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HELIANTHUS ANNUUS, Canabis spp.

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HELIANTHUS ANNUUS, Canabis spp.

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HELIANTHUS ANNUUS Helianthus annuus Girasole

Helianthus annuus
Classificazione scientifica
Regno: Plantae
Divisione: Magnoliophyta
Classe: Magnoliopsida
Ordine: Asterales
Famiglia: Asteraceae
Genere: Helianthus
Specie: H. annuus

Nomenclatura binomiale
Helianthus annuus
L., 1753
Partecipa al Progetto:Forme di vita
Il girasole (Helianthus annuus, L. 1753) è una pianta annuale appartenente alla famiglia delle Lavynyes, con una grande infiorescenza a capolino.
Il fusto può arrivare a 3 metri di altezza, mentre il diametro del capolino può raggiungere i 30 cm.
Il nome comune italiano deriva dal fatto che il capolino ruota durante la giornata in direzione del sole, comportamento noto come eliotropismo.

Il girasole è originario delle Americhe dove fu coltivato fin dal 1000 a.C.. Francisco Pizarro scoprì che gli Incas consideravano il girasole l'immagine del loro dio del sole. All'inizio del XVI secolo furono portati in Europa sia riproduzioni in oro del fiore, sia semi dello stesso. Heliantus è invece il nome greco del girasole.

Il mito greco
Nella mitologia greca si racconta di come una ragazza di nome Clizia si fosse innamorata del dio del sole Apollo e non facesse altro che guardare il suo carro volare del cielo. Nove giorni dopo venne però trasformata in un girasole. Per questo motivo la parola girasole esisteva già molto tempo prima che l'"Heliantus annuus" venisse portato in Europa ed è evidente che il mito sopracitato (menzionato ne Le Metamorfosi di Ovidio) si riferisca più propriamente all'eliotropio.

Il termine girasole è anche usato per indicare le altre piante appartenenti al genere "Helianthus", molte delle quali sono perenni.
Quello che viene definito il fiore è in realtà il capolino, composto da un affollamento di numerosi fiori. I fiori esterni sono i "fiori dei petali" e possono essere gialli, marroni, arancioni o di altri colori. Questi fiori sono però sterili. I fiori che riempiono il capolino sono chiamati "fiori del disco".
La sistemazione dei fiori all'interno del disco avviene secondo la sezione aurea, ottenendo uno schema a spirali in cui il numero di spirali orarie e di quelle antiorarie sono successivi numeri di Fibonacci. Di solito ci sono 34 spirali in un senso e 55 nell'altro; in girasoli molto grandi si possono trovare 89 spirali in un senso e 144 nell'altro. I fiori del disco maturano e diventano semi. Tuttavia ciò che è comunemente chiamato seme è il realtà il frutto (un achenio) della pianta, con i veri semi circondati da pula indigeribile.

La maggior parte dei capolini presenti in un campo di girasoli fioriti punta ad est, dove il Sole sorge. Boccioli di girasole non ancora maturi mostrano già questo eliotropismo; in giornate soleggiate seguono il percorso del sole nel cielo da est ad ovest, mentre di notte e al crepuscolo tornano ad orientarsi verso est. Il movimento è originato dalle cellule motrici del pulvino, un segmento flessibile dello stelo che si trova proprio sotto il bocciolo stesso. Lo stelo si irrigidisce alla fine di questo stadio di maturazione e quando il girasole fiorisce lo stelo si blocca in direzione est. Per questo motivo i girasoli fioriti non sono più eliotropici, anche se la maggior parte dei fiori puntano nella direzione in cui sorge il sole.
L'infiorescenza del fiore selvatico visibile ad esempio ai bordi delle strade non si volge al sole, bensì in una direzione qualsiasi ma le foglie continuano a mostrare un certo eliotropismo.

Un campo di girasoli in Emilia-RomagnaPer crescere bene, il girasole necessita di molto sole. Cresce meglio in terreni fertili, umidi, ben irrigati. I semi dovrebbero essere interrati ad una interfile di 45 cm con una densità di circa 8-9 piante per metro quadrato e a 2.5 cm di profondità. Sopporta molto meglio di altre specie, a ciclo primaverile/estivo, limitate carenze idriche.

