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PER NON DIMENTICARE.....

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Antonio P.
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PER NON DIMENTICARE.....

Messaggio da Antonio P. »

Abbiamo aperto questa pagina nel nostro FORUM FEO, per tutti coloro che vogliono sapere chi è la FEO ossia la FEDERAZIONE EUROPEA ORNITOFILI.

Tutto ciò per non dimenticare…..

GUARDATE COSA O TROVATO, RICORDI……


Giorgio Truffi
DUE PAROLE SU GIUDICI E GIUDIZI

E' da tempo che l'ornicoltura organizzata dedica sulle pagine della stampa di settore una certa attenzione al problema dei giudici ed a quello dei giudizi (meglio, delle metodologie da adottare in sede di giudizio) alle manifestazioni espositive. Chiaro che se si dibatte la questione e si cercano soluzioni diverse è perché le attuali istituzioni e metodiche non soddisfano le esigenze degli allevatori ed occorre quindi provvedere a modifiche e revisioni.
Per quanto riguarda i giudici, il rispetto della loro individualità, il riconoscimento della loro libertà di operare a titolo personale per diffondere maggiormente la conoscenza delle norme che presiedono al corretto allevamento selettivo degli uccelli di cui si occupano, recentemente ho scritto sul fascicolo del dicembre u.s. di « Uccelli ». Zamparo, arrivando al nocciolo della cosa in un garbato commento alla mia nota, suggerisce la creazione anche in Italia, come già in Francia e Spagna, di una associazione di giudici indipendente dalle strutture che coordinano la nostra ornicoltura, che dovrebbe porsi a disposizione di tutti, animata da spirito sportivo ed amatoriale caratterizzato da questa equidistanza "politica" dalle parti. Sfrondando le cose da tanta (attuale) ridicola sacralità, valorizzando le reali capacità dei singoli, favorendo lo sviluppo degli spontaneismi specialistici che affiorano (vedi la costituzione dei vari Clubs) si potrà dare impulso a quell'attività di rinnovamento di cui si avverte il bisogno. Quando una iniziativa di questo tipo prenderà reale consistenza saranno molti i giudici (e delle varie "parti") che deranno la propria adesione. Per i giudizi invece, nonostante a prima vista la faccenda possa apparire più complessa poiché si tratta dopo decenni di invertire la tendenza, la soluzione sta forse nell'abbando¬no della valutazione di tipo analitico espressa in punteggi per adottare quella comparativa, con giudizio cioè "all'inglese" confrontando fra loro i soggetti esposti e stilando una graduatoria di merito. Si snellirebbe la procedura, si giudicherebbe (probabilmente con maggiore attenzione) un più alto numero di uccelli e, oltre tutto, verrebbero diminuiti i costi del giudizio al quale parteciperebbe (il rapporto è diretto) un minor numero di giudici. Praticamente quando ognuno di noi si vede arrivare sul tavolo un soggetto lo valuta a colpo d'occhio, analizzando poi in dettaglio le penalizzazioni per portarlo al punteggio mentalmente attribuitogli. Perché allora non procedere direttamente alla classifica, senza ricorrere al dover aumentare a 91 quell'originario 90 assegnato in un primo momento e che si rivela, per comparazione appunto, un po' più "90" degli altri con lo stesso punteggio?

Avifauna anno VII - n° 1 Gennaio Febbraio 1984
Allegati
giudici-inglesi.jpg
Ultima modifica di Antonio P. il mar giu 22, 2021 9:57 pm, modificato 2 volte in totale.


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Antonio P.
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Re: PER NON DIMENTICARE.....

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Sempre per non dimenticare….. GUARDATE COSA O TROVATO PARLIAMO SEMPRE DI RICORDI SI RICORDI……


Italia Ornitologica - Anno XVI - marzo 1990 n.3



UN GIRO DI VITE, PERCHÈ?


Tra le riforme quella che merita più incisività è il capitolo relativo alle sanzioni disciplinari.

Negli ultimi tempi sono notevolmente aumentati i casi di frode o tentativi nella esposizione dei soggetti.
Il fenomeno è cresciuto, evidentemente, o perché gli allevatori poco corretti la fanno franca o perché, anche se scoperti riescono ad aggirare le norme ed a rendere inefficace la sanzione.

Uno dei casi più ricorrenti è quello in cui il Comitato Organizzatore, in dispregio dell'art. 61 del Regolamento Generale Mostre, non contesta l'infrazione all'interessato, né redige il relativo verbale.

Col nuovo regolamento la contestazione potrà avvenire ad opera del Giudice di prima istanza o del Commissario Mostra, mentre a carico delle Associazioni organizzatrici che avranno omesso la contestazione o la redazione del relativo verbale verranno adottati provvedimenti disciplinari.
Una altro espediente per rendere vana la sanzione è quello di iscrivere alla F.O.I. per il periodo della sospensione un familiare ed esporre col nuovo anello.
Solitamente il sospeso provvede egli stesso all' ingabbio dei soggetti; ebbene con le nuove disposizioni egli non potrà entrare nei locali della Mostra, neppure quale accompagnatore, fino al momento dell'apertura al pubblico.
Inoltre, se chi, viene colpito da provvedimento non rinnova l'iscrizione la pena inflitta si riterrà sospesa e ricomincerà a decorrere dal momento della nuova iscrizione. Il periodo massimo di sospensione è portato da 6 mesi a 2 anni.
In caso di recidiva verrà, poi, adottato, il provvedimento di espulsione dalla Federazione.
Il giro di vite lo si è deciso non per assumere un atteggiamento persecutorio, e certamente non farà piacere a chi deve infliggere sanzioni disciplinari, ma si è reso doveroso verso la stragrande maggioranza degli allevatori che praticano Pomicoltura per mero hobby e che possono venire defraudati di un risultato da pseudo allevatori di pochi scrupoli che "truccano" il canarino o che espongono un soggetto altrui o soggetti di classe B passandoli per soggetti d'annata.

È incredibile il numero d'infrazioni che vengono segnalate in una stagione ed è dovere della Federazione stroncare il malcostume perché non si tratta solo di una sfida tra allevatore "furbo" e giudice, ma molto spesso l'allevatore "furbo" o furfante, come più vi piace, rifila "il bidone" all'allevatore onesto che acquista a prezzo "salato" un canarino con ottima ossidazione o con perfetta mascherina e si ritrova, dopo qualche tempo, un soggetto con zampe carnicine e con la maschera di pulcinella.

Sisto Bonaura
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Ultima modifica di Antonio P. il lun giu 21, 2021 10:24 pm, modificato 2 volte in totale.
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Per non dimenticare….. GUARDATE COSA O TROVATO RICORDI……


Museo o Mausoleo


Una riflessione su quello che dovrebbe essere una programmata strategia istituzionale.

Sono convinto che un argomento del genere andrebbe descritto da un esperto, il quale saprebbe illustrare le differenze in modo comprensibilissimo e senza equivoci per nessuno. Anche una corretta capacità di conduzione della lingua italiana toglierebbero il dubbio a chiunque eludendo il dilemma “valendiniano” sulle responsabilità nella comprensione fra chi scrive e chi legge.
Mi sento quasi in dovere di sollecitare un suo impegno proprio per l’importanza di una corretta interpretazione del tema che sto per affrontare e che sarà un assillo; toccando gli effetti dell’utilità e quello squisitamente economico, per coloro che dovranno esercitare il potere della scelta definitiva: I Presidenti delle Associazioni!

Nel limite delle mie modeste capacità proverò ad illustrare il mio parere su questo tema.
Quanto programmato in modo “generico” nel messaggio elettorale, definendo “Museo Ornitologico o dell’Ornicoltura”, un’aspirazione culturale-promozionale non meglio specificata, andrebbe opportunamente approfondita negli aspetti degli interessi federali. Quest’ultimi non vanno lasciarti per nessun motivo nel limbo del solo sogno (?) di un singolo, per ritrovarsi alla fine con il fatto compiuto, costato un patrimonio faticosamente accumulato, scoprendolo non condiviso nella forma e soprattutto nella sostanza.

A chi non piacerebbe un Museo? Penso proprio a nessuno!

