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LA STRAORDINARIA STORIA DELLA PETROICA DELLE CHATMAN (Petroica traversi)

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Max max
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LA STRAORDINARIA STORIA DELLA PETROICA DELLE CHATMAN (Petroica traversi)

Messaggio da Max max »

LA STRAORDINARIA STORIA DELLA PETROICA DELLE CHATMAN (Petroica traversi)

Questa è la seconda Cronaca storicamente postata nel Gruppo. Ed è una cronaca che ripropongo volentieri perché è il salvataggio di una specie in extremis, allorquando pareva che nessuna speranza si potesse riporre. Era rimasta una sola femmina, Old blue. Oggi la Specie conta più di 250 esemplari, tutti provenienti da quell'unica femmina.
Il responsabile del salvataggio è praticamente una sola persona, Don Merton. Scomparso nel 2011, a lui e soltanto a lui si deve oggi l'esistenza di una Specie Animale che altrimenti si sarebbe sicuramente estinta, la Petroica delle Chatman. Inoltre ha contribuito grandemente alla conservazione del pappagallo terricolo, il Kakapo (Strigops abroptila). Naturalista neozelandese e Docente, non ha mai lanciato creme di pisello sulle opere d'arte o bloccato il traffico, ma, cosa assai più impegnativa, ha dedicato la sua vita a salvare Specie. La Petroica delle Chatman se oggi esiste lo deve a lui e solo a lui e questa è la sua storia.
Don Merton. E' un famoso ornitologo neozelandese che ha quasi salvato il Kakapo (il pappagallo terricolo) ed ha sicuramente salvato Il cosiddeto Black Robin, Pettirosso Nero o Petroica delle Chatman (Petroica traversi).
Di questa storia avvincente e pochissimo conosciuta in Italia, vi vorrei fare qualche cenno, anche perchè, oltre a sfiorare la commozione per l'abnegazione e l'estremo amore di questo illustre ornitologo e della sua squadra, affronta molte tematiche molto note a noi grandi o piccoli allevatori: l'imprinting con successive difficoltà allevative per pulli allevate a balie, la selezione delle balie stesse sulla base della filogenesi (grado di parentela).....
La storia vi verrà raccontata dal filmato che vi allego, ma pur consigliandovi vivamente di guardarlo perchè è semplicemente commovente nonchè emozionante, è in inglese con intenso accento neozelandese, e quindi voglio spendere prima due parole, anche per cercare di capire qualche risvolto che, per chi fa allevamento di selezione, sa di fantascienza.
La Petroica delle Chatman, che in inglese si declina Chatham Island Robin, si chiama così perchè vive(va) nell'arcipelago delle Chatham Islands prossimo alle coste della Nuova Zelanda. La storia del progressivo declino di questo piccolo insettivoro (il genere è Petroica perchè comprende 15 -16 specie che hanno l'abitudine di appollaiarsi sulle pietre - anche se sono eminentemente forestali) è quella tipica degli uccelli insulari, dall'atteggiamento confidente (frutto di migliaia di anni di isolamento, in assenza di predatori specifici) e dall'areale ristretto: deforestazione, intoduzione di bestiame domestico (pecore), introduzione di predatori (gatti), urbanizzazione. il piccolo insettivoro scompare progressivamente da tutte le isole dell'arcipelago. il suo ultimo eremo è Little Mangere Island, uno scoglio con al centro un ciuffo di foresta primaria. basta poco in un simile contesto a mettere in pericolo questa piccolissima popolazione residuale, ed infatti inverni particolarmente freddi abbinati a forti venti e tempeste, oltre che all'introduzione di pecore, causa un declino della piccola foresta e con essa del nostro pettirosso nero. La popolazione attentamente monitorata dal Wildlife Service della Nuova Zelanda, si ridusse a soli 7 esemplari nel 1976 ed a soli 4 nel 1980, 3 maschi ed 1 sola femmina, OLD BLUE. Cara vecchia Old Blue, grazie a lei e a Don Merton (a capo del Wildlife Service) la specie si è salvata. sembrava lo sapesse OLD BLUE (blu è il colore dell'anellino di riconoscimento che portava alla zampina, e messale da Don Merton a pochi giorni di vita, come a tutti gli altri conspecifici, ovviamente di colori differenti, come segnali distintivi), sembrava cioè sapesse che l'intera specie era sulle sue spalle ed infatti campò ben 12 anni, contro i normali 5-6! La situazione era quindi disperata, la stagione riproduttiva era stata saltata, perchè le condizioni non erano più ottimali, lo spazio esiguo per un quartetto simile, con i maschi