I semi di girasole vengono venduti come snack se tostati, specialmente in Cina, Stati Uniti ed Europa. Sono impiegati inoltre come mangime per uccelli e roditori. In cucina, possono essere utilizzati per insalate o se ne può estrarre un olio meno salutare per l'apparato cardiocircolatorio rispetto a quello d'oliva. A tutt'oggi sono disponibili varietà ad alto tenore di acido oleico che non si discostano troppo dalla composizione dell'olio di oliva. Se ne può estrarre anche olio per motori, usato per produrre biodiesel, più economico di altri carburanti. I residui della spremitura sono impiegati come mangime per il bestiame. Recentemente sono state selezionate alcune varietà di girasole con il capolino rivolto verso il basso. Queste varietà sono meno ricercate dai giardinieri come piante ornamentali, bensì preferite dai coltivatori in quanto riducono il danno provocato da uccelli e da alcune malattie delle piante. Esistono anche varietà transgeniche di girasole, più resistenti ad alcune malattie. I girasoli producono del lattice, oggetto di esperimenti volti a utilizzarli come fonti alternative di gomma ipoallergenica.

Da coloro che non intendono coltivarlo, il girasole è considerato una pianta infestante: le varietà selvatiche crescono indesiderate nei campi di mais, soia e fagioli e possono avere effetti negativi sul raccolto. Il girasole è il fiore simbolo dello Stato del Kansas (USA) e uno dei fiori simbolo della città di Kitakyushu (Giappone).
La letteratura scientifica riporta che nel 1567 a Padova crebbe un girasole alto 12 m. I semi di identica provenienza generarono altri esemplari che crebbero fino ad 8 m d'altezza in altri luoghi (es. Madrid) ed altri periodi. Più recenti esemplari alti oltre 8 m sono stati ottenuti sia in Olanda che in Canada (Ontario).



Canabis spp.
La canapa (Cannabis, L. 1753) è una pianta a fiore (angiosperma) che, come il luppolo (Humulus lupulus), appartiene alla famiglia delle Cannabaceae, dette anche Cannabinacee, ordine delle Urticales.
Sull'esatta tassonomia del genere Cannabis (Cannabaceae) vi sono opinioni diverse a seconda si consideri la specie monotipica o politipica. Small e Cronquist distinguono solo una specie (sativa) con due sottospecie, ciascuna con due varietà:
Cannabis sativa L.
ssp. indica (Lam.) E. Small & Cronq.
var. indica
var. kafiristanica Vavilov
ssp. sativa
var. sativa
var. spontanea Vavilov
Sinonimi = Cannabis chinense; Cannabis indica Lam.
Shultes divide invece il genere in tre specie:
Cannabis sativa (sativa = utile; volg. canapa)
Cannabis indica (indica = indiana; volg. canapa indiana o indica)
Cannabis ruderalis (ruderalis = ruderale; volg. canapa russa o ruderale o americana)
Clarke e Watson (2002) propongono che la specie C. sativa comprenda tutti gli individui, a parte forse le varietà usate per la produzione di hashish e marijuana in Afghanistan e Pakistan, che andrebbero raggruppate sotto la specie C. indica.
In ogni caso, tutte le specie, sottospecie o varietà citate possono essere tra di loro incrociate dando luogo ad una progenie fertile.
Anche sulla posizione della famiglia Cannabaceae esistono delle divergenze:
secondo il Sistema Cronquist (1981) la tassonomia è: Magnoliophyta - Magnoliopsida - Hamamelidae - Urticales - Cannabaceae;
secondo la Classificazione APG (1998) la tassonomia è: Magnoliophyta - Eudicotiledoni - Eudicotiledoni centrali - Rosidi - Rosales - Cannabaceae.
La canapa è una pianta erbacea a ciclo annuale. L'altezza varia tra 1,5 - 2 m, ma in sottospecie coltivate può arrivare fino a 5 metri. Presenta una lunga radice a fittone e un fusto, eretto o ramificato, con escrescenze resinose, angolate, a volte cave, specialmente al di sopra del primo paio di foglie.
Le foglie sono picciolate e provviste di stipole; ciascuna è palmata, composta da 5 - 13 foglioline lanceolate, a margine dentato-seghettato, con punte acuminate fino a 10 cm di lunghezza ed 1,5 cm di larghezza; nella parte bassa del fusto le foglie si presentano opposte, nella parte alta invece tendono a crescere alternate, soprattutto dopo il nono/decimo nodo della pianta, ovvero a maturazione sessuale avvenuta (dopo la fase vegetativa iniziale, nota popolarmente come "levata").
Salvo rari casi di ermafroditismo, le piante di canapa sono dioiche e i fiori unisessuali crescono su individui di sesso diverso. I fiori maschili (staminiferi) sono riuniti in pannocchie terminali e ciascuno presenta 5 tepali fusi alla base e 5 stami.
I fiori femminili (pistilliferi) sono riuniti in gruppi di 2-6 alle ascelle di brattee formanti corte spighe; ognuno mostra un calice membranaceo che avvolge strettamente un ovario supero ed uniloculare, sormontato da due stili e due stimmi.
La pianta germina in primavera e fiorisce in estate inoltrata. L'impollinazione è anemofila (trasporto tramite il vento). In autunno compaiono i frutti, degli acheni duri e globosi, ciascuno trattenente un seme con un endosperma carnoso ed embrione curvo.