Qualsiasi forma culturale e promozionale a sostegno del nostro hobby, non può che essere salutata con soddisfazione in questi particolari momenti.
La lettura di alcuni interventi, fra i quali di alcuni esperti nella materia, si è arrivati al punto d’accogliere l’idea sostenendo anche un piccolo Museo purché, si legge nei messaggi, sia rappresentativo di un messaggio culturale e un luogo nel quale sono raccolti valori da custodire, da valorizzare, d’aggiornare e trasmettere alle disponibilità di tutte le collettività presenti e future.
Presentato in questa logica non si può che essere d’accordo con loro, accreditando all’iniziativa gli opportuni avvalli per una sua realizzazione.
Nel programma elettorale contrariamente mancano le spiegazioni sull’utilità, sui contenuti e soprattutto sulle risorse finanziarie necessarie per la realizzazione di un simile progetto. Motivi quest’ultimi sui quali non vi è stata nessuna illustrazione e scelta, tantomeno una programmazione e di conseguenza mancano le loro deliberazioni di avvallo.
La “generica” forma della proposta, com’è noto, lascia la porta aperta all’arbitrio nelle singole opportunità senza ulteriori controlli. La proposta, ora ferma sulla carta delle intenzioni, non può che essere maggiormente descritta per la valutazione dei dettagli evidenziati e poter ottenere una definitiva approvazione sui contenuti, sulle operazioni, sui costi e sui finanziamenti necessari.
Qualsiasi iniziativa senza queste approvazioni (deliberazioni), andrebbe verificata nella sua autenticità nell’autorità e nelle possibilità d’esecuzione.

Tuttavia in questo intervento, per il momento, soffermo l’attenzione limitandola all’utilità della proposta, per quel poco che la si conosce, senza isolarla alla sola critica ma confrontando quest’ultima con una diversa prospettiva.

Un Museo Ornitologico o dell’Ornicoltura, realizzato su una superficie di circa 250/300 mq., in una palazzina decentrata nella periferia di una città, non può essere fonte d’attrazioni se non per gite scolastiche provenienti da località limitrofe e/o d’amatori appositamente organizzati per una gita non solo ornitologica.
Nella più ottimistica delle previsioni, cosa potranno ammirare in quegli avari spazi?
Una collezione d’antiche gabbie? Vetrinette con libri editati dall’organizzazione? Collezione di soggetti impagliati che non avranno nulla da dire nelle forme, colori, e altro? Statuine in gesso, rame o quant’altro degli standard d’eccellenza? La storia dell’allevamento amatoriale? Serie di fotografie e poster dei vari soggetti allevati (già in vendita in numerosi negozi e riviste)? Gigantografie d’avvenimenti passati ? Collezione di personaggi della storia federale? Un organigramma della sconosciuta organizzazione mondiale? Potrà trovare spazio anche, come ironicamente indicato da qualche amico, qualche statua di cera o busto in gesso?
In definitiva una rappresentazione di cose trascorse e strettamente personalizzate, di scarso interesse. Nulla d’attraente per la collettività non strettamente legata al nostro piccolo Mondo.
Così, mi avrebbe aiutato con più argomenti l’esperto nella materia, non può più trattarsi di un Museo Ornitologico o dell’Ornicoltura, ma prende forma un Mausoleo della passata attività dell’Ornicoltura!

Domanda! Ma a chi potrà interessare?

Le uniche risposte, al momento, complice la mancata illustrazione nella programmazione e finalità da parte degli interessati, non ultima la scarsa attenzione riservata all’iniziativa, lasciata nell’indifferenza generale, non lascia che la meditazione sui motivi, rilevando riflessioni assai sconcertanti.
La prima porta ad individuare una visione sulla gratificazione del solo desiderio di un singolo in un personalissimo sogno.
La seconda allo sperpero di risorse a riserva, duramente accantonate, che servirebbero, contrariamente ad adeguare le strutture periferiche sulle nuove ed urgenti necessità.
Infine, il radicamento di una federazione in una sola città con tutte le successive complicazioni connesse a questo tipo di definitiva collocazione.
Tutto ciò dovrebbe quantomeno richiamare una riflessione con l’approfondimento di chiarimenti da parte dell’Organismo sovrano nella sua facoltà d’indirizzo delle attività.
E’ un problema che riguarda i componenti dell’Organo sovrano e alla loro visione sulla conduzione di una federazione composta da entità dislocate sul territorio nazionale, le loro eventuali distrazioni, coinvolgerebbero tutte le attività che sostengono l’allevamento amatoriale di ogni singolo tesserato.

Una eventuale alternativa contrariamente sta nel presente, che permette di riflettersi nel futuro, con garanzie di sviluppo, di nuove conoscenze, d’approfondimenti nelle ricerche e nella massima visibilità possibile per chi ci seguirà e ci osserverà per valutare i nostri messaggi culturali!
Questo, a mio modesto parere, è il vero senso e patrimonio di un Museo!

Se Museo dovrà realizzarsi lo si concretizzi in modo che questo contenga certamente anche le memorie storiche tecniche e culturali, ma dovrà rivolgersi all’attualità, alla continuità, allo studio, guardando nella ricerca al proprio sviluppo, quello delle attività e nella massima visibilità usufruibile. Offrendo infine la via della più facile possibilità nel coinvolgere il maggior numero di persone e, soprattutto, risulti un concreto sostegno all’idea dell’allevamento amatoriale, della struttura federale che lo organizza, con collegamenti a tutte le competenze disponibili ed interessate.
Questo certamente non potrà essere realizzato in una periferica palazzina di 300 mq.!

Una federazione non è un’organizzazione locale, il suo spazio minimo è quello nazionale! E’ in quest’ultima dimensione che devono collocarsi le iniziative e le attenzioni, rivolgendole agli interessi di tutti i componenti dell’organismo con uguali possibilità d’usufrutto.
Cosa c’è di meglio oggi se non approfittare delle tecnologie moderne e creare un “Museo Ornitologico Virtuale”?

Un Museo nel quale si possono ottenere collegamenti con altre entità esistenti e creare collaborazioni nelle ricerche e approfondimenti che mirano allo studio ottenendo così le più recenti conoscenze
Cosa c’è di meglio di un Museo visitabile da milioni di persone in tutto il Mondo comodamente sedute nella propria casa?
Un Museo in continuo aggiornamento e che rappresenterebbe il patrimonio dell’Ornicoltura amatoriale nella sua migliore espressione visiva nelle tecniche, nelle forme e nel proprio corposo e ancora sconosciuto cromatismo, esprimendoli nelle migliori soluzioni e condizioni. Risultando un concreto forte invito a meravigliarsi nelle manifestazioni locali annuali di quanto osservato e conosciuto in virtuale?
Un Museo al quale collaborerebbero le menti feconde disponibili per la sua crescita, con continui aggiornamenti e sviluppi, aprendosi alle opportunità dell’internazionalità dell’iniziativa, con l’effetto di concretizzare il proprio ruolo con l’utilità e la finalità di nostro massimo interesse.
Un Museo che finalmente potrà rivolgersi alla masse per meglio far conoscere correttamente l’hobby nella migliore e continua visibilità.
Un Museo che potrebbe trovare proprie fonti economiche a sostegno tramite l’industria di settore interessata a rappresentare le proprie capacità, offrendo la possibilità d’investire su persone che sappiano, professionalmente, costruire un vero e proprio patrimonio conoscitivo da conservare e aggiornare nel tempo per una sua sempre più alta valorizzazione.

Ma ciò che renderebbe ancora più interessante il Museo Ornitologico Virtuale è la concreta e facile possibilità d’offrire un forte supporto all’organigramma federale, fornendo impulsi per un proprio sviluppo tecnico e periferico.
Le stesse unità locali ne trarrebbero grande giovamento e nuova linfa vitale per il proprio essere. Il Personal Computer è una realtà del nostro tempo e in avvenire lo sarà sempre di più, soprattutto fra i nuovi proseliti.
Le Associazioni potrebbero organizzare nelle proprie sedi, utilizzando il nuovo strumento con il Museo Virtuale, serate culturali d’aggiornamento e di formazione per i loro nuovi e giovani iscritti, aggiornare con approfondimenti gli anziani, rivitalizzando così quella vita associativa venuta meno in questi anni. Contribuire alla ricerca di quel clima d’unità d’intenti associativi, che rivitalizzerebbero quegli entusiasmi iniziali a favore del loro stesso essere allevatori associati.
Diventerebbe infine anche un forte mezzo di comunicazione e di promozione, che avvicinerebbero gli amatori alle Associazioni e al nostro Mondo, a beneficio di tutta l’organizzazione e del suo sviluppo.

Sono questi gli argomenti ai quali i Presidenti d’Associazione dovrebbero prestare la massima attenzione e attivare, con il loro potere decisionale, quelle obbligazioni per imporre all’organo esecutivo federale la realizzazione delle loro indicazioni a beneficio e a supporto delle proprie attività locali.
Curare che il loro Ente di rappresentanza sia fonte di sviluppo e realizzazione delle loro stesse esigenze, con servizi che possono offrire cultura, informazione, contatti e rappresentatività della loro vera passione ed identità.

