando un legame veramente forte e duraturo fino alla morte di uno dei due.
La mia esperienza mi porta ad affermare con una certa sicurezza che investire su due soggetti giovani della stessa età è garanzia quasi certa di successo, ma è bene non dare mai nulla per scontato. Una strategia simile consente ai pappagalli di passare insieme un tempo abbastanza lungo prima della maturità sessuale, il che gli permetterà di rafforzare sempre di più un legame
che inizia con i comportamenti ludici tipici di tutti i giovani animali.
Viceversa, cercare di formare coppie da singoli spaiati di età oltre i 5-6 anni risulta abbastanza ostico e a rischio di incidenti gravi. In età adulta maschi e femmine possono fare molta fatica
non solo a creare un legame, ma anche solamente a convivere con un soggetto mai visto fino a quel momento. In casi del genere si possono comunque ottenere delle ottime coppie, ma cercando di avere molta pazienza e aspettando che i pappagalli inizino la loro “conoscenza
iniziale” da due gabbie separate poste una vicino l’altra, così da evitare episodi violenti e zuffe pericolose.
Il comportamento di coppia nei pappagalli viene esibito con una certa intensità, e le manifestazioni tipiche sono il preening (pulizia delle piume a vicenda), il passaggio di cibo becco a becco, i duetti canori più o meno aggraziati, le parate nuziali.
Oltre a queste classiche scene, una coppia dimostra di essere tale quando occupa lo spazio a sua disposizione con un certo sincronismo ed una coordinazione che poche specie del regno animale sanno offrirci. Le movenze diventano parte integrante di una struttura sovraindividuale,
oserei dire coreografica; il pasto viene consumato insieme e la notte passata uno a fianco all’altro sullo stesso posatoio, quasi come un rito sacro.
Come tutte le coppie del mondo in cui viviamo, anche i pappagalli più affiatati si lasciano andare a screzi e litigi che hanno la funzione di rafforzare ancor di più il rapporto costruito fino ad allora, non sarà difficile distinguerli dagli attacchi veri e propri: somiglieranno inequivocabilmente
ad un bisticciare “di famiglia”.
Le pochissime specie che non hanno una vita di coppia monogama in natura (una su tutti l’Eclectus roratus), fanno dei comportamenti di coppia delle vere eccezioni nella loro quotidianità,
tanto da farci sentire molto fortunati quando possiamo assistere a questi rari “quadretti”.
In questi casi è consigliabile alloggiare diversi soggetti in colonia allargata, per favorire la formazione spontanea di diverse coppie, od ottenerne la riproduzione di una sola. Non è raro ottenere dei successi con 3 o 5 soggetti nella stessa voliera facendo in modo che più maschi
corteggino la stessa femmina pur conservando in equilibrio i rapporti del gruppo.
Concludendo vorrei ricordare un concetto tanto semplice quanto importante: possiamo utilizzare perfettamente ogni consiglio e strumento che ci viene dato, ma la nostra voglia di ottenere un risultato rimane la variabile principale nel raggiungere un successo riproduttivo, tutto ciò passa necessariamente attraverso una grande virtù, la pazienza.
Bertagnolio P. (1975). “Pappagalli da gabbia e da voliera” . Edizioni Encia Udine.
Forshaw J. (2006). “Parrots of the world, an identification guide”. Princeton University press.
Loro parque fundaciòn (2006). “The VI Int nerife , Spain. ernational Parrot convention”. Puerto de la Cruz, Te-
Low R. (2005). “Amazon parrots”. Dona publishing.
Ravazzi G. (2009). “I cacatua”. Castel Negrino Editore.
Silva T. (1991). “Psittaculture”. Silvio Mattacchione & Co.
È necessario una serie di osservazione pratiche, ricerche scientifiche, deduzioni ed esperienze sull’allevamento
dei pappagalli in senso generico. Ovviamente, bisogna vedere le problematiche di ogni singolo caso, nei volatili durante la riproduzione.
Bisogna lavorare per rendere più qualitativo e mirato il proprio modo di concepire e realizzare l’allevamento, cercando di incontrare il più possibile le esigenze dei nostri animali. 1. Salute
Prima ed imprescindibile area critica nel raggiungimento del successo riproduttivo è sicuramente la salute fisica di entrambi i riproduttori.
