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Foresta Amazzonica

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COMITATO REDAZIONALE
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Foresta Amazzonica

Messaggio da COMITATO REDAZIONALE »

Questa discussione è stata presa dal vecchio Forum della FEO.



Carissimi il bellissimo Brasile è una terra ricca di boschi, foreste, che occupano il suolo, ed è la foresta più grande della Terra. La Foresta Pluviale Amazzonica. La sua estensione è superiore a quella di tutta l’Europa occidentale. Il fiume più ricco di acqua del pianeta che ha più di 1000 affluenti. Esso è formato dal confluire di due grossi fiumi dell’Amazzonia, il Rio Negro così chiamato per il colore scuro delle sue acque, causato dal decomporsi di piante e foglie e il Rio Solimões caratterizzato da acque giallastre e limacciose. Non si fa altro con la bocca di parlare di inquinamento di industrie e mezzi di trasporto, non si sa e non si capisce quanto sono importanti le piante per la trasformazione dell’anidride carbonica in ossigeno, vitale per l’uomo. La straordinaria foresta Amazzonica, proprio per la sua eccellente estensione viene non a caso considerata il Polmone della Terra, perché permette una grande produzione di ossigeno, senza il quale non ci sarebbe vita. Speriamo che la terra con la sua natura venga TUTELATA, da questo UOMO che la terra fa molto per lui, ma l’UOMO con la sua intelligenza è cultura fa pochissimo……


Bisognerebbe spiegare, a molti dementi che l’acqua non è una fonte inesauribile e, per diverse ragioni, andrà diminuendo, che l’uomo è composto per la maggior parte di acqua e senza di essa, come una pianta, non potrebbe vivere. UOMO cambia, se no ti distruggi, con le tue mani.


La foresta ultima foresta primigenia del mondo. Lungo la costa marina e sulle coste dei fiumi si trovano felci giganti e mangrovie alte fino a 70 metri. Nell’interno la foresta vergine presenta tante varietà di alberi. Si possono incontrare piante che superano i 60 metri, fino a piante più piccole come felci, cespugli e addirittura piccoli arbusti. Una foresta sempre lussureggiante, anche durante la stagione secca, dove le piante competono in altezza tra loro per “rubarsi” la poca luce che filtra tra le foglie. La lotta per la luce si combatte con l’altezza, come fanno le liane e le piante arrampicatrici che si abbarbicano agli altri alberi per prendere il posto più vicino alla luce. Ci sono poi piante che crescono su altre e se ne servono come appoggio per arrivare in cima e lassù sviluppano delle particolari radici aeree che permettono di prendere il nutrimento non dalla terra, ma direttamente dal cielo. Sono radici speciali, a forma di imbuto nelle quali si deposita l’acqua piovana creando pozzanghere in miniatura che offrono a larve di zanzare, ranocchi ed altre specie di animali acquatici un ambiente vitale e alla pianta la possibilità di nutrirsi degli avanzi e dei resti dei suoi graditi “ospiti”.
Una meraviglia della natura!



Ma che dire….. Sono d’accordo… bisogna aggiungere che la vegetazione prospera per l’elevata umidità del sottobosco che però, in realtà, è poco fitto a causa della scarsità della luce. I raggi di sole che filtrano al di sotto del tetto costituito dalle cime degli alberi è troppo debole infatti per consentire la crescita di un sottobosco lussureggiante, questo è possibile solo dove la luce riesce a penetrare vicino ai corsi dei fiumi, vicino alle radure prive di alberi o ai margini delle strade. Negli specchi d’acqua bellissime sono le ninfee galleggianti con la varietà delle loro forme rotonde che, nella specie Victoria regia, raggiungono i due metri di diametro. Bisogna sapere che la Poligonacea coccoloba, le cui foglie possono essere più grandi di un uomo 2,5 m di altezza e 1 m di larghezza! Possono offrire tante piante intricate e abbracciate a più livelli sembrano cattedrali gotiche costruite dalla natura, decorate dalla varietà di orchidee, muschi e licheni. La grande ricchezza vegetale deriva dal fatto che nella Foresta Amazzonica sono presenti tre sistemi ecologici, la zona della terra firme, al riparo da inondazioni, quella della varzea, area periodicamente raggiunta dalle acque, particolarmente fertili per il regolare apporto di sostanze nutritive e la zona dell’igapò, con allagamenti e acquitrini paludosi che nascono perché i fiumi, durante la stagione delle piogge, invadono la foresta per chilometri e chilometri quadrati. Queste spettacolari raccolte d’acqua, abitate abbondantemente da mangrovie, si riducono lentamente nella stagione calda e umida, ma rappresentano comunque il più grande bacino pluviale del mondo, senza il quale ci sarebbero tante piogge in meno. Quindi meno acqua per tutti, piante e uomini.



