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La Peppola (Fringilla montifringilla)

Cardellini, verdoni, ciuffolotti, lucherini, organetti, ecc...

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COMITATO REDAZIONALE
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La Peppola (Fringilla montifringilla)

Messaggio da COMITATO REDAZIONALE »

Tra i nostri Fringillidi indigeni, la Peppola è uno dei meno conosciuti e forse in assoluto anche il meno allevato. La sua scarsa presenza negli allevamenti è legata al fatto che non si ibrida con il canarino ed è relativamente difficile da allevare in purezza.
Il suo futuro nel contesto degli allevamenti amatoriali è quindi legato alle mutazioni di colore e considerata la totale fecondità degli ibridi col Fringuello, diversi allevatori hanno già iniziato la traslazione di alcune mutazioni di colore dal Fringuello stesso.
A parte tutto però, la Peppola vale la pena allevarla anche così com’è, perché ha degli splendidi colori ed una forma più forte e massiccia rispetto a quella del Fringuello. Rispetto a quest’ultimo poi, ha ben altra indole, decisamente più tranquilla e meno forastica.
Il mio primo incontro con la Peppola risale a più di 30 anni fa quando ancora piccolissimo mio padre mi portò con lui alla fiera di Jesi.
L’intero "Campo Boario" era dedicato ai commercianti di animali.
La vita di campagna era ancora al centro dell’economia della nostra zona e gli animali in vendita erano moltissimi. C’erano vacche, vitelli, cavalli, agnelli, ma anche animali da cortile, piccioni e tantissimi uccelli. Molti erano da richiamo, ma in mezzo a questi c’erano anche molti uccelli colorati (probabilmente erano degli Estrildidi) chiaramente rivolti ai cittadini. Difficilmente un contadino avrebbe comprato qualcosa che non avesse una utilità specifica e non garantisse una utilità oggettiva. Difatti mio padre era lì per i richiami.
Io, piccolo com’ero, guardavo le gabbie appoggiate a terra dove c’erano, uno per ogni gabbietta da richiamo, Cardellini, Lucherini, Verzellini, Fringuelli, Passeri, Passere Mattugie ed altri soggetti che obiettivamente non ricordo. Ad un certo punto la mia attenzione si soffermò su di un soggetto che somigliava ad un Passero ma era più grande e colorato. Distolsi mio padre dall’osservazione di una Cesena e lui mi spiegò che era un Fringuello Turco (una Peppola). Rividi le Peppole anni dopo, a casa di uno zio. A quei tempi erano cacciabili e quindi tale zio ne teneva un paio da richiamo. Onestamente visto che il passo delle Peppole avveniva ogni tanti anni, probabilmente anche lui le teneva lì per osservarle con comodo. Infatti, per quanto possa sembrare strano, qualche cacciatore è innanzitutto un appassionato ed un perfezionista che ama avere richiami belli e canterini e che si duole ogni volta che uccide un uccello più bello di quelli che ha da richiamo. Quel particolare soggetto avrebbe preferito averlo vivo in gabbia per osservarlo da vicino.
Le Peppole dello zio erano un maschio ed una femmina. In inverno erano piuttosto simili, ma poi col sopraggiungere della primavera la testa del maschio diventava nera ed i colori diventavano più caldi. Erano due soggetti docilissimi e mi piaceva molto osservarli. Tutti dicevano che erano imparentati coi Fringuelli, ma io non ci credevo perché sia i colori che il canto erano molto diversi.
L’ALLEVAMENTO DELLA PEPPOLA
Per alcuni anni le Peppole non passarono e lo zio, visto il mio interesse, mi regalò la sua vecchia coppia.
Era gennaio e non sapendo dove metterle, appesi le due gabbiette ad un chiodo della stalla, accanto agli altri uccelli che avevo. Volendo tentare di riprodurle pensai a come dovesse essere una gabbia adatta a loro ed iniziai a costruirla. Passai i pomeriggi d’inverno a segare e piallare ed a fine marzo il gabbione era pronto. Era lungo circa un metro, aveva il tetto spiovente in lamiera ed il fondo in rete.
Sul fondo avevo appoggiato una ampia ciotola in terracotta per l’acqua, nell’angolo opposto c’era una ciotola più piccola per il becchime. All’interno avevo messo due posatoi a mezza altezza ed uno in alto sotto il tetto. Vedendo la gabbia piuttosto nuda, avevo messo anche un paio di rami, sempre in alto sotto il tetto. In primavera, con l’aiuto di mio padre, avevo appeso il gabbione su un olmo, ad un metro e mezzo da terra. In un bel giorno di aprile, riempii le ciotole dell’acqua e del becchime, presi in mano le Peppole, tolsi loro le pochissime penne abrase e le liberai nel gabbione. Tolsi la scaletta, mi allontanai un po’ e mi misi ad osservare. Entrambe andarono subito nella ciotola dell’acqua e fecero un bagno lunghissimo
.
Non appena asciutte fecero il bagno di nuovo, e poi ancora, per tutto il giorno. Come alimentazione fornivo esclusivamente della scagliola. A fine aprile infrascai un angolo del gabbione con dei rami di cipresso, appesi un nido in vimini costruito a mano da mio nonno e sparsi qualche pagliuzza sul fondo della gabbia. La femmina ci giocò a lungo ma di costruire il nido non se ne parlava. Ricorsi allora ad uno stratagemma. Prelevai da un ulivo un nido abbandonato di Fringuello e lo misi nel cestino in vimini.
Ancora niente.
Pensai allora che l’alimentazione non fosse adeguata e cominciai a fornire uovo sodo in quantità. Funzionò. La Peppola a fine maggio depose 5 uova identiche a quelle del Fringuello e qui mi dovetti convincere che un po’ parenti dovevano essere.
Era uno spettacolo vedere la femmina intenta a covare, per niente disturbata dalla mia fastidiosa presenza. Durante la cova il maschio cantava tranquillo dal suo rametto sotto il tetto e scendeva immediatamente ogni volta che con un innaffiatoio rinnovavo l’acqua per il bagno. Sotto il gabbione c’erano i mattoni dell’aia ed a forza di buttare l’acqua sotto tali mattoni era un brulicare di lombrichi (la mia fonte di esche per la pesca). Dopo un paio di settimane di incubazione trovai due gusci nella ciotola dei semi e capii che i piccoli erano nati. Non ebbi il coraggio di prendere il nido per guardare dentro, ma resistetti soltanto un paio di giorni, poi scrutai. C’erano tre uova non schiuse e due piccoli piuttosto magrolini che allungavano il collo per chiedere l’imbeccata. Pensai che l’alimentazione non fosse sufficiente e cominciai a cercare insettucci e larve da tutte le parti. Fortunatamente le querce erano piene di bruchetti verdi e le rose erano piene di afidi, inoltre c’erano tante piccole cavallette vicino all’orto. Passavo il giorno a cercare da mangiare per le Peppole, ma la cosa diede i suoi frutti, infatti alla seconda ispezione fatta dopo altri tre giorni, vidi i piccoli decisamente più in forma (più idratati direi oggi). Dopo due settimane dalla nascita uscirono dal nido ed era bellissimo vederli appollaiati sulla ciotola del bagno con un genitore per parte che li imbeccava. Anche i piccoli amavano il bagno e praticamente passarono l’estate dentro la ciotola dell’acqua. Visto che più volte avevo osservato i Passeri spollararsi in mezzo alla polvere, fornii loro anche una ciotola con sabbia e ghiaia, ma non li vidi mai fare il bagno di sabbia. Mutarono senza problemi ed i piccoli si rivelarono due maschi. Avevano meno accenni di nero del padre, ma l’avevano. In ottobre tolsi l’infrascatura e scoprii che le tre uova non schiuse erano chiare. Durante l’inverno purtoppo morì la femmina e non sapendo dove trovarne un’altra, il primo giorno di sole dopo la chiusura della caccia (aprile dell’anno successivo), liberai i tre maschi che intanto avevano acquisito il nero sulla testa. Il maschio adulto continuai a vederlo per alcuni giorni ed a sentirlo cantare per una settimanella, poi sparì.
Dal tutto ci guadagnarono i Passeri da richiamo di mio padre che ebbero un gabbione in più per il riposo e la muta. Da allora non ho più tentato di allevare le Peppole in purezza, ma quando sarà realmente fissata qualche mutazione di colore mi riprometto di tentare. Ovviamente il fascino non sarà più quello di allora, ma mi servirà per ricordare una esperienza legata ad un mondo fatto di fantasie, racconti e scoperte entusiasmanti che purtroppo non c’è più.