Come è facile intuire, un organismo in salute può affrontare perfettamente gli eventi biologici più importanti nella vita di un volatile: crescita, muta, riproduzione, mantenimento del sistema immunitario ecc. Al contrario, un pappagallo affetto da patologie più o meno gravi, non solo
sarà svantaggiato a condurre una vita nella norma, ma rischierà di morire proprio in concomitanza di un evento faticoso come ad esempio la riproduzione.
I segni facilmente riconoscibili di un pappagallo in salute sono: piumaggio lucente e ben aderente al corpo, narici occhi e cloaca puliti, zampe di colore omogeneo, respirazione senza affanni, postura eretta e non “rotonda”, becco robusto e simmetrico, petto in carne.
Oltre ad un sommario esame a vista, può essere necessario eseguire delle analisi cliniche più approfondite, che permettono la diagnosi di virus e patologie più o meno asintomatiche, a questo scopo si utilizzano: tamponi del gozzo e della cloaca, analisi del sangue, analisi delle feci e test sulle principali patologie dei pappagalli (Psittacosi, Polyomavirus, PBFD, PDD).
Scendendo nel dettaglio, è importante assicurarsi che le gli organi riproduttivi siano ben sviluppati e vascolarizzati. Per questo tipo di accertamento c’è bisogno dell’esame endoscopico, attraverso il quale si possono vedere direttamente le gonadi e diagnosticare così le potenzialità
di tali organi od eventuali problemi di sterilità, presenza di atrofie o affezioni batteriche o fungine nei pressi dell’apparato riproduttivo. Personalmente non ritengo necessario un esame endoscopico su soggetti giovani, invece, penso che sia importante controllare una coppia adulta
di cui non conosciamo la provenienza.
2. Alimentazione
Per quanto moltissime coppie di pappagalli male alimentati si riproducano comunque con discreto successo, ritengo il fattore “alimentazione” fondamentale se si vogliono ottenere degli eventi riproduttivi continuativi ben oltre i primi 3-4 anni di età. Infatti, quando si ha a che fare con dei pappagalli giovani e robusti, spesso questi sono in grado di sopperire ad eventuali
carenze nutritive, ed erroneamente, qualcuno è portato a credere di offrire il meglio, mentre la longevità degli animali sta solamente accumulando problemi che saranno evidenti dai 7-10
anni di vita od oltre.
Ho visitato allevatori che producevano dei bellissimi pappagalli offrendo acqua e semi di girasole. Onestamente, ancora mi chiedo come sia possibile ottenere dei piccoli da una dieta così povera e sbilanciata, la risposta, è che malgrado tutto, l’adattabilità dei pappagalli riesce a reagire a questi scompensi. Non vi aspettate però che la loro salute resista per decenni: presto
arriveranno obesità, disturbi da carenze di vitamine e calcio, squilibri metabolici, patologie a carico di fegato e reni, ecc.
Il primo passo sul quale gioca un ruolo fondamentale il cibo, è il mantenimento in salute dei riproduttori. E’ abbastanza semplice adottare un regime alimentare corretto se si conosce la
specie che si detiene, meno semplice risulta gestire in maniera ottimale l’assunzione di tutti i componenti della dieta, nonché regolare gli sprechi senza creare dei problemi agli animali.
Non esiste alcuna ricetta perfetta, non c’è alcun ingrediente segreto, ma, a mio avviso, è importantissimo fare in modo che le esperienze precedenti, le conoscenze, le informazioni e la consulenza di un esperto, possano svolgere un ruolo essenziale nel comporre pezzo per pezzo
il grande puzzle da costruire per alimentare i vostri animali. Ricordate però che alla fine sarà un vostro prodotto, creato dalla vostra testa, appositamente per i vostri uccelli.
Nel momento in cui una coppia di pappagalli inizia a riprodurre, avremmo già dovuto “preparare”
la coppia stessa cambiando il regime alimentare da 20 a 90 giorni prima, a seconda delle specie.
In natura i pappagalli subiscono stimoli molto forti che annunciano l’arrivo della stagione riproduttiva, in cattività possiamo fornire questi stimoli in due modi: variare gli alimenti, oppure il fotoperiodo (solo per chi alleva all’interno). E’ consigliabile cercare di mutare la dieta andando di pari passo alle variazioni della luce solare, che da Gennaio inizia impercettibilmente a crescere.
