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Soggetto sta male

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COMITATO REDAZIONALE
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Soggetto sta male

Messaggio da COMITATO REDAZIONALE »

Dopo ampia discussione su questa DOMANDA NEL forum FEO vecchio riportiamo le risposte più importanti e utili:

Come intervenire se un soggetto sta male?



Come già detto tantissime volte in questo Forum, noi non ci possiamo sostituire al veterinario, ma si possono vedere i sintomi, per poi portare il soggetto al veterinario. Degli accorgimento da adottare in caso di sintomatologia morbosa è l’isolamento del soggetto. Un soggetto malato deve essere prontamente isolato dal resto dell’aviario, posto in una gabbia ben pulita, di non eccessive dimensioni meglio se con tre lati chiusi, in modo da evitare l’esposizione a correnti d’aria, allocata in un locale caldo, asciutto e diverso da quello dove viene tenuto il resto dell’allevamento. L’isolamento ha sia lo scopo di impedire il propagarsi della malattia infettiva al resto dei soggetti, sia di evitare l’esposizione del soggetto malato ad agenti, normalmente non patogeni, presenti in ambienti affollati, che potrebbero trovare terreno fertile in un soggetto già debilitato. La modalità di diffusione degli agenti patogeni, in natura, avviene sia attraverso il contatto diretto tra animale malato ed animale sano sia attraverso il contatto indiretto. Questo tipo di contagio avviene mediante secreti ed escreti componente fecale, urine, secrezioni bronchiali, saliva provenienti dall’animale infetto; mediante oggetti contaminati posatoi, abbeveratoi, mangiatoie, o mediante inalazione di pulviscolo contenente secrezioni respiratorie emesse con la tosse, o materiale fecale essiccato. Si comprenda quindi l’importanza di una misura precauzionale quale l’isolamento ai fini della prevenzione delle malattie diffusibili. La sintomatologia non sempre un sintomo è patognomonico di una data malattia anzi, soprattutto negli uccelli, molte patologie si presentano con un corredo sintomatologico comune. L’arruffamento del piumaggio, per esempio, che è uno dei segni più frequenti di malessere, altro non è che un meccanismo messo in atto dall’organismo per ridurre la dispersione della temperatura corporea, così come un respiro affannoso, a bocca aperta, non è sempre sinonimo di patologia respiratoria ma potrebbe essere dovuto a fenomeni compressivi esercitati da visceri addominali sui sacchi aerei. Un uccello in buona salute si presenta vivace, vigile ed attento all’ambiente che lo circonda, reattivo agli stimoli esterni, interagisce con gli altri abitanti della gabbia, il piumaggio è lucido, ben aderente al corpo e dai colori vivi. Un uccello indisposto perde, in base alla gravità della patologia, parte o tutte le caratteristiche sopra elencate. Si presenterà con piumaggio gonfio, con tendenza a nascondere il capo sotto un’ala assumendo la tipica postura da riposo notturno, sensorio reazione dell’animale agli stimoli esterni depresso, abbattuto, tendenza a dormire nelle ore diurne, stazionamento sul fondo della gabbia, diminuito o aumentato consumo di alimento e di acqua. Respiro affannoso, rantoloso, a becco aperto, con ritmici movimenti della coda denotano, molto spesso, patologie respiratorie profonde. Scolo congiuntivale o nasale, tosse, starnuti, scuotimento del capo depongono per patologie alle alte vie respiratorie. Massima attenzione l’allevatore deve riporre allo stato delle feci. L’esame visivo delle feci è di fondamentale importanza per la messa in evidenza di patologie gastro-enteriche, epatiche ed urinarie. L’attenzione deve essere rivolta a tutte e tre le frazioni degli escrementi, valutando sia la consistenza, la forma ed il colore della componente fecale, sia la quantità ed il colore degli urati e dell’urina. Feci malformate, diarroiche possono essere sintomo di enteriti alimentari o batteriche; diarree acquose, profuse, di colore bianco-gessoso con imbrattamento della cloaca potrebbero essere sintomo di infezioni salmonellari, così come diarree mucose con screziature di sangue potrebbero essere ad appannaggio di infestazioni coccidiche. Mancata emissione di feci con presenza di sole urine potrebbero far supporre un’occlusione intestinale o una ritenzione di uovo; emissione difficoltosa di feci accompagnata da ritmici movimenti della coda potrebbero far presupporre un’infiammazione della cloaca. Il primo intervento da effettuare in corso di diarrea, prima di portare il pennuto a visita veterinaria, è la reidratazione del soggetto. Diarree profuse provocano gravi perdite di liquidi e squilibri elettrolitici che, in alcuni casi, esitano in disturbi cardiaci e arresto della funzionalità renale. La terapia reidratante consiste nella somministrazione di acqua o, meglio ancora, di soluzioni isotoniche direttamente nel becco dell’animale, attraverso l’ausilio di siringhe da insulina, contagocce o pipette da imbecco. In corso di patologie gastro-enteriche ed epatiche sarebbe buona norma effettuare un esame visivo dell’addome del soggetto. Questa operazione può darci molte più informazioni di quelle che crediamo. La presenza di un macchia rossastra-violacea che dalla fine della cavità sternale scende verso il basso, può mettere in evidenza una patologia epatica con ingrossamento dell’organo, striature color grafite in zona addominale potrebbero manifestarsi in corso di patologie enteriche, con anse intestinali ingrossate ed infiammate. Così come una palpazione dell’addome può darci informazioni importantissime in caso di dilatazione gastrica o in corso di ritenzione di uova. Concludiamo questo articolo rimarcando, ancora una volta, la figura fondamentale ed imprescindibile del medico veterinario nella diagnosi e nella terapia delle patologie aviari. Le brevi informazioni riportate non hanno lo scopo di farci arrivare ad una diagnosi “casalinga” ed ad approntare terapie empiriche, tramandate da allevatore ad allevatore, l’intento è invece quello di farci “captare” quanto prima, i primi segni di malessere del nostro pennuto per poi affidare prontamente il soggetto ammalato alle cure veterinarie.