Questa discussione è stata presa dal vecchio Forum della FEO.


Secondo voi accoppiando fringuella con la peppola cosa succede?




Se vuoi sapere se gli F1 sono fertili. Si lo sono.




Mi dite le mutazioni delle peppole?



En el Pinzón vulgar se han corregido las mutaciones bruno, agata, isabella (agata + bruno), ópalo, topacio y pastel. Dada la fertilidad total de los híbridos de Peppola x Fringuello, transferir una mutación del Pinzón a la Peppola, ciertamente no es prohibitivo, solo toma los años necesarios para alcanzar el cambio R4. Algunos dirán que dado que la F1 ya es similar a la Peppola, sería suficiente detenerse en R1, pero esto significaría tener solo la mitad de Peppole. El trabajo de introducir una mutación debe hacerse en serio y el camino de volver a cruzar hacia Peppola debe recorrerse hasta la R4. De los cambios en Chaffinch, en Peppola vería marrón, ágata y ópalo.


Gracias, una pregunta más. La hibridación de la lucha?



En la hibridación, la Peppola, por ser menos conocida y disponible, se usó menos que el Pinzón vulgar. Hasta la fecha he visto híbridos de Peppola x Fringuello, Verdone y Fanello. La que tenía Verdone (hecha por Lino Clerici) desafortunadamente era una mujer, además una morena. Teniendo en cuenta los híbridos hasta ahora hechos con el Pinzón, sería interesante probar con el Pinzón del Teide, con el Verdone del Himalaya, con el Verdone de China, con el Verdone Testa Nera, con el Jilguero, con el Organetto y con cualquier otro Pinzón disponible en el mismo. incluyendo el Frosone con quien debería existir alguna afinidad lejana.
Allegati
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