Un esempio può essere aumentare pian piano la quantità di frutta-verdura o di cibo umido per cercare di replicare in qualche modo quello che succede in natura con germogli e fruttificazioni.
Cercando di scendere sul lato degli elementi, invece, si dovrebbe cercare di aumentare la percentuale di proteine della dieta fino a fornire il massimo desiderato nel momento in cui schiuderanno le uova e i piccoli avranno un gran bisogno di “mattoni” da accatastare per costruire la loro struttura in accrescimento molto veloce.
Oltre alle proteine, andrebbe aumentata la quantità di vitamina E, coadiuvante per una maggiore fertilità dei riproduttori, ed il calcio, necessario alle femmine per la formazione del guscio delle uova. Anche i carboidrati potranno essere leggermente aumentati per via del maggior dispendio energetico che gli animali avranno per i vari corteggiamenti, accoppiamenti, parate nuziali e manifestazioni di coppia. I grassi invece, contrariamente al pensiero di molti,
andrebbero diminuiti, sia per non appesantire i riproduttori, sia perché in primavera c’è un bisogno limitato di calorie per riscaldare l’organismo e l’energia da accumulo non verrebbe consumata adeguatamente, viste le temperature più miti.
Gli accorgimenti per attuare queste varianti possono essere molti, come ad esempio usare dei pastoni e pastoncini che soddisfino le esigenze desiderate, preparare delle torte fatte in casa,
utilizzare insetti vivi, uova sode, variare la quantità di frutti e bacche a scapito dei semi o degli alimenti secchi ecc., l’importante è non esagerare per non squilibrare troppo la dieta.
Come si ricordava nelle righe precedenti, il principale beneficio di una buona alimentazione è certamente il mantenimento dell’organismo in salute, sia degli adulti, che dei piccoli prima e dopo lo svezzamento.
C’è però un altro potere che ha il cibo: quello contribuire a mantenere la salute psicologica degli animali attraverso l’intrattenimento derivante dal suo consumo. Anche se subordinata alla funzione prettamente organica, questa caratteristica riveste un ruolo fondamentale nella
stimolazione della coppia a riprodursi nonché ad allevare la prole con continuità ed energia.
Come consiglia la famosissima e preparatissima Rosemary Low, la chiave nell’alimentazione è la varietà! Ciò significa che quanta più scelta avranno le vostre coppie, tanto più trarranno
soddisfazione dal consumo della razione giornaliera offerta. Il piacere derivante contribuirà non solo a rendere più coinvolti i pappagalli nella riproduzione, ma anche a fare in modo di riprodurre le condizioni naturali, nelle quali amano sbocconcellare di ramo in ramo quello che trovano, scegliendo e gustando molto lentamente ogni alimento che li attrae.
3. Ambiente
La gestione ottimale dell’ambiente in cui vengono tenuti gli animali è un punto sul quale i gestori di parchi e zoo si sono soffermati a riflettere bene solo nell’ultimo decennio. E’ da pochi anni, infatti, che viene data una grande importanza ad un fattore strettamente connesso con quello della salute mentale a cui si faceva accenno in precedenza. Etologi e biologi, in collaborazione con gli enti faunistici e gli allevatori, hanno dimostrato, e continuano a farlo con grande successo, che un ambiente salubre, ricco di stimoli, spazioso, al riparo dai predatori è un requisito fondamentale non solo per riprodurre, ma anche per far vivere bene gli animali.
Un esempio lampante per gli allevatori di pappagalli, può essere la gestione della riproduzione dei maschi di alcune specie di cacatua estremamente inclini all’aggressività verso le femmine.
Uno spazio adeguato, la presenza di piante all’interno della voliera, un regime alimentare
povero di calorie, passatempi vari, hanno fatto di maschi etichettati come “killer” degli ottimi partner e genitori.
Il concetto di arricchimento ambientale è divenuto tanto importante soprattutto da quando si è capito che anche gli animali hanno una mente che elabora in maniera abbastanza profonda
la loro esperienza di vita. Questo è dimostrato anche dalla ripresa miracolosa che esibiscono soggetti affetti da sindrome da autodeplumazione. Le nevrosi di questi soggetti sono cessate
definitivamente una volta inseriti in idonee voliere dove hanno trovato rami da rosicchiare, corde, giochi in legno e altri pappagalli con cui socializzare.