è per i Nidiacei in difficoltà, che moltissime volte si trovano?



Capita spesso che durante la bella stagione, di sentire un pigolio provenire da un prato o da un cespuglio, o anche dal marciapiede di una grande città. A chi non è mai successo di dire "Guarda, un uccellino caduto dal nido!". Ma, dopo l'iniziale, inevitabile tenerezza che l'incontro piccolo pennuto provoca in ciascuno di noi, veniamo pervasi da un forte desiderio di fare qualcosa per il pulcino, e da un profondo senso d'impotenza, in quanto generalmente non sappiamo come comportarci. Allevare un nidiaceo è molto difficile, e raccomando vivamente di affidarlo il prima possibile ad un centro per il recupero della fauna selvatica in difficoltà, dove l'uccellino sarà seguito da persone esperte e capaci. La prima cosa da fare quando si trova un uccellino è osservare attentamente la scena, prima di toccare qualcosa. E' molto probabile che i genitori di un pulcinotto, se questo si presenti ai vostri occhi vispo e completamente piumato, stiano aspettando che voi ve ne andiate per continuare a imbeccare il loro piccolo. Nascondetevi alla loro vista, e assicuratevi che il nidiaceo venga imbeccato. Se ciò accade, proseguite pure tranquilli per la vostra strada, perchè nessuno è in grado di allevare meglio dei genitori. Se malauguratamente avete toccato il pulcino, impregnandolo col vostro odore e i genitori paiono disinteressarsene, e per diverso tempo non lo imbeccano più, cercate di rimediare al guaio raccogliendo il pulcino, prestandogli le prime cure e poi portandolo a un centro di recupero. Se invece il piccolo non si presenta completamente piumato, non indugiate, raccoglietelo immediatamente, e riscaldatelo tenendolo tra le mani e alitandogli addosso. La temperatura è un fattore fondamentale per determinare la vita o la morte di un uccellino implume; se l'animaletto è costretto a rimanere a una temperatura inferiore ai 28°C per più di qualche minuto, sopraggiungono immediatamente delle affezione respiratorie che rendono impossibile salvargli la vita. Il problema successivo riguarda l'alimentazione, la sua frequenza e il regime. I nidiacei hanno bisogno di essere alimentati ogni 15 minuti, per non morire. Alcuni uccelli sono granivori, altri sono insettivori, altri ancora sono granivori nel corso della vita, ma durante l'allevamento diventano insettivori, per far crescere i pulcini più rapidamente; tra questi, il passero e il fringuello. Distinguere i nidiacei è più difficile che distinguere gli uccelli adulti, ma alcuni accorgimenti permettono di riconoscerli con un margine di sicurezza sufficiente a garantire la loro sopravvivenza fino a che non giungono in mani esperte. Quasi tutti gli uccellini non ancora svezzati, si riconoscono per un bordo giallo acceso e dalla consistenza morbida ai lati del becco. Gli uccelli granivori…. presentano, generalmente, un becco rosaceo-marroncino, che dà la sensazione di essere molto robusto, e fatto apposta per sgusciare i semi. Anche il passero e il fringuello paiono così, ma, come vi ho già detto, sono delle eccezioni. Per nutrire questi pulcini l'alimento ideale è una polvere da imbecco, reperibile nei negozi specializzati; va sciolta con un po' di acqua tiepida fino ad ottenere una pappa abbastanza liquida, che poi va somministrata al nidiaceo goccia a goccia, con una pinzetta. Ma se non si ha la polvere da imbecco a portata di mano, cosa si può dare? Un'ottima soluzione d'emergenza è il pastoncino per uccellini da gabbia. Si prepara una pappa con un po' d'acqua, e può essere