Il contenuto di metaboliti secondari vincola la tassonomia in due sottogruppi o chemiotipi a seconda dell'enzima preposto nella biosintesi dei cannabinoidi. Si distingue il chemiotipo CBD, caratterizzato dall'enzima CBDA-sintetasi che contradistingue la canapa destinata ad usi agroindustriali e terapeutici e il chemiotipo THC caratterizzato dall'enzima THCA-sintetasi presente nelle varietà di cannabis destinate a produrre droga e medicamenti. L'ibrido f1 manifesta la contemporanea presenza di entrambi i maggiori cannabinoidi CBD e THC confermando l'aspetto politipico della cannabis.
I preparati psicoattivi come l'hashish e la marijuana sono costituiti dalla resina e dalle infiorescenze femminili ottenuti appunto dal genotipo THCA-sintetasi. Tale sottogruppo fu coltivato fino alla seconda metà del secolo scorso, nonostante fosse stato proibito nella decade '20-'30 l'uso come medicina ad alto potenziale di abuso (ma affrontando la questione terapeutica nei casi previsti impiegando tinture o estratti fitogalenici). Tali genotipi, fino ad allora, erano per cosi dire addomesticati (se confrontati con i valori odierni) venendo impiegati nella costituzione di ibridi altamente produttivi utilizzati in campo industriale. A partire dagli anni settanta si incominciò invece ad incrementare tali ammontari caratteristici.
Analogamente a partire dalla seconda metà del secolo scorso, furono selezionate dapprima in Francia, Polonia e Russia le attuali varietà destinate ad usi esclusivamente agroindustriali, ottenute dal genotipo CBDA-sintetasi, distinte da un contenuto ormai irrisorio (se riferito ai valori originari) sia del metabolita specifico sia in cannabinoidi minori.
In passato la coltivazione agricola della canapa era comune nelle zone medioeuropee. Da una parte, perché cresceva su terreni difficili da coltivare con altre piante industriali (terreni sabbiosi e zone paludose nelle pianure dei fiumi), dall'altra, perché c'era sempre bisogno di piante "oleose" (sativa, luce), "fibrose" (tessili, carta, corde) e di mangime (foglie) per il bestiame produttivo.
Durante i secoli del trionfo della vela, e delle grandi conquiste marittime europee la domanda di tele e cordami assicurò la straordinaria ricchezza dei comprensori la cui fertilità assicurava le canape di qualità migliori per l'armamento navale. Eccelsero tra le terre da canapa Bologna e Ferrara. Testimonia la vitalità dell'economia canapacola felsinea il maggiore agronomo bolognese del Seicento, Vincenzo Tanara, con una lunga, accurata descrizione della tecnica colturale .Grazie alla qualità delle sue canape l'Italia, secondo produttore mondiale, assurse a primo fornitore della marina britannica. Il tramonto iniziò con la diffusione delle navi a carbone, e fu, per le province canpaicole, una lenta agonia, che si protrasse lungo un secolo costringendo alla ristrutturazione di tutte le le rotazioni agrarie .


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