Tutto ciò è possibile realizzarlo in tempi brevi e costruire la migliore espressione nell’attualità con continuità nei tempi, senza dover disperdere un patrimonio federale, (utilizzabile per altre emergenze divenute pressanti e alle quali bisogna rivolgere con urgenza l’interesse), per realizzare un modesto monumento alla memoria del tempo che fu, che rimarrà lapide abbandonata degl’interessi generali.

Giuliano Motta
21- 01- 2006
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PER NON DIMENTICARE…………….. GUARDATE COSA O TROVATO RICORDI……


Italia Ornitologica - Anno XVI - Febbraio 1990 - n. 2

CARTE STATUARIE di Sisto Bonaura

Abbiamo illustrato nello scorso numero le due modifiche fondamentali sulle quali esiste maggior contrasto; ora prospetteremo le oltre riforme che, invece, dovrebbero raccogliere maggiori consensi, o, quanto meno, non dovrebbero creare grosse frinzioni.

Costituzione di nuove associazioni

É stato elaborato l'art. 6 che prevede nell' attuale Statuto la possibilità di costituire, senza alcun vincolo, nuove associazioni purché vi siano 12 soci promotori.

Nel nuovo testo è previsto, invece, che per costituire una nuova associazione occorre un numero di 20 soci promotori che, però, non debbano provenire da altre associazioni federate.

É tuttavia prevista una eccezione per il caso in cui i soci promotori. pur muovendo da altre associazioni, risiedano nel Comune, sede della nuova associazione, posta ad una distanza non inferiore a 30 km. da altra esistente.

Se il numero dei soci per tre anni consecutivi scende al di sotto del limite minimo di 20 l'associazione perde il diritto di essere affiliata alla F.O.I. sempre che nel raggio di 30 km. esista altra associazione alla quale i soci possono di diritto iscriversi.
.4 tale criterio debbono adeguarsi anche le associazioni già esistenti, entro tre anni dall'entrata in vigore del nuovo Statuto.

Perché la modifica?

Si vuole evitare che in una associazione un piccolo gruppo di soci di minoranza o in disaccordo con il Consiglio Direttivo si distacchi creando una nuova associazione nello stesso Comune o in Comune limitrofo senza che vi sia nessun apporto di nuovi tesserati.
Questi tipi di scissione, a volte create anche col solo intento di dare un voto in più ad un determinato raggruppamento, hanno creato non poche difficoltà alla Federazione che si è trovata impreparata di fronte ad eccessiva richiesta di mostre per carenza dell'organico di Giudici, senza avere nessun apporto in termini di sviluppo.
Diciamoci la verità, l'associazione creatasi per mero disaccordo di uno sparuto gruppo di associati o per accaparrarsi un voto in assemblea è indice, nel primo caso, di immaturità democratica e nel secondo caso di becera furbizia.

Divieto di unico R.N.A. per allevatori associati

Nell'art. 9 è stato chiarito che l'iscrizione obbligatoria nel Registro Nazionale Allevatori (R.N.A.) deve avvenire in forma strettamente individuale.
Si vuole evitare che vari allevatori possono riunirsi in gruppi e costituire delle vere e proprie "Ditte" con un unico R.N.A.
Il principio mi pare giusto in quanto in tal modo verrebbero sacrificati i piccoli e medi allevatori che praticano l'ornicoltura a solo scopo amatoriale senza nessun intento speculativo e commerciale.
In una mostra, infatti, una eventuale "ditta" di vari allevatori con un unico R.N.A. avrebbe maggior possibilità di formare ottimi stamm gruppi e conseguire, così una più facile vittoria.

Divieto del cumulo d'incarichi del Consiglio Federale

L'art. 25 viene modificato nel senso che viene prevista la incompatibilità della carica di Consigliere Federale con quella di componente il Collegio di revisore dei conti, o di membro di un Organico Tecnico Federale o di un Collegio Regionale o Interregionale.
L'attuale Statuto prevede, invece, l'incompatibilità della carica di Consigliere Federale con quella di Presidente di un Organo tecnico o di un Consiglio Direttivo Regionale o Interregionale.

Il giro di vite vuole evitare che la stessa persona possa occupare vari incarichi di un certo impegno in seno alla Federazione.

Il cumulo degli incarichi è pericoloso per svariati motivi.

Se un incarico lo si vuole svolgere bene bisogna farlo con competenza ed impegno; l'impegno richiede tempo e poiché le cariche sono assolutamente gratuite vi si può dedicare il tempo che si sottrae al lavoro, cioè poco.

Se, allora, le cariche vengono suddivise e distribuite, normalmente si ottengono migliori risultati.

Altro vantaggio è quello di evitare di creare personaggi.

Nel nostro, come in tutti gli ambienti, ci sono individui con la vocazione del personaggio.

Questi mi ricordano i guitti che una volta giravano nei paesi.

Si trattava di gruppi familiari di poche persone che in un solo spettacolo sostenevano il ruolo di vari personaggi e cambiavano - o così credevano - sembianze passando
magari dietro un paravento sostituendo parrucca, baffi o mantello.

Queste persone non esistono più nelle piazze e non c'è motivo di tenerle nella Federazione se non la si vuole ridurre ad un "Baraccone".

Solitamente i fautori del "faccio tutto mi" non fanno mai le cose ben fatte.

Commissioni tecniche

Quanto alle Commissioni Tecniche, se ne vuole aggiungere una nuova a quelle già previste nell'art. 38 dello Statuto e dovrebbe interessarsi di "Sperimentazione e nuove razze".

Nelle Commissioni Tecniche dovrebbero, poi, trovare più spazio gli allevatori di provata esperienza i quali con la nuova riforma sono eleggibili a pari dei giudici della specializzazione.

Questi ultimi, inoltre, devono avere anche tre anni di esperienza, dando così maggiore garanzia di competenza.

Raggruppamenti Regionali e Interregionali

L'art. 43 che riguarda i raggruppamenti Regionali e Interregionali viene così modificato:
Le Associazioni Federate costituiscono Raggruppamenti Regionali ed Interregionali quali organi periferici di decentramento e di coordinamento della F.O.I.
I raggruppamenti sono composti da almeno cinque associazioni appartenenti alla stessa Regione.
In ogni Regione non può costituirsi più di un Raggruppamento. Qualora la Regione non abbia un minimo di cinque associazioni, le stesse debbono raggrupparsi con una Regione limitrofa ad eccezione di isole che costituiscono Regione.

Regioni limitrofe possono costituire Raggruppamento Interregionale.

Il C.D.F. ratifica l'Istituzione di raggruppamenti Regionali od Interregionali dandone comunicazione all'Assemblea Generale.
La riforma, riducendo il numero delle associazioni che compongono il raggruppamento ed eliminando il numero minimo di iscritti, mira a favorire la creazione di tanti Raggruppamenti quante sono le Regioni e le isole in modo da dare maggiore autonomia ed impulso organizzativo a quelle Regioni che ora vanno "a rimorchio" di altre.

Clubs di Specializzazione

Nel nuovo Statuto vengono anche ufficialmente riconosciuti i Clubs di specializzazione che sono ormai una realtà nell'ambito della Federazione.
É opportuno trascrivere integralmente la norma che li inquadra, affinché i tanti interessati possano tempestivamente valutarla per suggerire eventuali modifiche o aggiunte: "La F.O.I. riconosce i Clubs di specializzazione che ne facciano richiesta e che operano nel rispetto dello Statuto F.O.I. e di concerto con gli organi della Federazione.

Di detti Clubs devono far parte esclusivamente allevatori iscritti ad una associazione aderente alla F.O.I, ed in regola con il tes¬eramento.

Allorché si tratterà di operare delle scelte di ordine tecnico, interessanti i vari Clubs, le Commissioni Tecniche dovranno interpellare i loro rappresentanti o incaricati.

Eventuali sanzioni inflitte all'allevatore dagli Organi della F.O.I. o dall'Associazione di appartenenza diventano automaticamente operanti nell'ambito dei Clubs".
Ed a proposito di sanzioni dobbiamo osservare che molte, troppe sono le infrazioni che i giudici rilevano nelle mostre. Le modifiche alla disciplinare meritano un capitolo a parte.


Sisto Bonaura
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PER NON DIMENTICARE,,,,,,,, GUARDATE COSA O TROVATO RICORDI…… STIAMO PARLANDO DEL 12/2012

IL MONDO DELL’ORNITOCOLTURA OVVERO IL PAESE DEGLI IGNAVI?

