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Picchi

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COMITATO REDAZIONALE
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Picchi

Messaggio da COMITATO REDAZIONALE »

Dopo ampia discussione su questa DOMANDA NEL forum FEO vecchio riportiamo le risposte più importanti e utili:


Mi ricordo quando ero piccola, dei Picchi, qualcuno di voi me ne sa parlare?



Attraverso osservazioni sia in natura che in cattività, con l’aiuto di prove e test, ha valutato la capacità di molte specie di adattarsi all'ambiente (e alle sue variazioni) e di inventare sistemi sempre nuovi, non solo diversi ma anche migliori dei precedenti, per procurarsi il cibo. I picchi sono risultati tra gli uccelli più dotati, insieme a: buceri, pappagalli, gufi, aironi, pinguini, rapaci e, tra i Passeriformi, i Tirannidi e i Corvidi. Questi uccelli hanno sviluppato un cervello non solo più grande, relativamente alle dimensioni corporee, ma anche più complesso e con alcune zone (corteccia cerebrale ecc..) meglio evolute. Anche i risultati degli esperimenti sul Picchio rosso maggiore (Dendrocopos major), eseguiti in cattività, dagli etologi Remy e Bernadette Chauvin e B. Muckensturm, dimostrano le buone “facoltà di apprendimento” di questa specie; i picchi hanno confermato di saper risolvere abbastanza facilmente i test che venivano loro sottoposti per valutare la loro particolare abilità nel procurarsi il cibo. Chiunque abbia potuto osservare questi vivaci uccelli nel loro ambiente naturale si rende conto che si tratta di animali dotati di una spiccata intelligenza, messa in risalto dalla diffidenza e dalla circospezione con cui si avvicinano al luogo di nidificazione, dalla curiosità con cui osservano e sanno comprendere il grado di pericolosità dell’intruso nel loro territorio: così tenendosi dalla parte opposta del tronco essi fanno sporgere appena appena la testa per poter guardare senza essere visti (come fanno spesso anche gli scoiattoli). Inoltre nei luoghi abitati dai picchi si trovano sovente tronchi morti bucherellati con fori di varie dimensioni che i picchi realizzano e che riutilizzano a lungo, per inserirvi i diversi frutti a guscio duro, come nocciole, noci, faggiole, pigne, in modo tale che rimangano incastrati e fermi, tali da poter essere spezzati col becco e poterne quindi estrarre il morbido seme interno. Il picchio riesce a inserire il frutto in un foro dalle giuste dimensioni, oppure se non ne trova uno adatto ne scava uno idoneo al momento, e ciò rivela il possesso di facoltà intellettive ben sviluppate. Così come tamburellando sui tronchi, col tipico becco a forma di scalpello e con movimenti velocissimi del capo (da sei a dieci volte il secondo nel picchio rosso maggiore), i picchi ottengono due scopi; il primo è quello di segnalare la loro presenza allontanando così i rivali dal territorio, specialmente nel periodo riproduttivo, il secondo è di capire, dal tipo di suono ottenuto, se nel legno sono presenti le gallerie delle larve di insetti xilofagi che si nutrono di legno. Si tratta di alcuni Lepidotteri quali il rodilegno (Cossus cossus), e il tarlo-vespa (Paranthrene tabaniformis) o i Coleotteri Cerambicidi (Cerambix cerdo, Morimus, Anopophlora ecc) e molti altri ancora dei quali questi uccelli onnivori si nutrono abbondantemente. I picchi scavano il legno col loro fortissimo becco appuntito fino a raggiungere le gallerie scavate dalle larve; queste sono lunghe a volte una decina di centimetri e vengono infilzate ed estratte per mezzo della lunghissima lingua, che porta sulla punta scanalature a forma di arpione. Nutrendosi di questi insetti i nostri picchi risultano utilissimi alla salvaguardia degli ambienti boschivi, per questo vengono considerate tra le specie più importanti per il mantenimento del corretto equilibrio ecologico in questi ecosistemi alberati. All’Ordine dei Piciformes appartengono 381 specie suddivise in varie Famiglie (Tucani, Galbule, Barbuti, Indicatori, ecc); a quella dei Picidae appartengono ben 232 specie di picchi, distribuiti in quasi tutto il mondo. L’ornitofauna italiana annovera una decina di specie, distribuite dalle Alpi alla Sicilia, e presenti in ogni tipo di bosco: dai boschi di conifere a quote elevate sulle Alpi, ai boschi misti e appenninici, dai boschi ripariali di pianura di sole latifoglie-caducifoglie, fino alla macchia sempreverde mediterranea. Ogni tipo di bosco può ospitare più specie di picchio che raramente entrano in competizione, poiché ognuna di esse occupa nicchie ecologiche differenti. La specie più bella e più grande è il Picchio nero (Dryocopus martius) simile ai Picchi dal becco d’avorio (Campephilus sp) americani; di origini nordiche, il picchio nero si è adattato ai boschi maturi di alta montagna delle Alpi e dell’Appennino meridionale, in Campania, Basilicata ecc. (ma nel 2000 è stato anche segnalato con alcune coppie nel Parco delle foreste Casentinesi). Le specie più comuni in Italia sono il Picchio rosso maggiore e il Picchio Verde (Picus viridis) che vivono a stretto contatto in tutti i boschi della penisola e delle isole, tranne che in Sardegna dove quest’ ultimo non è presente. La ‘risata sghignazzantÈ cui somiglia in modo incredibile il verso territoriale, lanciato a inizio primavera dal picchio verde si può udire a parecchie centinaia di metri, così come l’inconfondibile trillo polisillabico (kik- kik- kik) del picchio rosso maggiore. In Aprile-Maggio tutte le specie di picchio scavano il nido nel legno dei tronchi, a varie altezze e con un foro di entrata circolare più o meno grande secondo la specie; anche la cavità a forma di goccia può essere più o meno profonda e le uova, sempre bianche, sono deposte sul legno vivo. Interessante è poi scoprire che queste cavità, che l’anno seguente non verranno quasi mai riutilizzate dai picchi, che preferiscono scavarsi un nuovo nido, saranno un indispensabile luogo di nidificazione per altre specie che abitano nello stesso habitat. Nei boschi alpini, il grosso nido del picchio nero viene riutilizzato dalla civetta capogrosso, mentre la civetta nana, più piccola, nidifica nei nidi del picchio tridattilo (Picoide tridactylus). Nei nostri boschi invece i nidi del picchio rosso e di quello verde diverranno luogo di nidificazione per storni, cince, passere mattugie e picchi muratori (Cettia cetti); questi ultimi non sono veri picchi (appartengono ad una Famiglia di Passeriformi: Sittidae) e vengono detti ‘muratori’ poiché utilizzando del fango riducono le dimensioni del foro d’accesso. Il Torcicollo (Jynx torquilla), è una specie un po’ diversa dagli altri picchi e per questo separata nella sottofamiglia Jinginae; ha le dimensioni di un passero, becco corto, piumaggio marrone e grigio con marezzature nere finissime, molto mimetiche perchè simili al disegno di una corteccia. È l’unica specie che non è in grado di scavarsi un nido e per questo utilizza cavità naturali dei tronchi o in muri, in rocce o argini.

Buona Epifania


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