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Piumaggio del cardellino
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Re: Piumaggio del cardellino
Anche il Cardellino, come altre specie d’indigeni, va soggetto a mutazioni di colore. Anzi, si può senz’altro affermare che oggi è l’indigeno che, dopo il Passero domestico, presenta più variazioni cromatiche; sicuramente più del simpatico Lucherino che, in barba al Verdone, tiene banco negli allevamenti degli appassionati di mutazioni. A differenza del Lucherino, però, le mutazioni del Cardellino sono di più recente apparizione e molte ancora non fissate, data la delicatezza e la maggiore difficoltà d’allevamento in cattività della specie. Ora parliamo delle aberrazioni di piumaggio. Il Cardellino ne presenta svariate anche se, come ritengo, di scarsa importanza genetica. La più nota è senz’altro l’albinismo. Esso si manifesta in forma parziale, più o meno estesa, ma anche in forma totale. Consiste nella scomparsa in alcune piume e/o penne, o solo in parte di esse, della feo ed eumelanina. Rimangono esclusi da questo fenomeno, ma non sempre, i pigmenti giallo dell’ala e rosso della testa. Se il fenomeno interessa parte della piuma e/o della penna, esso si presenta a mò di brinatura come nel soggetto in copertina. L’albinismo è quasi sempre un’anomalia permanente, intendendo dire con questo che, una volta comparsa, non tende a regredire o a sparire con il passare degli anni. Essa può essere dovuta a cause diverse: fattori ambientali, alimentari, enzimatici. Raramente ha carattere genetico e quindi difficilmente, al di là di una manifestazione fenotipica, riesce a ritrasmettersi anche se in maniera recessiva. Capita, però, che sia presente come fattore nel genotipo ed allora ricompare, a volte anche con carattere dominante. Un amico da un maschio parzialmente albino, accoppiato lo stesso anno con quattro/cin¬que femmine ancestrali, riprodusse una quindicina di soggetti con parziale albinismo più o meno esteso. Sarebbe stato interessante, se i soggetti non fossero stati rubati, riaccoppiarli tra loro cercando di selezionare quantitativamente l’estensione del bianco per tentare di arrivare al bianco puro ad occhi neri. Nella maggior parte dei casi, però, l’albinismo non ricompare nemmeno come fattore recessivo in seconda o terza generazione. Quindi il fattore quasi esclusivamente fenotipico, il bianco, dalle più svariate origini, dai dubbi legami genotipici e quindi raramente ereditario. Però.........quando siamo in presenza di albinismo totale..... ATTENZIONE AGLI OCCHI! Ci potremmo trovare di fronte aä un Ino poco evidente, come è successo aä un mio amico che, in seconda generazione, ha tirato fuo¬ri prole bianca OO.RR. con un rosso nell’iride più acceso che nel genitore nel quale poco si manifestava. Se il bianco incanta, il nero non lascia indifferenti, anzi emoziona ed interessa. Il melanismo, però, abbastanza frequente nella specie, è quasi sempre una manifestazione esclusivamente fenotipica, per lo più temporanea tendendo a sparire con la 2a muta. Anch’esso di origine ambientale e/o alimentare, interessando fattori enzimatici, pur essendo parziale o totale, a differenza dell’albinismo, spesso non risparmia nemmeno i pigmenti giallo e rosso. Il soggetto colpito da melanismo si presenta quasi sempre con tutto il corpo, le ali e la testa neri lucidi, petto e ventre un pò più chiari. Nella livrea da nido non manifesta alcuna anomalia; poi, quando cambia il primo piumaggio, diventa tutto nero. La delusione spesso arriva all’inizio del secondo anno, con la muta, ma le prime avvisaglie si hanno già durante il primo anno. Il sogget¬to affetto da melanismo, infatti, se per qualsiasi motivo perde qualche piuma o penna, le rimette con livrea normale e si notano subito perchè contrastano sul fondo nero.
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