Dopo tutto quello che è stato detto è facile pensare che questa regione sia fertilissima e quindi adatta alla coltivazione. Invece si è dimostrato fallimentare disboscare la foresta per trasformarla in campi coltivabili, e si è visto che, dopo poco tempo le piantagioni si impoverivano e i raccolti diventavano scarsi. La foresta, contrariamente a quello che si potrebbe credere, affonda le sue radici in terreni poveri di sostanze nutritive perché formati da rocce antichissime già fortemente erose e levigate. Il terreno su cui è posta la foresta tropicale è dunque praticamente sterile e i fiumi che scaturiscono dal suolo non contengono sostanze nutritive. Solo i fiumi che provengono dalle Ande, più giovani e quindi meno erose, depositano strati argillosi fertili, nei periodi delle piene. In definitiva le acque del Rio delle Amazzoni sono per queste ragioni quasi prive di minerali. Dal momento che il suolo non assorbe materie vitali, la maggior parte del nutrimento deriva dalla macerazione di tronchi, rami e foglie. Vi è una concatenazione di organismi che mettono in moto il riciclo delle sostanze. Immagina ad esempio il ruolo importante delle termiti che, spezzettando il legno, accelerano la trasformazione delle sostanze nutritive che in esso sono racchiuse. Animali e vegetali contribuiscono a mantenere in perfetto equilibrio la trasformazione degli elementi che diventano nutrimento. Pensa che vivono nella foresta numerose specie di vegetali, ma ogni esemplare è presente in numero limitato, così che i parassiti, i batteri e i funghi del sottosuolo che si alimentano solo di una specie, abbiano una crescita limitata e non possano riprodursi all’infinito.
Tutto è sotto controllo, fino a che non interviene l’uomo a spezzare questo equilibrio perfetto con il taglio delle piante, e dando fuoco.
Che tristezza……….



E sapete che le lattine fatte di alluminio, che non si trova già pronto in natura ma si ricava da una roccia che si chiama bauxite? In Brasile, terra ricca di risorse minerarie, si estrae anche la bauxite. I suoi giacimenti si trovano proprio in mezzo alla foresta amazzonica e per arrivarci sono state costruite strade che hanno richiesto l’abbattimento di tantissimi alberi. Quasi inghiottita dalla foresta, lunga oltre 5.000 km un’infinità! collega l’Amazzonia da est a ovest. Immagini satellitari hanno rilevato che ogni minuto scompare un’area verde pari a sei campi da calcio. Una volta poi che le piantagioni vengono abbandonate si sviluppa il cosiddetto bosco secondario che comprende specie completamente diverse da quelle della foresta e servono da 250 a 2000 anni per tornare ad avere una foresta tropicale … Quante generazioni di uomini devono passare prima che ritorni il paesaggio iniziale!






Argomento da fare una grande riflessione, c’è anche da dire che il disboscamento sta causando anche cambiamenti climatici e si rischia l’aumento del fenomeno del riscaldamento globale. Anidride carbonica, metano ed altri gas nell’atmosfera grazie anche alla presenza degli organismi animali e vegetali, sono necessari a creare uno schermo che contenga il calore riflesso dei raggi solari e riscaldi la terra tanto da permettere un clima adatto alla vita animale e vegetale. Oggi la temperatura si sta alzando un po’ troppo perché questi gas vengono prodotti in eccesso, non solo per mezzo della combustione di carbone e petrolio, ma anche a causa degli incendi. La conseguenza dell’aumento di solo due o tre gradi, previsto per l’anno 2050, potrebbe portare a gravi cambiamenti del clima mondiale che possono provocare l’estinzione di alcune specie, rompendo così quell’equilibrio della natura che abbiamo definito così importante. L’incendio dei boschi porta inoltre la produzione di sostanze che attaccano lo strato di ozono, presente nella calotta più esterna della nostra atmosfera, che protegge l’uomo dalle pericolose radiazioni ultraviolette del sole.



