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I cormorani

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COMITATO REDAZIONALE
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I cormorani

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I cormorani sono uccelli acquatici di notevoli dimensioni appartenenti alla famiglia dei Falacrocoracidi, ordine Pelecaniformi.

Questi uccelli sono imparentati con sule, fregate e pellicani.

Il loro nome ha un’origine latina, “Corvus marinus”, e gli è stato attribuito in antichità proprio per il colore scuro del piumaggio e per i suoni rochi che emettono.

Di tutte le specie di cormorano esistenti, in Italia ne sono presenti soltanto 3: il cormorano comune (Phalacrocorax carbo), il marangone dal ciuffo (Phalacrocorax aristotelis) e il marangone minore (Phalacrocorax pygmeus).

Il cormorano comune, con i suoi 130-160 cm di apertura alare, 80-100 cm di lunghezza e 1600-2700 g di peso, è la specie più grande delle tre.

Questi uccelli, parzialmente sedentari e migratori, sono comuni nelle nostre zone durante il periodo di svernamento invernale: verso fine settembre arrivano diverse colonie migrate dal Nord Europa (principalmente Danimarca, Olanda e Germania) che poi torneranno nelle zone di riproduzione tra febbraio e marzo.

Sono presenti sia lungo la fascia costiera che nelle zone umide più interne in funzione della quantità di cibo presente.

Essendo animali gregari si riuniscono in colonie che nei periodi riproduttivi possono comprendere numerose coppie, mentre nei periodi di svernamento hanno l’abitudine di riunirsi in gruppi in zone di riposo anche lontane dai siti di caccia.

I nidi hanno notevoli dimensioni e sono costruiti su alberi, rocce e sul terreno.

Tra aprile e giugno vengono deposte 3-4 uova di colore azzurrognolo che vengono covate da entrambi i genitori.

Un volta nati, i pulcini ricevono il cibo (un composto di pesce predigerito) dai genitori, due volte al giorno.

Pur imparando a volare dopo circa 50 giorni dalla nascita i giovani continuano a farsi nutrire dai propri genitori per un altro mesetto.

I giovani si distinguono dagli adulti per la fascia di piume bianche che presentano sul ventre e che perdono al secondo anno di vita.

Quando la stagione della riproduzione giunge al termine le colonie iniziano le lunghe migrazioni verso i siti di svernamento a sud.

Gli adulti presentano un piumaggio scuro e il loro corpo affusolato è perfettamente adattato al nuoto.

Il forte becco presenta una sacca gulare come quella dei pellicani ma di dimensioni assai ridotte e termina a mo’ di uncino, caratteristica che gli consente una miglior presa sulle prede.

L’alimentazione dei cormorani è a base di pesce.

Quelli che si alimentano in mare prediligono aringhe, merluzzi, naselli e anguille mentre quelli che si alimentano in acqua dolce le trote e il pesce persico.

A differenza di altri uccelli acquatici, che per cacciare individuano le prede durante il volo e si tuffano nell’acqua in picchiata, i cormorani nuotano a pelo d’acqua spingendosi con le potenti zampe palmate e cercano le prede immergendo la testa.

Una volta scovata la preda, o individuato il fondale giusto, si immergono con tutto il corpo fino a un minuto di immersione (proprio come fanno i pescatori in apnea), raggiungendo anche i dieci metri e più di profondità e una discreta velocità, dimostrandosi degli eccellenti nuotatori e apneisti.

Fatta una sommaria proporzione con la corporatura di un essere umano, non è azzardato considerarlo l’equivalente d’un apneista che fosse in grado di scendere a pescare a oltre 60 m di profondità.

Si pensi soltanto che i migliori atleti tra i pescapneisti odierni s’immergono a pesca fin sulla soglia dei 40 m e che casi come il nostro Gabriele Delbene restano davvero eccezionali, a livello non a caso di recordman come lui.

Ora, come fa il cormorano ad avere simili prestazioni? Contrariamente ad altre specie, questi uccelli non presentano la ghiandola dell’uropigio. Questa ghiandola è situata in prossimità della coda e secerne un olio che gli uccelli acquatici sono soliti spargersi sul piumaggio in modo da renderlo impermeabile e ordinato.

Durante il nuoto, quindi, le penne dei cormorani s’impregnano d’acqua e non riescono a trattenere l’aria che fuoriesce velocemente.

È questo il segreto del nuoto così efficiente di questi uccelli. Inoltre una membrana che protegge l’occhio consente loro di avere un’ottima vista anche sott’acqua.

Se la preda catturata è troppo grossa non la ingeriscono immediatamente: riemersi in superficie la lanciano in aria e la riafferrano dalla parte della testa per poi ingoiarla “a favore” oppure la consumano a terra dove possono farla a pezzi.

Una volta finita la caccia il cormorano riprende faticosamente il volo, appesantito dal piumaggio bagnato e, raggiunta la terra ferma, si mette nella classica posizione ad ali spiegate per asciugarsi.

I cormorani possono mangiare anche più di mezzo chilo di pesce al giorno, motivo per cui sono sempre stati in conflitto con i pescatori e in passato sono stati cacciati fin quasi all’estinzione.



A oggi questi animali sono inseriti dall’IUCN nella categoria di minaccia LC-Least Concern (a rischio minimo) e sono considerati specie protetta in Bulgaria, Finlandia, Paesi Bassi e Gran Bretagna.

L’incremento della popolazione ottenuto grazie agli sforzi di conservazione ha però riacceso lo scontro con i pescatori.

La Gran Bretagna, per risolvere il problema, ogni anno rilascia delle licenze che consentono di abbattere un numero di cormorani prestabilito, senza le quali la caccia risulterebbe illegale.

Ma non in tutto il mondo esiste questo secolare conflitto: alcuni pescatori asiatici legano un laccio attorno alla gola dei cormorani e lo stringono quel tanto che impedisce all’animale di inghiottire totalmente il pesce che cattura.

In questo modo il pescatore è in grado di recuperare le prede dalla gola del cormorano che come ricompensa può mangiare un pesce ogni 5-6 catturati.

In sud America, lungo la coste del Perù, vive una specie di cormorani (del Guanyl) indispensabile per l’agricoltura in quanto, tramite i loro escrementi, costituiscono la principale fonte di guano utilizzato come fertilizzante.

Sara Turrini
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