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Ancora oggi nel 2019 tantissimi allevatori si lamentano per la perdita di piccoli

Qui possiamo mettere le nostre esperienze vissute sulle malattie

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COMITATO REDAZIONALE
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Iscritto il: mer mar 17, 2021 11:27 am

Ancora oggi nel 2019 tantissimi allevatori si lamentano per la perdita di piccoli

Messaggio da COMITATO REDAZIONALE »

Dopo ampia discussione su questa DOMANDA NEL forum FEO vecchio riportiamo le risposte più importanti e utili:



Scusate non voglio fare polemiche. Ancora oggi nel 2019 tantissimi allevatori si lamentano, per la perdita di molti novelli per coccidiosi, punto nero e tanto altro, altri dicono che muoiono con gozzo pieno e tanto altro. Come si spiega che non ci sono cure per questi problemi? In verità bisogna dire che spesso capita che l'amico ALLEVATORE è più affidabile del Veterinario Aviario, soprattutto se alleva da tanti anni. Ma bisogna anche precisare che i costi per avere un quadro clinico del proprio allevamento sono indubbiamente alti, quindi impossibile praticare una coltura batteriologica. Ognuno di noi può pensare cosa vuole, ma questi sono i fatti…. A mio modo di vedere se non si risolvono questi problemi non c'è futuro nell'Ornitologia. Una cosa è certa: ci vuole una convenzione, stilata dalla Federazione, con qualche Centro Veterinario dove avere un confronto e spiegazioni e in caso di bisogno tutto sarebbe più facile. Ma non c'è. Scusate ma era doveroso…..


è inutile chiacchierare. Veterinari che se ne intendono sono difficili da trovare.


Se devo dire la mia, per molti anni si è data la colpa agli allevatori. Grazie l'aiuto determinante dei social si è riusciti a raccontare delle realtà di cui nessuno a certi livelli voleva sentire parlare.


E poi, non lamentiamoci se gli uccelli non covano, i maschi non fecondano o le uova hanno gusci trasparenti o sono minuscole. concordo in pieno quanto detto.


Discussione molto interessante. Nessuno mette in discussione il fatto che in caso di necessità cliniche la parola del veterinario aviario sia l'unica da poter prendere in considerazione. Le chiacchiere di bar lasciano il tempo che trovano. Saper riconoscere una specie per poter poi dare le giuste indicazioni di gestione ad un cliente credo però sia altrettanto importante. Ovviamente è riferito ai veterinari aviari, altrimenti molto meglio affidarsi a chi ha più esperienza. Tutto qui.....


Veterinari aviari in Italia ci sono, ovviamente non possiamo pretendere di averlo sotto casa, lo stesso vale per gli istituti zooprofilattici. Le Federazioni devono progettare un modo per segnalare agli allevatori i vari veterinari aviari regione per regione. Avendo un confronto!


Salve a tutti, io faccio parte dell'Associazione Ornitologica Sicania, affiliata alla FEO e l'associazione organizzava diverse uscite durante l'anno con la presenza sempre del veterinario aviario, in modo tale che ogni allevatore aveva l'opportunità di fare le domande di presenza e le risposte potevano servire a tutti; ma a queste uscite partecipavano pochissime persone perché molti non avevano e non hanno voglia di imparare e pensano che sia perdita di tempo. In più, si era stipulata una convenzione con i veterinari aviari per fare prima del periodo cove un esame delle feci a un prezzo modico ma l'hanno fatto solo 2 allevatori (tra cui io) su 35 .
Chi ha l'opportunità di usufruire di una formazione continua e di servizi spesso non se ne approfitta chi non ce l'ha li vorrebbe.


Per quanto mi riguarda, anche quest'anno la FEO.O ha concluso il Campionato Italiano a Bovolenta con un convegno del veterinario aviario a cui hanno partecipato diversi allevatori. E l'intervento, è servito tanto da essere definito costruttivo. Noi continueremo a fornire gli strumenti necessari per far crescere gli allevatori portando sempre novità nell'ambito dell'ornitologia con delle nuove iniziative.



