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INTRODUZIONE ALLA CONOSCENZA DEGLI ASTRILDIDI UN INVITO ALL’ORNITOFILIA

Diamanti di Gould, Becco d'Argento, Amadina, Bengalino, ecc...

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INTRODUZIONE ALLA CONOSCENZA DEGLI ASTRILDIDI UN INVITO ALL’ORNITOFILIA

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INTRODUZIONE ALLA CONOSCENZA DEGLI ASTRILDIDI:
UN INVITO ALL’ORNITOFILIA

di Alamanno Capecchi
Classificazione e descrizione degli Astrildidi

1° GRUPPO:
AMADINE, CAPPUCCINI, BECCHI DI PIOMBO, NONNETTE E PADDA
Questo gruppo è formato da tre generi: Amadzna, Lonchura e Padda

Il Genere Amadina
Il genere Amadina comprende due sole specie: il Collo tagliato A fasciata e l’Amadina testa rossa A erythrocephala.
La prima ha un areale molto vasto (si conoscono quattro sottospecie) che si estende dal Senegal all’Etiopia fino al Transvaal; la seconda è presente nei territori costieri dell’Angola, ma risulta più comune delle regioni interne del Sudafrica.
I colori delle due specie
I colori nell’insieme sono simili e poco appariscenti, un misto di grigio e marrone-bruno con il petto macchiettato in modo più marcato e uniforme nell’Amandina a testa rossa, risultano però inconfondibili per un particolare cromatico dei a a evidenziato dai nomi stessi.
Il Collo tagliato presenta un largo collare rosso rubino che attraverso la gola sale fino alle orecchie, mentre il maschio dell’Amadina testa rossa ha dello stesso colore pileo, cervice, guance e gola; inoltre la taglia di questa seconda specie è più grande raggiungendo una lunghezza totale di 14-14,2 cm rispetto agli 11,5-11,8 cm della prima.
Nidificano entrambe in ambiente idoneo
Il Collo tagliato era importato frequentemente ed era facile trovarlo nei negozi di uccelli; molto più raro era invece venire in possesso dell’Amadina testa rossa. Sono due specie robuste, che nidificano facilmente anche in gabbia, ma necessitano di grande tranquillità e di abbondanti razioni di larve di Tenebrione e «uova di formica» per allevare i nidiacei.
Aggressive le Amadina durante la stagione riproduttiva
Per risolvere questo problema alcuni ornicoltori affidano le uova ai Passeri del Giappone, ma non è infrequente che dopo la schiusa le piccole Amadina non siano alimentate e lasciate morire di fame. D’altra parte non sono specie da allevare in voliera in presenza di altri uccelli, perché nel periodo riproduttivo divengono aggressivi e invadenti occupando nidi altrui per deporvi le uova.
Anche allo stato libero mani-festano questa tendenza poiché sono tra le poche specie di Astrildidi che hanno scarsamente sviluppato l’istinto a fabbricare il nido. È facile immaginare, allora, le conseguenze di questo loro comportamento.
Allevati a mano diventano domestici
Presentano, però, anche lati positivi; allevati a mano divengono animali da compagnia. Molti anni fa alimentai allo stecco una Amadina a testa rossa, un maschio , che con il tempo si rivelò «un piccolo cane a forma di uccellino».
La sera, a volte, rimaneva per lungo tempo appollaiato sul bracciolo della poltrona o sulle mie gambe e sembrava guardare con me la televisione.
Quando si stancava, disturbato dalla luce del video, o volava alla gabbia dimostrando chiaramente il desiderio di essere portato in un luogo buio per dormire, o si infilava in una tasca della mia giacca dove rimaneva fino a quando allungata una mano, non lo prelevavo per trasferirlo nel suo consueto alloggio.
Una peste durante il richiamo sessuale
In alcuni giorni, ma specialmente nel periodo del richiamo sessuale, era una vera peste. La penna che nello scrivere si muoveva con la mano, le stesse dita, gli orecchi erano per lui altrettanti avversari da aggredire, anzi che aggrediva con grande determinazione. Allora quel suo beccuccio robusto stringeva, colpiva e tentava di lacerare e la cosa non era affatto piacevole.
Non aveva nessun timore e qualsiasi cosa facessi per impaurirlo e tenerlo lontano si rivelò inutile. Lo ghermivo con falsa cattiveria nell’atto di stringerlo, lo facevo roteare vertiginosamente nel pugno chiuso, lo buttavo letteralmente via, lo avvolgevo in un fazzoletto che annodavo per gli angoli in modo da formare un piccolo fagottino; niente da fare, appena libero riprendeva imperterrito la tenzone.
II coraggio di Leoncino rasentava la temerarietà
Il suo coraggio e la sua temerarietà erano tali che se mimavo con la mano una «zampata» invece di fuggire mi aggrediva rimanendo, a volte, per un attimo a mezz’aria attaccato alla punta delle dita come in un fumetto di Walt Disney. Quando non ne potevo più lo richiudevo in gabbia.
Per questo comportamento battagliero, durante il quale alzava le piume della testa e del collo formando una sorta di criniera gli misi il nome di «Leoncino»: piccolo leone» («Avifauna» 4 (6) 1981).

(continua...)


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