Un ambiente idoneo influisce in maniera estremamente positiva sulle abilità genitoriali dei pappagalli. Il semplice fatto di ricreare uno spazio simile a quello naturale predispone la coppia in un atteggiamento di sicurezza nei confronti dell’ambiente che fornisce nascondigli e ripari, oltre ai tanti luoghi sui quali posarsi o passare tempo per bagni di sole o pioggia.
E’ sicuramente fondamentale porre il nido (o i nidi) in alto, in una zona sicura della voliera,
nei punti in cui i pappagalli possono essere al riparo da occhi e rumori indiscreti, inoltre, è essenziale utilizzare delle reti che impediscano ai predatori di entrare o semplicemente di disturbare la quiete.
Un esempio eccezionale di arricchimento ambientale mi è stato fornito al Loro Parque di Tenerife, dove, per evitare di far ingrassare troppo i Galah (Elophus roseicapillus), nascondevano sotto un tappeto di rami ed aghi di pino, qualche goloso seme di girasole. In questo modo gli animali passavano ore ed ore a spostare e rompere rametti facendo molto esercizio fisico oltre
ad essere piacevolmente impegnati da un interessante passatempo.
4. Nidi
Un’ ottima premessa a questa parte della trattazione, è sicuramente la seguente: quando una coppia di pappagalli ha intenzione di riprodurre, proverà a farlo anche in condizioni non idonee alla riproduzione. Questo non significa che è molto facile riuscire ad ottenere la riproduzione degli psittacidi, ma è un modo per dire che la capacità riproduttiva, l’affiatamento, la compatibilità e le abilità genitoriali rappresentano un fattore di importanza imprescindibile.
Detto questo, rimane comunque importante il lavoro e le azioni che l’allevatore può mettere in pratica sia nei confronti delle coppie “modello”, che di quelle meno pratiche e affidabili.
Ho sempre creduto che un buon allevatore possa essere considerato tale solo quando abbia sviluppato quelle capacità che, nel breve o medio periodo, gli permettono di capire le esigenze che gli animali richiedono indirettamente. Una di queste riguarda l’utilizzo adatto del nido, ed
in particolare, la scelta della forma, dei materiali, e delle dimensioni.
E’ noto che, trasversalmente a tutte le specie, la funzione del nido è quella di contenere al riparo le uova e successivamente i piccoli nati.
Cosa importante è cercare di offrire il nido adatto alle esigenze di ogni specie, ma anche di ogni coppia. Esistono coppie che amano riprodursi in nidi profondi, altre in nidi in cui hanno creato un’entrata spaziosa rosicchiando, altre ancora in nidi che riproducono la forma di un
tronco di albero.
La forme più comuni utilizzate in avicoltura sono la tradizionale cassetta verticale e quella orizzontale. Accorpando le varie specie possiamo dire che il tradizionale nido verticale più o meno profondo è molto gradito ai generi: Amazona, Psittacula, Pionus, Eclectus, Psittacus,
Poicephalus, Aratinga, Pyrrhura e a quasi tutti i cacatua, i parrocchetti australiani e i pappagalli dei fichi. Viceversa, sembrano gradire un nido orizzontale i generi Ara, Guarouba,
Rhynchopsitta, Brotogeris, Agapornis e tutti i lori e lorichetti.
Molti pappagalli però, non necessariamente vanno in accordo con la tendenza della specie, ma sembrano manifestare un gusto strettamente individuale per questa o quella forma, ricordandoci ancora una volta quanto sia complessa la loro personalità.
E’ qui che bisogna capire bene cosa preferisce una coppia che non si riproduce: dopo qualche anno con lo stesso nido è bene cambiare forma o modificare leggermente l’aspetto del nido
per trasmettere alla coppia lo stimolo a cominciare un pur fragile tentativo di deposizione.
Si possono utilizzare nidi scavati direttamente in un tronco d’albero oppure nidi a forma di “L” in cui la camera di cova rimane totalmente buia. Altre modifiche possono essere l’inserimento
di pareti alternate all’interno per formare un labirinto, la sbarratura del foro d’entrata con uno strato leggerissimo di legno o la costruzione di un piccolo tunnel di entrata che simuli una tana. Per le specie che in natura nidificano in termitai (Aratinga canicularis, Agarpornis
pullarius, ecc..), da molti viene utilizzato con successo il sughero in fogli, inserito nel nido
per essere scavato dai pappagalli. Tutti questi accorgimenti servono a giocare sulla curiosità degli animali, che spinti dal desiderio di esplorazione trovano in quella dimora la sicurezza necessaria ad allevare la prole.
