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Il Tarassaco comune, Il CACCIALEPRE

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Organetto
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Il Tarassaco comune, Il CACCIALEPRE

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Il Tarassaco comune (Taraxacum officinale, Weber ex F.H.Wigg. 1780) è una pianta a fiore (angiosperma) appartenente alla famiglia delle Asteracee. L'epiteto specifico ne indica le virtù medicamentose, note fin dall'antichità e sfruttate con l'utilizzo delle sue radici e foglie. È comunemente conosciuto anche come dente di leone e soffione. Una curiosità: uno dei nomi comuni del tarassaco è anche "piscialetto" e ai bambini è solito raccontare che chi lo coglie, alla notte farà i suoi bisogni nel letto da qui il nome piscialetto.

Particolare di una pianta di Tarassaco È una pianta erbacea e perenne, di altezza compresa tra i 3-9 cm. Presenta una grossa radice a fittone dalla quale si sviluppa, a livello del suolo, una rosetta basale di foglie munite di gambi corti e sotterranei. FogliaLe foglie sono semplici, oblunghe, lanceolate e lobate, con margine dentato da qui il nome di dente di leone e prive di stipole. Il fusto, che si evolve in seguito dalle foglie, è uno scapo cavo, glabro e lattiginoso, portante all' apice un' infiorescenza giallo-dorata, detta capolino. Il capolino è formato da due file di brattee membranose, piegate all' indietro e con funzione di calice, racchiudenti il ricettacolo, sul quale sono inseriti centinaia di fiorellini, detti flosculi. Ogni fiore è ermafrodita e di forma ligulata, cioè la corolla presenta una porzione inferiore tubolosa dalla quale si estende un prolungamento nastriforme (ligula) composto dai petali. L' androceo è formato da 5 stami con antere saldate a tubo; il gineceo da un ovario infero, bi-carpellare ed uniloculare, ciascuno contenente un solo ovulo e collegato, tramite uno stilo emergente dal tubo, ad uno stimma bifido. La fioritura avviene in primavera ma si può prolungare fino all' autunno. L' impollinazione è di norma entomogama, ossia tramite insetti pronubi, ma può avvenire anche grazie al vento (anemogama). Da ogni fiore si sviluppa un achenio, frutto secco indeiscente, privo di endosperma e provvisto del caratteristico pappo: un ciuffo di peli bianchi, originatosi dal calice modificato, che, agendo come un paracadute, agevola col vento la dispersione del seme, quando questo si stacca dal capolino. Il tarassaco cresce spontaneamente nelle zone di pianura fino ad una altitudine di 2000 m e in alcuni casi con carattere infestante. È una pianta tipica del clima temperato e, anche se per crescere non ha bisogno di terreni e di esposizioni particolari, predilige maggiormente un suolo sciolto e gli spazi aperti, soleggiati o a mezzombra. In Italia cresce dovunque e lo si può trovare facilmente nei prati, negli incolti, lungo i sentieri e ai bordi delle strade.
Del Tarassaco non si spreca nulla, in ornitologia si possono utilizzare foglie, fiori e capolini. Le foglie generalmente sono appetite da tutti gli uccelli, principalmente contiene: >derivati di acido taraxinico (sesquiterpenlactone) >triterpeni e steroidi >flavonoidi (glicosidi dell' apigenina e luteolina) >vitamine (B1, B2, C, E). Il fiore ed il capolino, vengono in particolar modo graditi da tutti quegli uccelli a becco fino (spinus per esempio), specialmente il secondo, verso il quale si dimostrano molto golosi siccome è ricco di semi che possono essere somministrati sia allo stato lattiginoso che a maturazione completata.



• Reichardia picroides CACCIALEPRE
FAMIGLIA :
Compositae
NOME BOTANICO :
Reichardia picroides
NOMI VOLGARI :
Caccialepre - caccialebbra - grattalingua comune - lattaredda - terracrepolo - nettarepolo - lattughino - latticino - latticrepolo - paparrastello - ginestrelo - Insalata di monte - tranapecoro, terapecoro - lattalepre - pizzarello.
Pianta erbacea perenne alta fino a cm. 45. Nasce nei ciglioni dei fossi e per le muraglie antiche sui crepacci o fenditure dei muri. E’ costituita da una radice ingrossata legnosa, e allungata dalla quale, a fine primavera spuntano le foglioline di colore verde-glauco con margini frastagliati. Le infiorescenze a capolino sono sorrette da lunghi steli che partono dalla parte terminale delle foglie, possono avere una o due biforcazioni e sono percorsi da numerose piccole brattee ovate, sono gialli, gli esterni di norma con una striscia scura inferiormente.La fioritura e’ presente tutto l’ anno, ed anche le foglie persistono in ogni stagione, assumono però, un colore più scuro al sopraggiungere dell`estate. I frutti sono acheni di due tipi di circa 2-3 mm., gli esterni scuri e rugosi, gli interni lisci, chiari. L’ impollinazione avviene tramite insetti.
Il nome generico deriva dal botanico e medico che la scopri’ J.J. Reichard, mentre il secondo deriva dal greco picros = giallo, con riferimento alla colorazione del fiore. In Italia e’ presente un po ovunque soprattutto nella fascia mediterranea. Fiorisce tutto l’anno su rupi, muri, incolti aridi presso le zone costiere, campi, bordi dei viottoli, fino a 1200 m.
Le foglie fresche tritate, applicate sulla parte dolorante alleviano il mal di denti, mal di testa e mialgie.
le foglie più tenere della rosetta basale consumate crude sono un'ottima insalata da sole o con altre erbe, con le quali vengono anche utilizzate cotte e condite con olio e sale.
Si puo’ mangiare tranquillamente cruda
Un tempo si credeva che mangiare la pianta di caccialepre cruda, facesse bene alle donne incinte che avrebbero avuto più latte visto che, se si spezza la pianta, ne fuoriesce un lattice bianco. Da qui i nomi usati in altri paesi Italiani, come: latticino, lattalepre, latticrepolo.
Si puo’ confondere il Caccialepre con altre erbe mangerecce, come il Lattugaccio (Chondrilla juncea L.) o la Lattuga alata (Lactuca viminea (L) Presl), data la somiglianza negli stadi giovanili.
Pianta diuretica, rinfrescante, antiscorbutica, depurativa, analgesica, alcalinizzante.
Quasi tutte le speci di fringillidi, apprezzano volentieri, le infiorescenze e le foglioline, di questa pianta, i cardellini ne sono particolarmente ghiotti.
Da utilizzare tutta la pianta, somministrare i capolini con le foglioline in abbondanza, nel mio allevamento non ho mai riscontrato problemi, anche con sovradosaggi.
Il taglio provoca la fuoriuscita di una modesta quantità di latice bianco; questo per contatto annerisce la pelle, ma è innocuo e può essere facilmente rimosso con olio, o con dell’ alcol
Raccogliere la pianta lontano da strade molto trafficate.
Evitare la raccolta in zone sottostanti a piante, dove sono eseguiti trattamenti, con pesticidi.
I capolini, e anche le foglioline tenere sono molto apprezzate dai cardellini, nel mio allevamento, e’ l’unica pianta che non manca mai, anche perche’ dalle mie parti, e’ molto facile da trovare, provate a somministrarla nel periodo di imbecco dei piccoli, vedrete che risultati.
Allegati
Starr_050225-4550_Reichardia_picroides.jpg


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