Per coloro che non sono particolarmente avvezzi o non ricordano granché la produzione dantesca, ricordiamo che gli ignavi sono una categoria di peccatori descritti dal sommo poeta nel terzo canto dell’Inferno.
Essi sono coloro che, nel corso della loro vita, non hanno mai avuto l’afflato di agire in un senso o nell’altro ma hanno sempre preferito adeguarsi allo status quo … o per timore di incorrere in chissà quali rischi o per completa mancanza di idee proprie.
Il parallelismo contenuto nel titolo è, forse, particolarmente azzardato e, sotto certi aspetti, irriguardoso nei confronti di chi, invece, anche in questo settore tenta di introdurre elementi di novità che, in quanto tali, possono essere guardati con sospetto o, addirittura, additati come eresie.
Tuttavia, dovendo necessariamente effettuare una generalizzazione, ci pare che la similitudine calzi perfettamente indosso all’allevatore medio.
La prima obiezione che questi solleva quando si tenti di condurlo ad una discussione che coinvolga la politica ornitologica o che investa il futuro di questa passione, è la seguente: “il mio è soltanto un hobby, le questioni politiche le lascio ad altri”.
E tutti riteniamo quest’asserzione come una verità assoluta: chi può negare che si stia trattando di un passatempo, sano, che può dare soddisfazioni, ma pur sempre un passatempo? Che male c’è, dunque, nell’essere un semplice spettatore degli eventi?
Nessun male, in effetti, ma come osserva Dante neppure alcun bene.
Prendere posizione, anche dalla parte sbagliata, tuttavia consapevoli della propria scelta, contribuisce al progresso, allo scambio delle idee: può far commettere errori, è vero, ma tali errori possono servire da lezione per il futuro. Chi nulla fa, non sbaglia mai … e resta fermo all’età della pietra.
La seconda contestazione è questa: “a me interessa soltanto partecipare alle mostre, è ovvio che sto dalla parte di chi mi offre questa possibilità”.
Sacrosanta verità anche questa. E ineccepibile logica. Fondamentalmente utilitaristica, ma razionale.
Razionale se si guarda soltanto davanti al proprio naso, se – per un momento – si amplia la visuale fino ai 360 gradi, le cose cambiano aspetto.
Se si ritiene che le mostre siano importanti, è necessario impegnarsi perché queste possano continuare ad essere svolte: ci sono forze, organizzate ed in grado di inviare costanti messaggi all’opinione pubblica, che premono per far sì che questo nostro hobby sia cancellato completamente. Ci siamo già dimenticati la rappresentazione che innumerevoli trasmissioni televisive e articoli di stampa hanno dato di noi nel recentissimo passato? E dello scarso (per non dire nullo) spazio che si è avuto per le opportune smentite e precisazioni?
Si potrà dire che questo non è compito dei singoli allevatori, che per questo ci sono associazioni e federazioni. Verissimo!
Ma siamo sicuri che adottare una tattica di semplice difesa dagli attacchi (il più delle volte proditori) sia la politica vincente?
A noi non sembra. Possiamo non credere completamente nell’attuale strutturazione del comparto garistico ornitologico, che vorremmo più conoscitivo e meno improntato sull’agonismo spinto, ma riconosciamo appieno l’utilità di periodici incontri espositivi.
D’altro canto riterremmo maggiormente necessario, giusto e doveroso tentare di attuare una strategia più duttile e mirata, tesa a far conoscere quale sia la vera realtà del nostro mondo, a far giungere il nostro messaggio anche a quelle orecchie altrimenti facilmente influenzabili da slogan propagandistici indirizzati a far leva su spinte emozionali di facile impatto anche se basate su presupposti infondati se non completamente falsi.
Vorremmo proseguire nel far sì che le nuove generazioni siano in grado di dedicarsi alla nostra passione, non con il rischio di essere additate come insensibili schiavisti, ma con il ruolo di difensori della natura che giustamente ci compete.
Vorremmo che le istituzioni imparassero a conoscerci per quello che siamo ed instaurare con loro una collaborazione, stretta e costante, che vada ben al di là dei rapporti tra controllante e controllato o, peggio ancora, tra governante e suddito.
Vorremmo che le amministrazioni sentissero il bisogno di udirci e coinvolgerci in prima persona ogniqualvolta debbano deliberare o regolamentare questioni che ci riguardano da vicino, anziché offrire spazio soltanto ad associazioni venatorie e ambientaliste che il nostro settore o non lo conoscono o lo vedono con una prospettiva non sempre corretta.
Vorremmo poter sempre contare su regole chiare e puntuali e non essere subissati di pastoie burocratiche che variano da Regione a Regione e, talvolta, da Comune a Comune.
Vorremmo … vorremmo …
Ma tutto ciò non è anche nelle aspettative dell’intero movimento degli allevatori?
È possibile che nel terzo millennio ci si aspetti ancora che le cose possano migliorare da sole senza un intervento diretto di chi è direttamente interessato?
Allora si deve auspicare una presa di coscienza e un impegno di ciascuno che vada oltre il versamento della quota associativa.
L’ornitocoltore deve scendere in campo, con la FEO, con la FOI, con entrambe o contro entrambe, la sua ignavia è il peggiore dei mali.
La FEO ci prova, tentativi di coinvolgere le altre federazioni in nome di battaglie comuni ce ne sono stati: la risposta è stata il silenzio. Non una presa di posizione, non un “no, grazie”, non un “no, non siamo d’accordo” … semplicemente il nulla. Un nulla sul quale grava un’inerzia pesante come un macigno.
Qui non si tratta di guerre di religione o di avversi schieramenti in fiera lotta l’uno contro l’altro per far prevalere differenti obiettivi: si tratta semplicemente (?) di affrontare problematiche che sono di tutti, che devono essere di tutti, che non possono soltanto essere ignorate facendo finta che non esistano.
Un silenzio assordante perché è il silenzio della maggior parte degli allevatori. Abituati ad attendere. Ad attendere che cosa? Forse un miglioramento? Quello stesso miglioramento che c’è stato in questi ultimi 30 anni?
E quale sarebbe stato il miglioramento (non per il settore della tutela ambientale, ma per quello specifico dell’ornitocoltura)?
Poche righe di sfogo, urla nel deserto, flatus voci …
Noi ci siamo, se qualcun altro vuol esserci, batta un colpo.

Emilio di Roccabruna

Ornieuropa Rivista on line della Federazione Europea Ornitofili Onlus - Anno II n° 3 Marzo 2012
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SEMPRE E SOLO PER NON DIMENTICARE,,,,,,,, GUARDATE COSA O TROVATO RICORDI……