Come si fa ad non essere d’accordo con quanto scritto fino ad ora. Nella foresta gli animali spesso vivono sulle cime degli alberi per sfuggire all’umidità del suolo, causata dalle grandi piogge. Tra questi vi sono le scimmie, fra cui le “urlatrici” (bugios) e alcune scimmie piccole come uno spazzolino da denti che pesano solo 130 grammi. Può capitare di vedere sugli alberi, a testa in giù, i bradipi, riescono a stare in quella posizione per tanto tempo. Si aggirano per la foresta anche l’armadillo, il grande formichiere che puoi anche trovare arrampicato su un albero a caccia di formiche e le termiti. Il giaguaro è il re della selva, ma il caimano, una specie di coccodrillo, con le sue terrificanti fauci che spalanca per addentare le prede, è il signore indiscusso di fiumi e paludi. Non mancano i serpenti, il jiboa, o boa constrictor, che ingoia le prede intere, il boa verde, bravissimo a mimetizzarsi così come il sicuri, la gigantesca anaconda che arriva a 9 metri di lunghezza. Tra i ragni il caranguejeira è più grosso di un telecomando. La maggior parte degli animali è però attiva solo di notte e il giorno si mimetizza, per cui il bosco nelle ore diurne dà l’idea di una grande calma. Anche gli insetti si mimetizzano e facilmente li puoi confondere, nella forma e nel colore, con foglie secche o pezzi di corteccia. Il Rio delle Amazzoni è caratterizzato da una grande varietà di pesci d’acqua dolce. Il pesce più grosso è il pirarucu, che arriva a pesare un quintale. Degno di attenzione è il gimnoto, una specie di grossa anguilla provvista di organi che generano corrente elettrica, allontanando così il nemico. Quanto è bella la natura, non si può fare altro che fermarsi ad ammirare l’eleganza e la bellezza dei colori di questi che sono tra gli uccelli più ammirati. Allo stesso modo rendono meraviglioso il paesaggio i simpatici tucani dal lungo becco giallo-arancio e i coloratissimi pappagalli. Si aggira per acquitrini o nelle sponde dei fiumi il tapiro, se lo vedi sembra un rinoceronte, o meglio un cugino più piccolo. Gli agapò sono anche frequentati dalla lontra, abile a mimetizzarsi e fenomenale nella caccia. Il capibara, il più grosso roditore conosciuto può essere lungo fino a un metro e mezzo e pesare 80 chilogrammi è un grande campione di nuoto grazie alle sue zampe palmate e un sub eccezionale, con un tempo di permanenza sott’acqua senza respirare che arriva anche a dieci minuti. Amazzonia è una foresta pluviale, in gran parte compresa in territorio brasiliano, che copre una superficie pari al 42% di quella dell'Europa. Dall'estremo limite occidentale della foresta, ai piedi delle Ande, fino alla rive dell'Atlantico vi sono 3200 km, all'incirca la distanza tra Roma e l'Islanda. Il Rio delle Amazzoni, inoltre, possiede il più vasto bacino del mondo ed è il secondo fiume per lunghezza dopo il Nilo. A ragione è stato detto che l'Amazzonia è una specie di pianeta a sé stante. La foresta pluviale vi prospera nelle sue forme più ricche: il sottobosco è molto sviluppato, le fronde degli alberi e la vegetazioni aerea, formano una copertura pressoché continua, che filtra i raggi del sole e mantiene l'ambiente in una penombra perenne, satura di umidità. Qui vivono 750 specie di alberi, 400 specie di uccelli e 125 mammiferi, 100 specie di rettili e 60 di anfibi. E' stato calcolato che in ogni singolo albero vivano 400 tipi di insetti. Questa foresta costituisce un ecosistema ricchissimo, che si protende dal basso in alto, da terra fino alle cime degli alberi, per oltre 60 metri. E' anche un ecosistema che vive in un terreno assai povero di sostanze: gli scienziati ritengono che la sua esistenza sia il prodotto di un equilibrio, delicato e straordinario, tra un clima molto caldo e umido e un terreno che offre assai meno sostanze nutritive di quelli delle regioni circostanti, resi fertili dalle rocce di origine vulcanica. Quanto il terreno sia povero e l'ambiente delicato lo si è già potuto osservare in passato. E’ con profonda tristezza che dico in base le esperienze fatta dell’uomo, dico senso abbia distruggere vaste estensioni di foresta amazzonica e non solo, non riesco proprio a capirlo. La distruzione della foresta avanza e tutto questo sta contribuendo a cambiare il clima. La foresta amazzonica è la più grande foresta tropicale del mondo. Situata prevalentemente in Brasile, si estende anche oltre i confini nazionali, interessando i paesi circostanti del Venezuela, Colombia, Ecuador, Perù, Bolivia, Suriname e Guyana Francese. L'intera area amazzonica copre una superficie di oltre i 7 milioni di km², di cui circa 5,5 milioni sono occupati dalla foresta. Oltre ad essere riconosciuta come "il polmone verde della terra", l'Amazzonia rappresenta l'ecosistema più ricco al mondo di biodiversità: numerosissime specie di flora e di fauna vivono in questa immensa foresta, tra cui circa 60.000 specie di piante, più di 1.000 specie di uccelli e oltre 300 specie di mammiferi; gli anfibi superano le 400 specie, mentre si contano quasi 400 specie di rettili e sono circa 2,5 milioni le specie di insetti. La foresta amazzonica è attraversata da uno dei fiumi più grandi del mondo, il Rio delle Amazzoni, in cui vivono 2.000 specie di pesci d'acqua dolce e particolari specie di mammiferi acquatici come il delfino rosa e la lontra gigante. Ma gli animali non sono gli unici abitanti della foresta, che è caratterizzata da una significativa presenza umana: qui vivono 20 milioni di persone, appartenenti a popolazioni indigene quali amerindi e cabocli. Della foresta amazzonica si sente parlare sempre più spesso a proposito della deforestazione, un'opera di distruzione iniziata dal secolo scorso, che ha ridotto la foresta di oltre un quinto causando danni ambientali e pericolose conseguenze sul clima dell'intero pianeta. Per questo ci vuole più mobilitazione per tentare di fermare questa preoccupante situazione, perché altrimenti si rischierebbe un gravissimo danno, facendo sparire un'importantissima risorsa naturale indispensabile per l'equilibrio del nostro pianeta.