che si contendevano l'unica femmina rimasta, sprecando energie preziose in baruffe, era inadatto. Don capì che si era al capolinea, si doveva fare qualcosa. Catturò i 4 esemplari residui e li trasferì su un'isola più grande, preventivamente bonificata da predatori intrusi e riplantumata, la vicina Mangere Island. L'operazione ebbe successo, lo spazio più grande e l'ambiente più favorevole, fecero sì che la stagione successiva due piccoli nacquero, dall'unica coppia riproduttiva dell'intera specie, OLD BLUE e OLD YELLOW. Non era sufficiente e Don preventivamente prelevò un uovo dalla covata e a titolo sperimentale lo mise a balia ad una coppia di Dendroiche, Gerygone albofrontata, che già avevano dato ottima prova di loro nel covare un uovo artificiale senza accorgersene.
La Dendroica ha dimensioni simili, ma fa un differente nido, a forma di calice e non a coppa. Questo era un indizio, il secondo è che non portò a termine lo svezzamento dell'intruso che morì a circa due settimane. La distanza evolutiva di questa balia era evidentemente troppo ampia. La tecnica che cercava di applicare Don Merton si chiama cross-fostering , ben nota anche agli allevatori. se le uova di una covata vengono poste a balia, la coppia che le ha prodotte si rimette in gioco ed in breve tempo ne sforna altre, aumentando in questo modo il pattern riproduttivo. Si ottengono così due covate in quasi contemporanea. La tecnica era giusta, sbagliata era la specie scelta come balia. Gli anni passano e la popolazione residua stenta a crescere. bisogna trovare una balia giusta. In un'altra isola c'è un parente stretto: il Tomtit (Petroica macrocephala)
Quindi, discesa con corde della scogliera con un termos incubatore con dentro due preziosissime uova della ancora unica coppia riproduttrice, viaggio fino all'Isola di Rangatira (o South-East Island), dove vengono posizionate nel nido di una coppia di Tomtit, togliendo loro le proprie uova. Questa volta successo pieno. I 2 novelli al termine dello svezzamento, che si protrae per quasi 70 giorni, vengono poi catturati e riportati a Mengere Island, dive intanto la coppia riproduttiva ha sfornato 3 piccoli propri. Così anche la stagione successiva e quella dopo ancora. si hanno ora 3 coppie che si riproducono e a tutte le 2 uova della prima covata vengono sottratte e fatte incubare a balia nell'isola di Sud Est. Ma sorgono problemi: i giovani cresciuti dai Tomtit sono imprintati sui Tomtit, cantano come Tomtit e non riescono a riprodursi. Fenomeno ben noto agli allevatori di Gould (anche se questi non cantano come i passeri del Giappone, lo fanno però i Ruficauda). Don Merton allora ha un'idea che si rivelerà la chiave di svolta, che può essere anche suggerimento per gli allevatori. I pulli a balia vengono riportati ai loro genitori naturali, ovviamente che abbiano piccoli della stessa età (ora si può giocare su molte coppie riproduttive), pochi giorni prima dell'uscita dal nido. Gli uccelli non sanno contare, è noto. Successo pieno! I novelli cantano come Black Robin, il processo di apprendimento del canto avviene negli ultimi giorni di nido! e si riproducono.....ora l'operazione va verso un piacevolissimo piano inclinato. Si arriva all'oggi. Nel frattempo una seconda popolazione è stata spostata proprio a South East Island, i gatti sono stati deportati ed è severamente vietato portarceli, è stata creata lì una riserva. Si arriva all'oggi dicevo, nel marzo di quest'anno si contano ben 260 esemplari di Black Robin, su due isole distinte, tutti discendenti da Old Blue, passata a miglior vita, imbalsamata e posta come statua in un museo con tutti gli onori che merita.
Per concludere, la fantascienza. Come è possibile che da una sola femmina, incrociando i discendenti fra di loro (quindi strettamente imparentati), si sia ottenuta una popolazione vitale? E la cosiddetta deriva genetica? Il punto è che questo Robin ha probabilmente buoni geni, privi di mutazioni recessive nocive o letali. Ed il motivo è semplice: ci è già passato. Tutte le popolazioni di uccelli insulari derivano da piccoli gruppi fondatori. Se questi fossero portatori di geni letali, semplicemente non si formerebbe la nuova specie insulare. Il fatto che questo sia avvenuto, significa che, per caso fortuito, questo passeriforme non porta geni dannosi. Popolazione altamente omozigote ma vitale!
Allegati
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