COM Italia: realtà e fantasie
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Ci sono alcuni fatti – non parliamo di quelli, assai più gravi, che incidono sui destini politico-economici della nazione o addirittura del mondo – o meglio di comportamenti ed atteggiamenti che si rilevano all’interno dell’ambiente ornitocolturale, che possiamo definire sconcertanti.
Passi l’ignavia generalizzata che già abbiamo stigmatizzato e passino anche le difese di bandiera ad oltranza: tutto ci sta, non è l’optimum, ma è umano.
Ciò che appare curioso, invece, sono le prese di posizione di alcuni … prese di posizione dirette a dimostrare il danno o, nella migliore delle ipotesi, l’inutilità della FEO-ONLUS.
Da un lato viene sostenuto che in Italia è sufficiente l’esistenza di un’unica federazione (perché l’attività da essa svolta va a beneficio di tutti gli allevatori), che non esistono rendite di posizione, che la frammentazione priva le forze del movimento.
Dall’altro che possono anche coesistere più federazioni, purché abbiano i requisiti che qualcuno impone (o magari soltanto immagina perché non trovano riscontro in alcuna norma), che i dirigenti della FEO vorrebbero “appropriarsi” indebitamente del ruolo di altri per non ben chiariti interessi, che il pluralismo potrebbe anche essere un bene, ma che in questo momento non è possibile per la sproporzione delle offerte.
E, nella maggior parte dei casi, sono le medesime persone a sostenere a spada tratta le varie tesi contrapposte … e lo fanno senza rilevare l’assoluta incongruenza delle loro asserzioni.
Se è sufficiente la presenza di una sola federazione, come è possibile la coesistenza di altre? I requisiti legittimanti l’esistenza di qualcun altro chi li decide?
Se non esistono rendite di posizione, quale sarebbe l’interesse attribuito alla FEO?
Se il pluralismo smembra le forze del movimento, come è possibile sostenerne la bontà (solo) allorquando le offerte si equivalgono?
Confessiamo la nostra impotenza a rispondere a tali quesiti … soprattutto quando quelle stesse persone dichiarano, dimostrano o fanno finta di non sapere che cosa sia la COM Italia.
Vogliamo dirlo a chiare lettere che cosa non dovrebbe essere la COM Italia? Non dovrebbe essere la succursale di un solo soggetto! A prescindere da chi la diriga e rappresenti. Perché è questo che emerge dagli scritti di tali penne “facili”.
Perché nessuno di questi strenui difensori dell’ovvio tira fuori lo statuto della COM Italia e ce lo spiega?
Sarà così “carino” da spiegarci anche perché le altre tre federazioni che la compongono non vengono mai nominate nelle discussioni anti-FEO: la loro esistenza non scinde il movimento degli allevatori?
L’Italia dell’ornitocoltura non è soltanto la FOI – che resta comunque la più importante organizzazione nazionale e, come tale, ha il diritto di una percentuale di rappresentanza conforme alle sue dimensioni –, ma lo sono anche la FCI, la FIAC, la FIAV e, perché no, anche la FEO, la UIO, la FIMOV e forse anche altre sigle che al momento ci sfuggono (tutte degne di presenza in conformità alle forze che esprimono).
È stata la FEO a pubblicizzare lo statuto della COM Italia, da tante voci promesso e mai mostrato. Perché il testo che regola la “nazionale ornitologica” dovrebbe essere un segreto a conoscenza di pochi?
La FEO ha iniziato un’operazione tesa a divulgare le norme che regolano la COM Italia nella speranza che gli occhi si aprano sulla realtà dei fatti e i fatti si possano confutare carte alla mano, senza ricorrere a qualunquismi o tutele di posizione preconcette.
Siamo consci che, per molti, si tratterrà di una lettura “difficile” perché richiede tempo e voglia di farlo, perché, per la maggioranza degli allevatori, la COM Italia è un’entità astratta, perché, in fin dei conti, se non ha svolto – fino ad ora – alcuna funzione utile, è completamente inutile sprecare tempo a parlarne.
Ma l’auspicio resta sempre quello dell’apertura di una sana dialettica che permetta l’evoluzione delle idee, anche partendo da basi cristallizzate su posizioni differenti: se si rifiuta preconcettualmente la diffusione dell’informazione che consente il confronto (o anche lo scontro), si abbia la compiacenza di affermarlo senza mezzi termini … diciamolo che la COM Italia è una scatola vuota e che non ha alcuna utilità … aboliamola … e vedremo che, allo stato attuale dei fatti, non ci sarà alcuna ricaduta negativa.
Nihil sub sole novum.
Emilio di Roccabruna
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PER NON DIMENTICARE,,,,,,,, GUARDATE COSA O TROVATO RICORDI…… CONTINUA!