Voglio concludere dicendo che è stato sempre chiamato il "Polmone Verde" del mondo. Con la fotosintesi clorofilliana, le piante assorbono l’anidride carbonica dell’aria, per produrre il legno e tutto ciò di cui sono composti, e rilasciano ossigeno. l’amazzonia è definita il polmone del mondo perché i grandi alberi della grande foresta pluviale storica producono grandissime quantità di ossigeno e, viceversa, fissano grandissime quantità di anidride carbonica tolta dall’aria. E quel polmone, oggi, sta bruciando divorato ettaro dopo ettaro dalle fiamme. I dati sono molto preoccupanti: secondo le ultime rilevazioni satellitari, la foresta pluviale avrebbe visto un aumento del tasso di deforestazione dell'84% anno su anno. Un raddoppiamento della distruzione del patrimonio verde del pianeta che, caso vuole, è iniziato proprio con l'elezione di Jair Bolsonaro alla guida del Brasile. Gli ambientalisti accusano le politiche del Governo Bolsonaro, che avrebbero indebolito le norme a tutela dell’ambiente. Accuse rispedite al mittente da Bolsonaro, che dà agli ecologisti la responsabilità degli incendi, pur ammettendo di non avere elementi a sostegno di questa ipotesi. Giovedì, il presidente aveva riconosciuto che dietro i roghi potrebbero esserci allevatori interessati a liberare illegalmente superficie da destinare alle loro attività affamate di terra. In campagna elettorale, il presidente aveva promesso di ridurre le multe per chi danneggia la foresta pluviale e di limitare i poteri dell’agenzia che vigila sull’ambiente. Ma il problema non è solo il Brasile. Il Brasile rimane il centro del problema, visto che il 40% della foresta amazzonica è proprio collocato entro i confini del paese. Tuttavia la situazione anche negli altri stati (Paraguay, Bolivia e Perù) è drammatica a causa della mancanza di risorse e del disinteresse della classe dirigente. Bisogna assolutamente ricordare e dire che rischiamo tanto. Tantissimo. La foresta pluviale amazzonica garantisce ossigeno al pianeta; è un filtro naturale di anidride carbonica, ospita 3 milioni di specie (animali e vegetali) e al suo interno vivono circa 1 milione di indigeni. L'amazzonia è l'ultimo baluardo di resistenza di un mondo prossimo al collasso ambientale. La sua distruzione vorrebbe dire accelerare in maniera drammatica il processo di radicale cambiamento delle condizioni del pianeta frutto del riscaldamento globale. Tutti gli anni parti della foresta amazzonica sono percorse dalle fiamme. Quest’anno i satelliti dell’agenzia spaziale brasiliana hanno censito 40.341 incendi, il 35% in più rispetto alla media dei primi otto mesi dell’anno dal 2010 al 2018. Rispetto ai primi 8 mesi del 2018, quest’anno c’è un aumento di incendi pari al +79% e il 2019 è all’incirca pari al 2016. Gli incendi sono accesi dall’uomo e vero, anche se c’è chi dice che esistono anche gli incendi di origine naturale, ma nel caso degli incendi in amazzonia di questa estate la maggior parte sono stati prodotti da uomini per disboscare aree che interessano all’agricoltura o all’allevamento. Il clima non c’entra gli incendi in amazzonia non sono effetto del cambiamento climatico. Ripeto: non sono provocati dal cambiamento climatico.

La foresta non sta venendo distrutta dal fuoco, ma da un bruciante capitalismo.
Allegati
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