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Il ritorno del pappagallo blu.....

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Massimo
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Il ritorno del pappagallo blu.....

Messaggio da Massimo »

Il ritorno del pappagallo blu.

Estinta da ventidue anni in natura, l’ara di Spix è tornata ad abitare le foreste del nord del Brasile. Con l’aiuto degli scienziati tedeschi. E gli insegnamenti di un altro uccello
Ventidue anni dopo la sua estinzione in natura, l'ara di Spix (Cyanopsitta spixii) è tornata a volare nei cieli del Brasile. Merito dello Spix's Macaw Re-Introduction Project: governo brasiliano e conservazionisti hanno fatto squadra per riportare questi piccoli pappagalli blu in quella che un tempo era la loro casa, la Caatinga, regione semiarida nel Nordest del Brasile dove piove solo per 3-4 mesi all'anno (in lingua tupi Caatinga significa foresta bianca, perché predominano i colori grigio e bianco degli alberi spogli).

Proprio la fragilità dell'habitat, soggetto alla desertificazione e devastato dalla voracità delle capre degli allevamenti, è stata una delle cause dell'estinzione della specie. Assieme al bracconaggio: in passato c'era chi era disposto a pagare migliaia di dollari per un raro pappagallo blu. Quando l'ultimo maschio rimasto in natura morì, nel 2000, governo brasiliano e conservazionisti si erano già mobilitati, ma intensificarono gli sforzi: volevano convincere quanti più collezionisti possibile a donare i loro pappagalli al progetto di reintroduzione (anche concedendo l'amnistia ai "pentiti", visto che possedere un'ara di Spix era illegale). Fu una corsa contro il tempo: questi uccelli vivono 20-35 anni, il timore era che gli esemplari "domestici" morissero o diventassero troppo vecchi per riprodursi. Alla fine gli scienziati misero assieme un gruppetto di pappagalli da cui iniziare un programma di riproduzione in cattività gestito principalmente dall'Association for the Conservation of Threatened Parrots (Actp) in Germania, partner del progetto. E in Germania sono infatti nate e cresciute le otto are di Spix che lo scorso 11 giugno, dopo un viaggio intercontinentale, hanno preso il volo nella Spix's Macaw Reserve, riserva privata di oltre duemila ettari nello stato brasiliano di Bahia donata al progetto da un principe de"Abbiamo optato per un rilascio "soft", adottando le stesse misure del fortunato Puertorican Amazon Reintroduction Project (progetto di reintroduzione del pappagallo Amazona vittata, ndr)" ci ha spiegato Martin Guth, fondatore dell'Actp. "Vicino alle voliere in cui erano stati trasferiti i pappagalli in attesa di essere liberati abbiamo sistemato mangiatoie per assicurargli cibo ed evitare che si allontanassero troppo subito dopo il rilascio".
Le due specie

Con le otto are di Spix sono state liberate anche otto are ali blu (Primolius maracana). Le due specie sono della stessa famiglia (Psittacidae) e hanno comportamenti simili: fanno il nido nelle cavità degli stessi alberi e mangiano gli stessi semi e noci. La speranza era che, una volta in libertà, le ben più navigate ali blu aiutassero le Spix a "prendere le misure" della vita selvaggia. "I pappagalli sono animali intelligenti, imparano in fretta: le are di Spix hanno iniziato a imitare le aliblu, seguendole nella ricerca di cibo e rispondendo ai loro richiami d'allarme per i predatori (opossum, serpenti, rapaci, ndr)".

Non era scontato ci riuscissero, essendo nate e cresciute in gabbia. E infatti... di un'ara di Spix si sono perse le tracce (gli esemplari rilasciati avevano radio-collari per seguirne gli spostamenti); un'altra è stata uccisa da un rapace. "Sapevamo che sarebbe potuto succedere, la vita in natura è anche questo" ha detto Cromwell Purchase, zoologo coordinatore del programma di reintroduzione per l'Actp "ma ora le cose stanno andando bene: il monitoraggio funziona e i pappagalli diventano ogni giorno più abili a sfruttare le risorse naturali. Siamo dispiaciuti della perdita, ma proseguiremo gli sforzi per ristabilire una popolazione naturale di are di Spix": il prossimo dicembre saranno liberati altri dodici uccelli e ulteriori rilasci sono programmati nei prossimi anni.
Nessuno poteva dubitare della tenacia dei ricercatori: sono più di vent'anni che si dedicano a questi pappagalli. Oggi il progetto può contare su oltre 200 uccelli, ma all'inizio non nascevano pulcini. "La nostra popolazione in cattività discende da soli sette fondatori, quindi in origine c'era poca variabilità genetica, un problema che potrebbe aver determinato lo scarso successo dei primi tentativi naturali di riproduzione" ha ammesso Guth "così abbiamo inizialmente optato per l'inseminazione artificiale (poi abbandonata nel 2018, ndr), tecnica che ci ha permesso di aumentare le combinazioni genetiche scegliendo cellule uovo e spermatozoi di individui che non si erano mai accoppiati spontaneamente. Il programma di riproduzione è costantemente migliorato anche grazie ad anni di raccolta dati che ci hanno permesso di approfondire la biologia riproduttiva della specie".
Pulcini intelligenti

Una delle cose più importanti, ha sottolineato Guth, è stata permettere alle coppie di are di crescere i loro pulcini: i piccoli allevati dai genitori naturali sono più "intelligenti" di quelli allevati a mano, quindi hanno più chance di farcela nella foresta.

Foresta che nella Spix's Macaw Reserve è protetta, un rifugio sicuro per le future generazioni di are. Ma il successo del progetto non è comunque scontato. "La nostra conoscenza dei processi ecologici e delle interazioni tra specie è troppo limitata per poter comprendere appieno tutti i fattori che influiscono sulla sopravvivenza di una specie e quindi prevedere la buona riuscita di un'operazione di reintroduzione". Insomma, non si può prevedere l'imprevedibile, ma uno sforzo non è solo necessario, è dovuto.
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