Orizzonti sempre più nuovi : come attrezzarsi per superare vecchie concezioni dell’ornitofilia. Come costruire una casa per il movimento degli allevatori.
Se c’è chi pensa che il nostro mondo sia indenne dalla crisi in atto ha poco tempo per ravvedersi.
Se c’è chi pensa che la soluzione sia sempre e solo nella monoliticità della conduzione del movimento degli allevatori non ha il senso della realtà. E forse non riesce a cogliere le diversità che anche nel nostro paese si vanno ,giorno dopo giorno, affermando.
Le vecchie logiche non reggono, esse ci hanno portato a questo stato.
Prendiamone atto.
Cominciamo a costruire nuovi schemi e nuove regole che saranno le uniche a salvare il nostro mondo.
E’ sotto gli occhi di tutti che decine e decine di allevatori abbandonano in tutto o in parte i propri allevamenti e le ragioni sono molteplici, ma molte di esse si riconducono a gravi problemi economici. Continuare ad allevare costa. Le spese per affrontare un allevamento medio incidono tra iscrizione alle associazioni, contributi per le federazioni, acquisto gabbie, acquisto soggetti, acquisto mangimi, spese per il veterinario (diventano ogni giorno più insostenibili). Molte associazioni non riescono più a gestire mostre/concorsi decisamente onerosi per spese necessarie : affitto locali, strutture ed attrezzature e perché no mancanza di volontariato. Quindi allevatori e associazioni vanno alla ricerca di nuove soluzioni e nuovi equilibri. E queste tendenze come possono non investire l’immediatezza e l’urgenza della risoluzione dei problemi accennati ? E la domanda è a chi compete cercare e trovare l’armonia delle forze in campo, a chi compete cercare e trovare linee guida da seguire per evitare che il movimento degli allevatori si dissolva in mille rivoli e quindi registrare la sua dissolvenza. E ancora di più quanta deve essere la democrazia partecipativa nelle istanze di tutte le federazioni che sono presenti , già oggi, in Italia
E’ forse questo il male che ci affligge tra gli altri ?
E’ forse la mancanza di solidarietà e di rispetto di altrui pensieri che alimenta tensioni e fratture, che possono mettere in crisi anche degli avvenimenti importanti ? La realtà che viviamo è complessa e la cui soluzione non può non vedere la presenza di una pluralità che volendo o nolendo è radicata nella realtà e come tale è viva e vegeta. E’ fondamentale che vi sia il rispetto reciproco e la crescita in termini istituzionali di referenti diversi, nuovi, che abbiamo come base il rispetto di una idea diversa, la capacità e la disponibilità a mettere in discussione le proprie idee. Se parliamo di movimento di allevatori parliamo anche del territorio in cui vive , della strumentalità che si fornisce ai soggetti attivi.
Noi della FEO Onlus abbiamo l’orgoglio di avere nelle nostre idee guida,rinnovato, questo sentimento di solidarietà e di apertura. Le mostre che abbiamo organizzato , normali, piccole quanto volete, molte divulgative sono sempre state aperte a tutti gli allevatori di tutte le federazioni. Che senso ha diversificare l’allevatore secondo l’appartenenza a questa o quella federazione. Abbiamo sempre dimostrato rispetto verso tutti senza cadere nel gossip da provincialotto.
Abbiamo la ferma convinzione che la casa del movimento degli allevatori sia la COM Italia.
Ma questo presuppone che questo organismo abbia una visibilità ed una presenza nella sua organizzazione di idee diverse.
Noi ci rivolgiamo a tutti i Presidenti delle associazioni aderenti alla FOI, chiedendo un atto significativo di apertura al resto del mondo ornitologico, determinando l’abbandono della politica di contrapposizione e rivalità che ci hanno portato a questa situazione. Se essi determineranno questa svolta allora si aprirà una nuova stagione ricca di contributi. Costruiamo insieme questo mondo nuovo abbattendo il muro della divisione e della contrapposizione. Un saluto mio personale e della FEO Onlus alla vostra organizzazione che stimiamo e rispettiamo. Un saluto ed una stima che rivolgiamo anche a tutte le Federazioni esistenti sul territorio nazionale.
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Antonio P.
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COM Italia: solo orpelli e paletti?
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Abbiamo avuto modo di parlare, in altre occasioni, del comportamento avuto dalla COM Italia a fronte della richiesta di affiliazione avanzata dalla FEO-ONLUS evidenziando sia il fatto che le condizioni di ammissione sono state cambiate (qualcuno afferma artatamente) in modo sotterraneo e repentino, sia che non tutte le Federazioni componenti parrebbero essere in possesso di quegli stessi requisiti ora indicati.
Per i più distratti ricordiamo che mentre lo Statuto originario prevedeva che una federazione dovesse essere costituita da almeno 5 associazioni e 500 iscritti, la modifica apportata il 15 ottobre 2011 (sottoposta a registrazione il 25 ottobre successivo) prescrive la necessità dei seguenti titoli:
- essere composta da almeno 20 (venti) associazioni operanti sul territorio nazionale dislocate almeno una per regione;
- essere composta da almeno 2.000 (duemila) associati.
L’incremento numerico apportato (secca quadruplicazione) risulta talmente macroscopico ed ingiustificato (dal punto di vista delle normali regole di correttezza comportamentale) che non occorre aggiungere altro … invero, giustificazioni al riguardo chi di dovere non ha ritenuto portarne … non ne ha nessun obbligo, né è soggetto ad alcun controllo: anche qui, lasciamo giudicare chi osserva.
Qualche ulteriore riflessione, sempre sotto il profilo della democraticità dei comportamenti, è tuttavia d’obbligo analizzando altri aspetti che ad un esame superficiale potrebbero sfuggire.
In primo luogo si osserva che la COM Italia, di fatto, impone la forma con la quale una federazione si deve costituire: quella dell’unione fra associazioni. In altri termini, se – pur conformemente alle facoltà offerte dall’ordinamento giuridico italiano – una federazione nazionale fosse formata, anziché da associazioni locali, da sezioni periferiche, non potrebbe aspirare all’ingresso nella COM Italia. Ciò a prescindere dal numero dei suoi iscritti … anche se fossero 2000 … anche se fossero 10.000 ...
Per maggior comprensione, diamo uno sguardo alla realtà che ci circonda e osserviamo la Federazione Italiana Attività Subacquee (FIAS): nessuno può disconoscere che si tratti di una federazione a tutti gli effetti, ma essa, ai sensi dell’articolo 3 del proprio Statuto, si articola sul territorio attraverso le Sezioni Territoriali che costituiscono gli organi periferici della federazione stessa. Ebbene una tale organizzazione interna, sebbene perfettamente in linea con le norme italiane e comunitarie, se fosse adottata dalla FEO oppure da qualsiasi altra nascente federazione ornitologica, sarebbe preclusiva all’ingresso nella COM Italia a causa del requisito indispensabile della costituzione attraverso l’unione di un certo numero di associazioni.
Da qui il paradosso: o una federazione ornitologica si costituisce come prevede lo statuto della COM Italia oppure resterà esclusa sia dal consesso nazionale, sia da quello mondiale.
Qual è la ratio della disposizione?
Perché la COM Italia deve avere voce in capitolo nelle questioni organizzative interne delle varie federazioni non riusciamo a comprenderlo … o meglio, volendo ad ogni costo trovare una dietrologia, potremmo supporre che la scelta operata risponda al preciso disegno di introdurre difficoltà al riconoscimento di altre realtà, visto che la costituzione di una federazione articolata su sezioni territoriali è molto più agevole rispetto ad una fondata sull’unione di più associazioni (che presuppongono preliminari singole istituzioni e sistemi funzionali propri).
Ma la circostanza appare del tutto secondaria rispetto all’ulteriore condizione introdotta con le menzionate modifiche allo statuto della COM Italia: dislocazione di almeno un’associazione per regione!
La formulazione dell’inciso non è particolarmente chiara (forse è stata redatta in tal modo per renderla sufficientemente ambigua) perché le regioni italiane sono per l’appunto 20 … quale è la ragione delle contorsioni lessicali utilizzate (ripetiamo: “essere composta da almeno 20 (venti) associazioni operanti sul territorio nazionale dislocate almeno una per regione”) quando sarebbe stato sufficiente dire “almeno una associazione per regione italiana”? Sarebbe apparso troppo restrittivo anche per coloro che sono abituati a difendere posizioni ad oltranza a prescindere dalla sostenibilità degli assunti? O forse quella dizione è meramente indicativa e non così rigorosa come la stiamo commentando … in effetti un’interpretazione siffatta risulterebbe quasi assurda! In ipotesi, chi si sentirebbe di avvallare la regola che un partito politico non dovrebbe avere rappresentanza parlamentare se non presentasse liste in ogni regione dello Stato? Perché deve essere diverso per il settore ornitofilo? E se in una regione non fossero presenti allevatori? È forse un obbligo/dovere/diritto la presenza di un certo numero di ornitocoltori in ciascuna regione? Non ci sembra di avere mai letto questa norma nella nostra Costituzione, ma forse la COM Italia (o chi per essa) ha già provveduto anche alle necessarie modifiche costituzionali …
Bando alle facezie: non vogliamo credere ad una tale restrizione che non trova corrispondenza in nessun altro Paese comunitario!
Però, forse, la nostra “mania di persecuzione” non è poi così infondata … soprattutto se andiamo a considerare il requisito dei 2000 iscritti. Ebbene la COM mondiale non solo non indica alcun limite numerico per le varie entità nazionali, ma addirittura, quando regolamenta le quote di affiliazione annuale, prevede le seguenti fasce:
- ≤ 1000 soci = € 200,00
- 1001 e 3000 soci = € 300.00
- 3001 e 6000 soci = € 500.00
- > 6001 soci = € 1.000,00
Ciò significa che una singola entità nazionale (quale la COM Italia) potrebbe avere un numero di iscritti (alle varie federazioni che la compongono) inferiore alle MILLE unità: come è possibile che, invece, la COM Italia imponga a ciascuna delle sue componenti (attenzione: nuove componenti, perché alcune di quelle già presenti non sembrano rispettare la condizione) una base di almeno 2000 soci? Possibile che nessuno si accorga di quanto l’imposizione interna risulti stridente con le regole internazionali?
Nessun altro Paese comunitario risulta assoggettato a limitazioni siffatte … eppure il numero totale degli allevatori presenti è, nella maggioranza dei casi, assai superiore a quello italiano! Troppo lassisti loro oppure troppo monopolistici noi?
L’abbiamo già detto e lo ripetiamo con forza: se la COM Italia deve essere espressione di un’esclusività di rappresentanza, si abbia il coraggio di cancellarla … perché voler far figurare ad ogni costo l’esistenza di un mero fantoccio? I paraventi di facciata possono sembrare reali agli sciocchi, chi ha un minimo di consapevolezza non si fa confondere da un po’ di fumo negli occhi.
L’azione della FEO-ONLUS è una vera propria battaglia a salvaguardia dei principi democratici dell’intero movimento degli allevatori: per questo non possiamo rinunciare a fare quanto nelle nostre forze affinché la “nazionale ornitologica italiana” possa essere veramente l’espressione proporzionale di tutte le rappresentanze presenti. Per questo riteniamo che ogni allevatore non possa far finta di nulla ed attendere che i giochi siano fatti sopra la sua testa e suo malgrado.
Non si può continuare a credere che la FEO voglia distruggere qualcosa o che voglia entrare nella COM esclusivamente per far sì che i propri soci possano partecipare alle mostre internazionali: i motivi reali sono ben evidenti … se non si crede alle favole o non si nasconde la testa sotto la sabbia.
Una domanda su tutte: come mai noi continuiamo ad informare, a evidenziare dati oggettivi e (ebbene sì, anche) a lamentarci e dall’altra parte non si sente neppure il bisogno di fare un comunicato – non di giustificazione ma – a sostegno del proprio operato? C’è qualcuno che ha mai letto o udito un annuncio, un bollettino, una relazione (su qualsiasi argomento) della COM Italia?
Perché non esplicitare i motivi che hanno fatto maturare la determinazione di modificare, proprio in questo momento, i requisiti di ingresso nella COM Italia?
Domande senza risposta o silenzio sinonimo di arroganza del potere?
Qual è la persona che in qualsiasi altro settore accetterebbe tale stato di cose? Perché nell’ambiente dell’ornitocoltura dovrebbe essere differente?
È necessario che ognuno apra gli occhi e decida se vuol essere democratico o meno … e sia ben chiaro, chi non fa nulla oppure si disinteressa non è neutrale, ma difende esclusivamente l’oscurantismo: sua libera scelta, ma che non si tenti di mascherarla con intendimenti diversi.
Il Consiglio Direttivo FEO-ONLUS
Ultima modifica di Antonio P. il mar giu 22, 2021 10:19 pm, modificato 1 volta in totale.
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Antonio P.
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PER NON DIMENTICARE,,,,,,,, GUARDATE COSA O TROVATO RICORDI…… STIAMO PARLANDO DEL 12/2012


Con il permesso dell'Amministratore del Forum di Avifauna che saluto augurandogli buona domenica, mi permetto inserire un editoriale della Federazione Europea Ornitofili Onlus