un buon cibo per qualche ora. Se non si ha a disposizione nemmeno quello, si può utilizzare uno stratagemma. La frutta secca, quella che mangiamo noi umani è un seme sgusciato. Sicuramente riuscirete a recuperare in pochi minuti qualche frutto secco: noci, nocciole, pinoli, mandorle, anacardi, purchè non siano salati. A questo punto vanno masticati e inumiditi, fino a sminuzzarli e ridurli a una pappa da somministrare all'uccellino. Gli uccelli insettivori si riconoscono invece per la forma del becco, generalmente più appuntito dal colore scuro. Potete dargli una pappa fatta con pellets per uccelli insettivori sciolta con acqua tiepida, tarme della farina e camole del miele, avendo cura, prima, di schiacciare la testa del vermetto con una pinzetta, per ucciderlo. Non vanno assolutamente somministrati i bigattini, le larve bianche della mosca carnaia. Il nidiaceo non è in grado di uccidere l'insetto, che gli viene dato dai genitori già morto e pronto per essere mangiato, e c'è la possibilità che il bigattino incominci a mangiare l'uccellino da dentro lo stomaco, con ovvie conseguenze. Oppure si possono benissimo somministrare bocconcini di carne cruda di qualunque tipo. Striscioline larghe mezzo centimetro e lunghe uno, oppure pizzichi di macinato a temperatura ambiente. L'uccellino, che non vi conosce, non aprirà il becco per mangiare, nonostante le vostre buone intenzioni. Ci vorrà qualche sforzo perchè vi riconosca come nuova fonte di sussistenza, e per questo è importante far sì che apra il becco, anche forzatamente. Ci sono alcune "tecniche" per far sì che l'uccellino apra il becco. E' importante cercare di toccare il più delicatamente possibile il becco dell'uccellino, perchè, specialmente negli insettivori, è molto fragile e delicato. Spesso ve la caverete senza neanche toccarlo, dal momento che la stimolazione del bordo giallo e morbido, nella zona della base del becco, provoca un'irresistibile impulso di aprirlo in quasi tutti gli uccellini, quanto basta per introdurvi il cibo. Se non riuscite a introdurre il cibo, ingegnatevi facendovi aiutare da qualcuno, in modo che un paio di mani tengano l'uccellino e introducano il cibo, mentre le altre due, con due forcine o forcine e pinzette, facciano sì che l'uccellino non chiuda immediatamente il becco, ma tenendolo aperto quel tanto che basta per infilargli nel gozzo la prima imbeccata. Per molti insettivori è molto pratico un metodo che non prevede l'uso di strumenti, ma è indispensabile essere in due: uno tiene in una mano l'uccellino, e con l'altra il bocconcino da infilare nel gozzo dell'animaletto, mentre l'altra persona afferra tra pollice e indice di entrambe le mani i ciuffetti di piume posti alla base del becco, posti tra gli occhi e sulla gola. Con una leggerissima trazione, il becco si apre senza resistenza. Queste operazioni vanno eseguite con delicatezza, per non fare male all'animaletto, ma vanno eseguite celermente, perchè le vite dei nidiacei sono molto fragili, e sono sufficienti poche ore di digiuno per vederli morire. Ricordo, ancora una volta, l'importanza della temperatura. Il contato con la mano calda tende a tranquillizzare l'uccellino, oltre a fornirgli il calore e la temperatura appropriati. Queste sono le prime cure che potete prestare a un nidiaceo, sicuramente importantissime e decisive, ma il lavoro dev'essere affidato a un centro di recupero, che, non mi stanco di ripetere, è indispensabile per portare alla maturità l'uccellino. Buona giornata!


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