Altre modifiche al nido possono essere apportate nel caso in cui si ha a che fare con coppie che rompono sistematicamente le uova (subito dopo la deposizione o durante la cova), oppure con i genitori aggressivi tra loro (cacatua in special modo). In questi casi si può inclinare l'angolazione della cassetta per tenere le uova ferme in un punto oppure aprire una seconda
uscita nella parte bassa del nido per dare alla femmina una via di fuga in caso di aggressione da parte del maschio.
5. Gestione della coppia
Altro fondamentale punto critico della riproduzione è il rapporto di coppia dei riproduttori e la gestione di tale entità, a volte molto problematica.
E’ noto che soprattutto gli animali più dotati dal punto di vista intellettivo, come i pappagalli, presentano grosse differenze individuali nel modo di comportarsi, interagire ed elaborare le
informazioni provenienti dall’esterno. Questa peculiarità ci suggerisce che mettere insieme un maschio ed una femmina, non sarà garanzia sicura di aver ottenuto una coppia.
La quasi totalità delle specie di psittacidi è monogama, alcuni individui rimangono con la stessa compagna/o anche per tutta la vita, conservando un legame veramente forte e duraturo fino alla morte di uno dei due.
La mia esperienza mi porta ad affermare con una certa sicurezza che investire su due soggetti giovani della stessa età è garanzia quasi certa di successo, ma è bene non dare mai nulla per scontato. Una strategia simile consente ai pappagalli di passare insieme un tempo abbastanza lungo prima della maturità sessuale, il che gli permetterà di rafforzare sempre di più un legame
che inizia con i comportamenti ludici tipici di tutti i giovani animali.
Viceversa, cercare di formare coppie da singoli spaiati di età oltre i 5-6 anni risulta abbastanza ostico e a rischio di incidenti gravi. In età adulta maschi e femmine possono fare molta fatica
non solo a creare un legame, ma anche solamente a convivere con un soggetto mai visto fino a quel momento. In casi del genere si possono comunque ottenere delle ottime coppie, ma cercando di avere molta pazienza e aspettando che i pappagalli inizino la loro “conoscenza
iniziale” da due gabbie separate poste una vicino l’altra, così da evitare episodi violenti e zuffe pericolose.
Il comportamento di coppia nei pappagalli viene esibito con una certa intensità, e le manifestazioni tipiche sono il preening (pulizia delle piume a vicenda), il passaggio di cibo becco a becco, i duetti canori più o meno aggraziati, le parate nuziali.
Oltre a queste classiche scene, una coppia dimostra di essere tale quando occupa lo spazio a sua disposizione con un certo sincronismo ed una coordinazione che poche specie del regno animale sanno offrirci. Le movenze diventano parte integrante di una struttura sovraindividuale,
oserei dire coreografica; il pasto viene consumato insieme e la notte passata uno a fianco all’altro sullo stesso posatoio, quasi come un rito sacro.
Come tutte le coppie del mondo in cui viviamo, anche i pappagalli più affiatati si lasciano andare a screzi e litigi che hanno la funzione di rafforzare ancor di più il rapporto costruito fino ad allora, non sarà difficile distinguerli dagli attacchi veri e propri: somiglieranno inequivocabilmente
ad un bisticciare “di famiglia”.
Le pochissime specie che non hanno una vita di coppia monogama in natura (una su tutti l’Eclectus roratus), fanno dei comportamenti di coppia delle vere eccezioni nella loro quotidianità,
tanto da farci sentire molto fortunati quando possiamo assistere a questi rari “quadretti”.
In questi casi è consigliabile alloggiare diversi soggetti in colonia allargata, per favorire la formazione spontanea di diverse coppie, od ottenerne la riproduzione di una sola. Non è raro ottenere dei successi con 3 o 5 soggetti nella stessa voliera facendo in modo che più maschi
corteggino la stessa femmina pur conservando in equilibrio i rapporti del gruppo.
Concludendo vorrei ricordare un concetto tanto semplice quanto importante: possiamo utilizzare perfettamente ogni consiglio e strumento che ci viene dato, ma la nostra voglia di ottenere un risultato rimane la variabile principale nel raggiungere un successo riproduttivo, tutto ciò passa necessariamente attraverso una grande virtù, la pazienza.