DICERIE E FATTI

Crediamo sia necessario sfatare una diceria che alcuni tentano di far circolare al solo scopo di denigrare la FEO e giustificare i tentativi che vengono posti in essere per avvallare – con facile presa – la sua non ammissione nella COM Italia.
Il “credo” artatamente diffuso è quello che la FEO vorrebbe il disfacimento della FOI, cosa che porterebbe alla perdita di importanza, capacità contrattuale e risorse dell’intero movimento allevatori.
Niente di più errato. E non per bontà d’animo, né per gettare fumo negli occhi. I motivi sono razionali e saldamente fondati sulla realtà.
È inutile rammentare che abbiamo sempre dichiarato i nostri intenti collaborativi e non contrappositivi: è una nostra affermazione che, sebbene basate su “offerte” documentate lasciate cadere nell’oblio, può lasciare il tempo che trova (e comprendiamo benissimo che l’attribuzione di un credito in tal senso potrebbe non essere condivisibile).
Analizziamo, invece, altri fatti incontrovertibili:
1) la FOI è la federazione italiana che raggruppa il maggior numero di ornitocoltori (i suoi soci sono almeno 4 o 5 volte superiori a quelli delle altre federazioni che costituiscono la COM Italia);
2) la FOI è una federazione che conta decenni di attività e storia, è saldamente radicata sull’intero territorio ed ha un riconoscimento internazionale di tutto rispetto (non per nulla il suo Presidente è anche alla guida della COM);
3) la FOI ha una capacità organizzativa, soprattutto per quanto concerne gli eventi espositivi, che non può essere negata o disconosciuta.
Crediamo che questi capisaldi siano condivisi da tutti i soci FOI.
La FEO, invece:
1) come consistenza numerica si pone, più o meno alla pari della più piccola delle federazioni presenti nella COM Italia;
2) è giovane (anche volendo contare gli anni dell’AOE – che comunque, come già più volte evidenziato in passato, rappresenta una fase completamente differente dall’attuale – non raggiunge il decennio di vita), la sua diffusione sul territorio è iniziata da poco e, come noto, non ha alcun riconoscimento internazionale;
3) come da costanti obiezioni formulate in più occasioni, non possiede la capacità organizzativa necessaria a predisporre mostre di particolare rilievo.
Anche questa puntuazione dovrebbe trovare equanime concordia.
Primo dato di fatto: all’interno dell’attuale COM Italia, la FOI ha un voto (al pari di tutte le altre assai più piccole realtà componenti). Qualora dovesse “perdere” associati, la sua “forza” resterebbe la medesima.
Situazione che ha del paradossale, ma queste sono le regole vigenti.
Con quelle stesse regole, qualora la FEO fosse ammessa nella COM Italia, potrebbe contare su un voto: se (e sottolineiamo il se) fino ad oggi si ritiene che la FOI sia stata in grado di “condizionare” (o meglio far prevalere) le scelte della COM Italia nel senso degli interessi degli ornitocoltori – con un solo voto a disposizione su 4! –, risulta difficile comprendere quali pericoli potrebbero nascere dall’ingresso nella FEO – con il suo unico voto a disposizione (per avere la maggioranza sono comunque necessari TRE voti, sia che i membri restino 4, sia che diventino 5) –. E ciò anche volendo ad ogni costo pensare che la FEO intenda “fare la guerra” alla FOI (anziché perseguire politiche a vantaggio del movimento). Un harakiri annunciato e globale.
Secondo dato di fatto: a prescindere dalle consistenze numeriche (del tutto pendenti a favore della FOI in modo abnorme), il radicamento nel territorio è un elemento di importanza vitale, perché permette quell’interfaccia, tra i singoli allevatori e l’organizzazione locale, che funge da filtro e da sintesi di tutta quella serie di istanze che devono essere tradotte in azioni ai livelli superiori. Delle due l’una: o si pensa che le associazioni non abbiano nessuna utilità (se non quella di mera distribuzione anellini e di organizzare mostre), e quindi lo sfaldamento di qualche entità non è di nessun danno, oppure si è consapevoli della loro rilevanza (per la condivisione di progetti ed obiettivi anche a lungo respiro) e la disgregazione è vista come una perdita incolmabile. Secondo noi è vera la seconda ipotesi. Ma se non si intende correre il rischio di smarrire un bagaglio di questo tipo, è assai più utile riformare in modo responsabile il ruolo delle associazioni locali anziché gridare “al lupo” quando il lupo non c’è.
Inoltre, è realmente plausibile ritenere che, in un consesso internazionale nel quale l’Italia è rappresentata ai massimi livelli la FEO potrebbe minare la credibilità nazionale per un qualche “sp-orco” interesse (ancora non ci è dato sapere quale sarebbe) o per preferire la morte di Sansone con tutti i Filistei? Tanto abbiamo fatto per nascere e per crescere al solo scopo di suicidarci?
Terzo dato di fatto: abbiamo rammentato che la quasi totalità delle mostre è organizzata dalla FOI, tanto è vero che il nostro tentativo di “introdurci” nella COM Italia avrebbe lo scopo (neanche troppo recondito) di “sfruttare” la possibilità di partecipare con i nostri anelli agli eventi (in realtà soltanto a quelli internazionali) pianificati da altri. Abbiamo già spiegato con dovizia di particolari che la congettura ha scarso senso, ma supponiamo – soltanto per assurdo – che ciò sia vero. Che giovamento trarrebbe la FEO dalla disgregazione della FOI? Quello di non poter partecipare a quelle mostre dalla stessa organizzate e che costituirebbe l’obiettivo per cui stiamo agendo? Ci meriteremmo il premio “Tafazzi d’oro”!
Ma, ci potrebbe essere obiettato, quelle forze che dovessero lasciare la FOI transiterebbero in FEO portando seco quel background di esperienza e risorse tali da consentire alla FEO di realizzare quelle stesse mostre. Intanto, ad una asserzione di questo tipo è facile replicare rinviando a quanto espresso al punto precedente, e poi, anche volendo ad ogni costo attribuire una parvenza di fondatezza a tale pensiero, si configurerebbe una evidente discrasia con gli scopi statutari che rappresentano i fondamenti della nostra nascita e delle nostre adesioni. Un altro duplice motivo di auto immolazione a cui non ambiamo affatto.
Analizziamo, invece, in termini dialettici la sostanza della COM Italia, cioè quello che è e quello che dovrebbe essere.
La COM (mondiale) chiede che ogni paese membro si organizzi al proprio interno affinché vi sia un unico soggetto che esprima la posizione nazionale in sede internazionale. Sempre secondo la COM, tale referente dovrebbe essere l’espressione di tutte le entità ornitologiche presenti nella nazione.
La composizione della COM Italia è ormai nota e quindi non necessita di ulteriori precisazioni (invitiamo a rileggere i nostri precedenti scritti se sussistessero ancora dubbi).
A nostro avviso, però, le sue regole di funzionamento e di gestione non sono corrette e meriterebbero di essere modificate (cosa per la quale ci adopereremo se e quando dovessimo essere ammessi in tale consesso).
Alla domanda sul perché si dovrebbe cambiare un qualcosa che ha funzionato fino ad oggi, rispondiamo senza tema di smentita che, in realtà, quel qualcosa non ha mai funzionato.
Ecco il decalogo dei buoni propositi.
Ovviamente il primo punto da emendare è rappresentato dai requisiti di ingresso: è giusto mantenere un quorum di sbarramento, ma considerati i numeri complessivi in gioco, riteniamo che le “vecchie” indicazioni (5 associazioni e 500 soci) siano una sufficiente garanzia per evitare micro polverizzazioni.
Secondo, attribuire il giusto peso alla consistenza delle varie federazioni affiliate: l’attribuzione di un voto per soggetto senza distinguere la rappresentanza di cui lo stesso è espressione risulta in contrasto con i normali principi democratici. È necessaria la costituzione di un organismo su base proporzionale, nello stesso modo in cui avviene la formazione delle Commissioni consigliari o parlamentari: a tot numero di iscritti corrisponde tot numero di rappresentanti in seno al Consiglio Direttivo della COM Italia.
Terzo, revisione triennale del numero dei consiglieri sulla base degli iscritti delle federazioni.
Quarto, è indispensabile una calendarizzazione delle sedute più ravvicinata: non è possibile che un organismo “serio” e con le responsabilità che ha (o dovrebbe avere) si riunisca mediamente ogni 6 mesi.
Quinto, porre un limite ai mandati consecutivi delle cariche consigliari (ci pare che 2 mandati – pari ad un totale di 6 anni – rappresentino un’equa soluzione): l’alternanza è indispensabile affinché non si consolidino posizioni di preminenza anacronistiche sotto ogni punto di vista.
Sesto, prevedere forme di finanziamento certe per il funzionamento della COM Italia, ovviamente sulla base degli stessi criteri proporzionali relativi alla composizione numerica del Consiglio.
Settimo, stabilire procedure e modalità certe per il rimborso delle spese sostenute dai Consiglieri per lo svolgimento del mandato.
Ottavo, assunzione dell’onere e del patrocinio delle mostre internazionali da svolgere in Italia, secondo un preciso programma annuale o pluriennale vincolante per tutte le federazioni.
Nono, istituzione di un Albo nazionale degli allevatori, con attribuzione di un numero di matricola personale, indipendente dalla Federazione di appartenenza e che resti tale ovunque l’allevatore si iscriva.
Decimo, realizzazione di un sito web contenente tutte le informazioni relative alla composizione e all’attività della COM Italia, ivi compresi verbali delle riunioni, missioni all’estero e bilanci (oltre allo statuto, ovviamente …).
A tutto ciò aggiungiamo anche un sogno a lungo termine: far sì che la COM Italia diventi un vero e proprio ente di promozione sportiva ed ottenga il formale riconoscimento da parte del CONI.
Queste sono le nostre principali proposte: il giudizio se siano esclusivamente pro FEO o realmente anti FOI lo lasciamo a chi legge.