Mi dispiace dirlo ma ho avuto parecchia esperienza con i Veterinari aviari, di morie dei pulli dicendomi che mi morivano perché la madre abbandonava il nido. Ma sappiamo bene che con le morie da abbandono non centra nulla, e posso assicurarvi che non è assolutamente morte da abbandono .un allevatore con un po’ di esperienza sa bene che quando i pulli muoiono col gozzo pieno non è abbandono, è qualcosa che li ha uccisi e li i genitori c'entrano poco! Tutti arrivati a 8-10 giorni morivano inesorabilmente con i gozzi pieni. Qualche veterinario diceva che era successo per mancanza di calore…. Se i gozzi sono pieni sappiamo bene che anche il calore non è mancato, nell’ornitologia ci vuole esperienza, tanta esperienza………………….


Da questi Veterinari non si ci può andare, sono poco competenti, in cerca di soldi, e tanto altro…. Ecco perché gli allevatori non ci portano uccelli, e secondo il mio punto di vista fanno bene… Questa è la verità!


secondo il mio punto di vista il veterinario aviario deve essere capace di praticare le operazioni necessarie per individuare un eventuale patologia presente ed eventualmente risolverla. Non serve che sappia distinguere un codibugnolo da un rondone. Per quanta esperienza possa avere un allevatore, non potrà mai essere in grado di sostituire certe pratiche scentifiche, frutto di anni di studio e di esperienza da laboratorio. Un allevatore può essere maestro di metodi di accoppiamento, segreti sull'alimentazione piuttosto che ibridazione e molto altro. Ma la scienza, le malattie e la somministrazione di farmaci, son cose serie da non prendere nella maniera più assoluta con superficialità……


Ma ciò non giustifica l'utilizzo scriteriato di antibiotici e farmaci vari per risolvere un problema che forse neppure c'è. L'antibiotico-resistenza è un problema reale e tante volte diventa. L'antibiotico-resistenza sta raggiungendo il punto di non ritorno. Ormai i più comuni agenti patogeni sono resistenti a una decina di antibiotici contemporaneamente.


Concordo in parte, quanto detto... Ma è doveroso ringraziare anche la FEO per il lavoro fatto fino a oggi… e per la dottoressa veterinaria che ci a messo a disposizione in questo forum. Ancora GRAZIE!


Ciao a tutti. Vediamo di chiarire questo discorso molto animato. Veterinaria. Promuovere la ricerca in sanità pubblica e incoraggiare la cooperazione.
Di questo ed altro si è parlato al 3° Convegno nazionale sulla Ricerca in Sanità Pubblica Veterinaria, organizzato lo scorso 13 settembre dal ministero della Salute, Iss e dieci Istituti zooprofilattici italiani. "Ricerca in veterinaria può essere un valore aggiunto per la conoscenza e per l'economia del sistema Italia".
17 SET -La ricerca veterinaria come strumento per il miglioramento dello stato sanitario degli animali e per la valorizzazione e sicurezza delle produzioni alimentari italiane. Seguendo questo filone, si è tenuto lo scorso 13 settembre presso l’Auditorium del Ministero della Salute in Viale Ribotta a Roma, il Terzo Convegno nazionale sulla Ricerca in Sanità Pubblica Veterinaria. L’evento, promosso dal Dipartimento della sanità pubblica veterinaria, della sicurezza alimentare e degli organi collegiali per la tutela della salute (DSVETOC) del Ministero della Salute, dai dieci Istituti zooprofilattici italiani (IIZZSS) e dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS), è il terzo appuntamento biennale e si caratterizza come momento di divulgazione e confronto sui risultati scaturiti dall’attività di ricerca finanziata dal Ministero della Salute e realizzata dai professionisti degli IIZZSS e dell’ISS con l’importante contributo dei servizi veterinari territoriali.
L’iniziativa si è svolta in concomitanza del 66° Convegno Nazionale della Società Italiana delle Scienze Veterinarie (SISVet), espressione dell’Università, come momento di integrazione tra il mondo accademico e gli enti che lavorano in più stretta collaborazione con il territorio e con i Servizi veterinari, gli Istituti zooprofilattici e l’Istituto Superiore di Sanità.
Ad aprire i lavori è stato il Capo Dipartimento del DSVETOC, con un intervento focalizzato sulla ricerca sottolineando che “uno degli scopi principali del Dipartimento è promuovere la ricerca per incoraggiare la cooperazione fra gli enti pubblici di sanità pubblica veterinaria e per rendere più semplice la comunicazione fra coloro che prendono le decisioni politiche e i veterinari che operano a livello regionale e direttamente sul territorio”. “La ricerca gioca pertanto un ruolo chiave nello sviluppo di politiche di controllo delle malattie e nel recepimento di impulsi che incrementano l’efficacia della difesa per la sanità animale e la salute pubblica. come lo sforzo delle Amministrazioni pubbliche sia ora teso a migliorare il coordinamento tra queste attività di ricerca per garantire un sostegno efficace all’UE e, così facendo, alle politiche nazionali, per rafforzare la zootecnia europea, le industrie che coinvolgono la sanità animale e la sicurezza alimentare”.
Sono seguiti numerosi contributi scientifici focalizzati su malattie zoonosi che con impatto sulla salute umana oltre che sulle produzioni zootecniche: dall’esperienza di gestione dell’epidemia da Escherichia coli O104:H4 dello scorso anno, al crescente problema dell’antibioticoresistenza, sino alle attività condotte per lo studio e il controllo di parassitosi quali l’echinoccosi cistica, l’anisakiasi e l’infestazione da Dermanyssus gallinae.
Nel pomeriggio alla presenza di rappresentati dell’industria e delle Regioni sono stati riportati i risultati ricerche incentrate sulla valorizzazione delle produzioni alimentari derivate dal suino, sul controllo della sanità dei molluschi bivalvi, sulla diagnostica di laboratorio delle micoplasmosi aviari e l’utilizzo dei lattobacilli per la prevenzione delle patologie della mammella della bufala. Infine sono state confrontate le misure sanitarie adottate per consentire il commercio internazionale dei prodotti alimentari.
Durante i lavori, la presentazione di un modello animale suino per la studio della sclerosi laterale amiotrofica (SLA) dell’uomo, ha evidenziato l’esatta collocazione del ruolo della medicina veterinaria in sinergia e a sostegno anche della medicina umana nel rispetto del principio delle attuali politiche europee in campo sanitario della “one health” cioè di “una sola salute”.
Per quanto riguarda il mio pensiero dico: Parlando con allevatori, ho avuto conferma che ogni allevatore a le tecniche di allevamento. Quasi tutti gli allevatori tendono a danneggiare il genotipo sistema immunitario di questi soggetti. Per esempio tutti fanno partire la riproduzione in inverno tenendo l’ambiente riscaldato, metodo a parer mio sbagliato. Un altro punto che non viene mai sottoposto all’attenzione è che il 90% degli allevatori tratta gli uccelli con cure antibiotiche preventive e periodiche a casaccio senza aver fatto alcun test o analisi Veterinaria, ma solo perché consigliato dall’amico allevatore a loro dire “esperto”. Poi molti usano tra gli alimenti più strani e insensati, pericolosi, per gli uccellini. Addirittura ho sentito allevatori che fin dai primi giorni di vita somministrano ai piccoli con una siringa vitamine o proteine per farli crescere più sani e più robusti, al loro dire. Personalmente trovo tutto sbagliato, i volatili vanno messi in riproduzione in primavera o dipende la razza dell’uccello nel suo periodo. Non devono mai essere trattati con nessun tipo di farmaco o antibiotico. Questo è il mio parere!


salve, concordo pienamente che in tanti usano trattare gli uccellini in modo periodico ,per sicurezza dicono. Altri fanno trattamenti precove,a costoro portai l' esempio chiedendo loro se lo avevano fatto con le loro consorti prima di avere figli. Personalmente uso curare il singolo soggetto , mai fatto trattamenti globali, e cerco eventuali soggetti solo da allevatori che applicano anche loro queste regole


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