FEO-ONLUS
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grazie pr la Vs. cortese attenzione
Allegati
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Interessi e chimere


Alla luce delle note vicende COM Italia-FEO-Onlus e della valanga di dotte disquisizioni giuridiche, di elucubrazioni mentali e insinuazioni quasi ridicole che hanno imperversato per il web, è opportuno precisare alcune cose.

In primo luogo il Consiglio Direttivo FEO-ONLUS non si è “autoimposto”, ma è stato liberamente scelto dai rappresentanti delle associazioni che hanno dato vita alla federazione e, logicamente, si assume tutta la responsabilità politica della scelta di perseguire l’obiettivo contenuto nell’articolo 4 dello Statuto FEO-ONLUS (“La F.E.O. ONLUS intende aderire alla C.O.M. Italia e tramite essa alla C.O.M.”).

Ingenuità o errore di fondo?

Come appassionati ornitofili eravamo convinti che la COM Italia fosse ben altro. Oggi abbiamo appreso che si tratta di un’associazione privata, costituita tra privati per perseguire scopi privati. È corretto. È giusto. È legale.

Le regole può farle e disfarle a suo piacimento, non soltanto modificando lo statuto, ma imponendone di nuove in ogni momento.

Anche se valevoli soltanto per i nuovi ingressi. Anche se comunicate a proprio comodo. Anche se, quando comunicate, sono poco chiare o lacunose (quante mostre sarebbero “necessarie”? Qual è il “corretto” programma per brevettare i giudici? Quanti giudici sarebbero considerati “sufficienti”?) e lasciano spazio alle più comode interpretazioni.

Nella nostra utopia, eravamo convinti che la COM Italia fosse la “nazionale italiana di ornitocoltura”, un organismo costituito per comprendere tutte le espressioni associazionistiche presenti nel Paese allo scopo di rappresentare l’Italia in sede internazionale, e non un cartello monopolistico. Ma le norme sono chiare: la COM Italia, così come costituita, può (si badi bene: può, non deve) fare ciò che ritiene opportuno.

Eravamo anche convinti che avesse il compito di organizzare tutte le mostre sovranazionali (siano esse “mondiali” o “internazionali”) da svolgere in Italia.

Tali erronee convinzioni discendevano dalla lettura idealizzata degli Statuti della COM e della COM Italia: quando leggevamo che la COM mondiale (art. 7 del suo statuto) impone la formazione di un solo organismo per ogni Stato membro, costituito per accettare l’affiliazione di tutte le federazioni nazionali e che la COM Italia ha lo scopo principale (art. 6 del suo statuto) di servire da intermediario fra la C.O.M. e l’Ornitologia italiana, volevamo credere a tutti i costi che esistessero dei principi certi e che nuove idee, giuste o sbagliate, potessero trovare – non accoglimento ma almeno – attenzione, senza essere viste come effetti destabilizzanti per uno status quo perfetto e non perfettibile.

Credevamo che mettere in discussione atteggiamenti non completamente limpidi o avanzare proposte di modifica di alcuni aspetti, potesse essere considerato utile. Oggi comprendiamo che la critica della FEO è soltanto distruttiva e quella contro la FEO è costruttiva: se la FEO non è allineata, non ha l’esperienza nell’organizzazione di mostre, non può entrare nella COM Italia.

Non solo è corretto, ma sarebbe un controsenso pensarla diversamente: la COM Italia è un’associazione privata tra privati: perché mai dovrebbe accettare qualcuno che afferma idee non coincidenti con le sue impostazioni? O, ancor meglio, perché una nuova struttura che non condivide completamente il suo modo di agire dovrebbe chiedere l’adesione ad essa? Logico e congruente. Il nostro errore sta a monte: magari l’avessimo capito subito.

Non pensavamo che il settore delle ONLUS fosse così ancorato agli aspetti puramente economici e che l’eventuale ingresso della FEO in COM Italia sarebbe stato così deleterio per l’intero Movimento degli allevatori (per la verità, sulla questione, non si legge alcun intervento ufficiale da parte di nessuna delle federazioni che compongono la COM Italia, ma si sa, in quanto “associazione privata tra privati”, non sussiste alcun obbligo di commento).

Ritenevamo che le mostre non avessero tutta questa importanza, anzi, ancora adesso, è nostra convinzione che di mostre ce ne siano fin troppe. È nostra convinzione che il “mercato”, in una fase recessiva come quella degli ultimi anni, ne sia inflazionato, che i costi di gestione – sempre più elevati – non corrispondano ad un corretto rientro in termini di diffusione della nostra passione, che le competizioni puramente agonistiche abbiano fatto il loro tempo, che le mostre – se non impeccabilmente organizzate – rischiano, anzi, di alienare al movimento le simpatie del l’opinione pubblica, sempre più allettata da messaggi mediatici pseudo-ambientalisti.

Era nostra profonda credenza che gli importi delle quote sociali non si calcolassero sulla base delle mostre organizzate, che la fornitura degli anellini non dovesse essere una fonte di guadagno, che la vita associativa non fosse, insomma, quella di una società commerciale in cui tutto si misura in termini di perdite o di profitti economici, che compito di un’associazione o di una federazione (tanto più se ONLUS) fosse quello di contribuire alla crescita ed allo sviluppo di ideali (anche se economicamente svantaggiosi).

Per quest’ultimo aspetto, infatti, mai abbiamo messo in discussione le scelte fatte da altri in materia museale o di organizzazione di mostre ad ogni costo: si tratta di opzioni comportamentali che non sono nella filosofia della FEO, ed i suoi soci lo sanno bene.

Chi invece le condivide, sa a chi rivolgersi.

Insomma credevamo che una collaborazione non supina, ferme restando la differenza dei numeri e le esperienze acquisite, ci potesse stare. Credevamo che, per avere una presenza a livello “internazionale”, non fosse indispensabile aderire ad un’associazione straniera. Credevamo che, in fin dei conti, noi soci FEO non fossimo poi tanto diversi da un socio FOI o FCI o FIAC o FIAV. Credevamo che la maggioranza degli allevatori, di fronte a dati di fatto dai quali erano sempre stati tenuti all’oscuro, potesse condividere – al di là delle appartenenze di bandiera – alcuni valori fondamentali.

Abbiamo mitizzato un’idea. Forse abbiamo inseguito una chimera.

Ce ne rendiamo conto e poiché non è nostro costume rifuggire dalle responsabilità, ammettiamo la nostra ingenuità e ci scusiamo con tutti coloro che avessimo indotto nel medesimo errore di pensiero.

Purtroppo o per fortuna, la nostra visione della passione ornitologica è elevata. La FEO non vuole riconoscersi in ottiche di meri “guadagni” economici. Non per questo è nata, né per questo agisce. Chi intende attribuirci altri intenti o non ha capito nulla oppure, conoscendo se stesso, vuole credere che anche noi siamo sul suo stesso – puramente utilitaristico – piano.

Asserire che la mira della FEO sia quella di “sfruttare” le mostre organizzate da altri è un’insinuazione talmente pacchiana che
non ha bisogno di alcuna smentita, pertanto ci limitiamo a ricordare che tutte le mostre nazionali, regionali, provinciali, associative della FOI sono aperte soltanto ai soci FOI (non vi possono partecipare né iscritti FCI, FIAC, FIAV, FIMOV, UIO, né tantomeno FEO); le mostre sovranazionali in Italia “dovrebbero” essere competenza della COM Italia; le mostre nel resto del mondo sono organizzate dalle varie COM nazionali, sempre sotto l’egida della COM mondiale (se anche quest’ultima è un’associazione privata tra privati, di spazi per un progresso evolutivo ne vediamo pochi).

Quindi, l’eventuale partecipazione degli iscritti FEO a competizioni tenute nel nostro Paese sarebbe comunque limitata a Mondiali o Internazionali, peraltro con il contributo organizzativo della FEO qualora ammessa nella COM Italia, e non certo a tutte le mostre “private” organizzate da altri.

I nostri ideali restano candidi, la “muffa” sta altrove.

Il C.D. FEO-ONLUS 12 ago 2013
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